21/12/2005 ore: 11:04

"ConfCom" Bernabò Bocca: «Una gestione opaca»

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    mercoledì 21 dicembre 2005

    Pagina 6 - Primo Piano


    IL VICEPRESIDENTE «IO CANDIDATO ALLA LEADERSHIP? NON NE SO NULLA»
      «Una gestione opaca
      da monarca assoluto»

      Bocca: il fondo riservato l’ho scoperto sui giornali
        intervista
        RAFFAELLO MASCI

        ROMA
        «La priorità è bloccare la fuga da Confcommercio. Perché non ci sono solo i delusi che non sanno più che pensare, ma anche quelli circuiti da altre confederazioni, a cominciare da Confindustria, a cui piacerebbe tanto saccheggiare nel pingue ventre della nostra organizzazione». Così parla Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi e vicepresidente di Confcommercio, alla vigilia dell’assemblea che dovrà segnare la svolta del dopo Billè.
          Come pensate di affrontare questa situazione?
            «Intanto si pone il problema di chi deve agire. I vertici in Confcommercio non ci sono più: del presidente si sa, due vicepresidenti su sei sono indagati, uno è uscito dalla Confederazione».
              E poi c’è lei.
                «Che però devo sapere le cose dai giornali».
                  Ho capito bene: un vicepresidente non sa quello che bolle in pentola?
                    «Ma scherza? Billè ha sempre agito da monarca assoluto. Tutto quello che sta uscendo in questi giorni dalle carte dei magistrati - benedetti magistrati che sono riusciti a fare luce su questa storiaccia - io le ho apprese dai giornali. Sì, io che sono vicepresidente sono stato tenuto all’oscuro di tutto».
                      Posso chiederle a quanto ammonta il suo emolumento?
                        «Non una lira. Neppure di rimborsi spese».
                          Eppure altri vicepresidenti percepivano, secondo i giudici, congrui gettoni.
                            «L’ho saputo anch’io. Ora e sempre dai giornali».
                            Billè non gliel’aveva mai detto?
                              «Mai. E comunque non mi parlava più da marzo scorso. Non ci siamo mai presi molto».
                                Mi scusi, ma forse è un po’ da sprovveduti fare il vicepresidente e non sapere che esiste un fondo presidenziale della cui gestione si è tenuti all’oscuro.
                                  «Ma allora non ha capito come è stata gestita Confcommercio in questi anni?».
                                    E adesso che cosa ne sarà?
                                      «Intanto bisogna recuperare la fiducia degli iscritti: lei capisce bene che è dura andare dai commercianti o dagli albergatori a chiedere soldi, quando questi vedono che con le quote associative si sono comprati palazzi, opere d’arte e oggetti di antiquariato».
                                        E poi?
                                          «E poi occorre ripristinare un regime di piena trasparenza. Questa è la priorità delle priorità. Tutti gli iscritti devono sapere quanti soldi entrano e quanti ne escono, e che ogni euro viene speso per l’attività sindacale in senso stretto, senza ulteriori benefici».
                                            Il presidente dovrà avere uno stipendio, o no?
                                              «No. Mi dica quale presidente prende un soldo che non sia di rimborso spese».
                                                Billè ha sempre sostenuto che rafforzare la posizione patrimoniale di Confcommercio avrebbe dato maggiori garanzie alla libertà della confederazione.
                                                  «Comprare palazzi, pacchetti azionari e quadri d’autore dà più forza ad una organizzazione imprenditoriale? Andiamo. La forza di Confcommercio sono i suoi 800 mila iscritti».
                                                    Lo sa che parlano di lei come possibile presidente?
                                                      «Ah sì? Lo apprendo da lei».
                                                        Dottor Bocca, un vicepresidente è o no un candidato naturale?
                                                          «La cosa più importante è rimettere insieme i cocci. Solo a quel punto è opportuno parlare degli uomini».
                                                            Il «ribelle» che si è maggiormente esposto è Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione. Che rapporti ha con lui? Lo sente mai?
                                                              «I rapporto sono eccellenti, siamo molto amici e ci sentiamo sempre. Però questo non significa che sono il candidato dei «ribelli», come dice lei. Sono disponibile, questo sì, ma come alcune altre decine di colleghi».
                                                                La vicenda come finirà?
                                                                  «Intanto l’assemblea di domani (oggi per chi legge - ndr) dovrà prendere atto che la stagione Billè è finita. Poi bisogna indire una assemblea elettiva da tenersi entro febbraio. Allora si ricostituirà la squadra e si parlerà anche anche del presidente, che deve essere credibile, presentabile, trasparente nelle sue scelte e deve valorizzare e responsabilizzare le realtà locali, che sono la forza e non la periferia dell’organizzazione».
                                                                    Questo è un programma?
                                                                      «E’ solo quello che penso».

                                                                    Close menu