23/12/2003 ore: 10:13

"Commenti&Analisi" Miscela esplosiva (G.Epifani)

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lunedì 22 dicembre 2003
MISCELA ESPLOSIVA
di Guglielmo Epifani
 

Se si volesse identificare una situazione emblematica
del caos istituzionale in cui versa il Paese, quella dei trasporti
sarebbe la più indicativa. Una miscela esplosiva di problemi volutamente irrisolti, di irresponsabilità politiche, di insipienze e
codardie manageriali sta travolgendo un settore strategico per
la qualità della vita dei cittadini e per la competitività del sistema
Paese. Sembra quasi di essere di fronte a una regia occulta.
L'intervento pubblico latita, le risorse sono largamente al di sotto delle necessità e, nel contempo, la confusione e l'instabilità delle regole che dovrebbero governare assetti e modalità di funzionamento, allontana gli investitori privati i quali, senza certezze, non sono in condizione di rischiare i loro quattrini. Da tre anni a questa parte, la politica dei trasporti è stata completamente abbandonata, sostituita dalla politica degli annunci eclatanti sulle "grandi opere" cui peraltro non ha fatto seguito alcuna realizzazione concreta. Il Piano Generale dei Trasporti è stato ucciso nella culla, generando con ciò l'assenza di una di
programmazione di lungo periodo che ha condizionato in maniera pesantemente negativa anche la politica infrastrutturale. La situazione è stata lasciata incancrenire e, il sindacato, che pure ha ripetutamente denunciato lo stato di emergenza, è stato rigorosamente inascoltato. Ora il settore assurge all'onore delle prime pagine perché il conflitto - ed era inevitabile che ciò avvenisse - ha assunto caratteri di particolare asprezza. Come ormai avvertono gli osservatori intellettualmente più onesti, ci troviamo di fronte a vertenze cronicizzate, volutamente lasciate languire senza che il Governo abbia fatto nulla per impedirne la degenerazione. La responsabilità politica è ovunque chiamata in causa direttamente. Nel caso del trasporto pubblico locale, vengono al pettine i nodi di scelte che hanno scaricato gli oneri della finanza creativa sugli enti locali e le Regioni, creando le premesse per tagli insostenibili ai servizi gestititi localmente. La riforma del TPL è stata scientemente sabotata con la conseguenza che la spinta all' innovazione ed alla crescita delle aziende si è fermata mentre gli Enti Locali si sono visti privare delle risorse per sviluppare la politica di programmazione territoriale della mobilità urbana. Nel caso dell'Alitalia siamo di fronte ad un'azienda posseduta dal Tesoro, nella quale le scelte strategiche, dalla politica delle alleanze agli indirizzi commerciali, subiscono un influsso diretto da parte del Governo, che, in preda a lotte di potere dentro la sua maggioranza, sta dando pessima prova di se. Alitalia giunge con almeno sei o sette anni di ritardo all'appuntamento con la "partnership" con altri vettori europei, avendo esperito nel frattempo almeno un paio di piani industriali "lacrime e sangue" per i lavoratori ma che non hanno portato ad alcun risultato. Ora il management ha scelto lo scontrofrontale presentando l'ennesimo piano industriale, irricevibile perché rinunciatario, e si arroga il potere di disapplicare unilateralmente accordi sottoscritti addirittura in sede governativa.
Il prossimo ulteriore riassetto societario del gruppo Ferrovie dello
Stato che, nei fatti, porterebbe alla soppressione della holding FS e al passaggio della gestione della Rete al Tesoro, con la sorveglianza del Ministero Infrastrutture, renderebbe la struttura "Trenitalia" fragilissima, incapace di svolgere quelle funzioni di servizio pubblico che, pur nel quadro di un pluralità di operatori, deve essere assicurato al paese. In compenso il Tesoro gestirebbe direttamente la Rete facendone una grande stazione appaltante. La portualità italiana si trova sottoposta ad una stretta centralista con il Commissariamento di molte Autorità Portuali, mentre le spinte per una revisione legislativa puntano ad una riduzione delle tutele sociali e ad un pesante ridimensionamento del ruolo del sindacato Il trasporto marittimo, attraverso il progetto delle Autostrade del mare dovrebbe vivere un'autentica nuova primavera ed invece ristagna sempre grazie all'assenza del Governo e alla pochezza di una classe armatoriale come al solito alla ricerca di meri protezionismi.
Nel settore della logistica e dell'autotrasporto la prossima applicazione della direttiva UE sull'orario di lavoro degli autisti, data l'esenzione concessa ai "padroncini", rischia di determinare la scomparsa delle poche imprese strutturate che dovrebbero essere il perno per qualunque progetto di riforma. I grandi gestori di infrastrutture come ad esempio il gruppo Autostrade, titolari di monopoli privati, perseguono proprie politiche finanziarie e l'enorme liquidità generata
non è finalizzata alla maggiore efficienza del sistema.
Da questo rapido e superficiale "excursus" si può concludere che siamo di fronte ad una crisi "sistemica", che deve essere affrontata
con strumenti ed interlocutori all'altezza. Occorre fare in fretta,
perché tale crisi è parte determinante del declino del paese.
Nessun mercato come quello dei trasporti ha carattere globale. Si può dire anzi che, insieme all'informatica ed alle telecomunicazioni i trasporti "sono" la globalizzazione.
Eppure essi sono anche la localizzazione territoriale, la proiezione
dei territori nel mondo, la condizione perché merci e persone possano
circolare, espandersi, crescere, comunicare.
E' dunque indispensabile la costruzione di una piattaforma nazionale,
nella quale si affrontino le linee guida dei processi di riforma da
attuare, le correzioni necessarie, il quadro delle risorse da destinare al
settore e delle regole che lo devono governare, nella prospettiva strategica di un suo rilancio. Il sindacato innalza la bandiera della competitività di un sistema, che vive di delicati equilibri fra funzione del mercato e obblighi di servizio pubblico, fra apporti di capitale privato e risorse pubbliche, tuttora necessarie.




   

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