27/3/2003 ore: 12:01

"Commenti&Analisi" Le domande per capire chi sta vincendo-di T.L.Friedman

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           LE DOMANDE
          Le domande per capire chi sta vincendo
                  La posta in gioco è sostituire Saddam con un governo democratico

                  THOMAS L. FRIEDMAN


                  DOMENICA ero in un ristorante dell´aeroporto a Chicago e in fondo al bar, alla tv, da una parte andava in onda una partita di basket e dall´altra la guerra in Iraq. La maggior parte della gente guardava la partita, forse perché è molto più facile tenere il punteggio. Come faremo a sapere se stiamo vincendo in Iraq? Ecco sei cose che tengo d´occhio.
                  ABBIAMO forse occupato Bagdad senza radere al suolo tutta la città? Questa guerra non viene combattuta soltanto per disarmare il regime di Saddam Hussein. Viene combattuta per sostituire quel regime con un governo iracheno onesto e responsabile. Quella è la posta in gioco, poiché solo un governo del genere è in grado di stabilizzare l´Iraq e garantire che non emergano più generali come Saddam. Questo non può neppure iniziare finché la capitale non sarà stata presa dalle forze armate angloamericane.
                  Abbiamo forse ucciso, catturato o mandato in esilio Saddam? Il presidente Bush continua a dire che questa non è una guerra contro un solo uomo. Sciocchezze. Sono 12 anni che diamo la caccia ad un uomo in Iraq, ed è fondamentale che venga eliminato poiché a meno che non venga eliminato, gli iracheni non esprimeranno mai quello che pensano e che provano veramente. A dire il vero, gli iracheni medi non saranno neppure in grado di sapere come si sentono finché il dittatore che per oltre 30 anni ha guidato le loro vite con il pugno di ferro non sarà stato rimosso e loro non avranno la certezza che non tornerà più (non escludete, neanche ora, un accordo mediato dagli arabi che permetta a Saddam di andarsene pacificamente).
                  Siamo forse in grado di spiegare perché alcune forze armate irachene stanno organizzando un combattimento così spietato? Sono forse le unità speciali della guardia repubblicana, così esclusive e viziate, che hanno goduto più degli altri dei privilegi del regime di Saddam e vogliono quindi combattere per mantenerli? O le unità di musulmani sunniti, sono forse terrorizzate dall´idea che con la caduta di Saddam il lungo regno dei sunniti in Iraq possa terminare e loro possano essere sostituiti dalla maggioranza sciita? O tutto questo sta accadendo perché perfino gli iracheni che detestano Saddam amano il proprio Paese e odiano l´idea di un´occupazione americana; e questi iracheni sono pronti a resistere all´invasore straniero, anche se questi si definisce un liberatore? Conoscere le risposte è cruciale per come ricostruiremo l´Iraq. Non è affatto insolito che gli arabi detestino tanto il proprio dittatore quanto l´invasore straniero (cercate nell´enciclopedia Israele, invasione del Libano, 1982).

                  Abbiamo forse vinto questa guerra e mantenuto l´integrità territoriale dell´Iraq? Non possiamo ricostruire l´Iraq se non riusciremo a tenerlo insieme. Curdi e turchi vorrebbero mangiarsi una parte dell´Iraq settentrionale. La squadra di Bush afferma di avere il dovere di mantenere l´unità dell´Iraq, nel qual caso farebbe meglio a dire ai turchi e ai curdi «Qual è la parte del no che non capite? Voi turchi non potete entrare e voi curdi non potete staccarvi».
                  Dall´occupazione è forse emerso un autentico iracheno liberalnazionalista in grado di governare la nazione? Alcuni esperti stanno già proponendo a ruolo di leader del prossimo governo iracheno le figure dell´opposizione che più preferiscono. L´istinto mi dice che l´unica persona che sarà effettivamente in grado di guidare l´Iraq sarà qualcuno che è sopravvissuto al regno di Saddam, non qualcuno che se n´è stato ad aspettare a Londra o a Washington, e che sarà pronto a dire no tanto alla tirannia quanto al controllo straniero in Iraq. Ma anche se si tratterà di un esiliato iracheno, il prossimo leader dell´Iraq emergerà attraverso un qualche procedimento consensuale dall´interno dell´Iraq. Se la squadra di Bush intende costringere il prossimo leader iracheno ad abbracciare Israele, se intende imporre qualcuno che sia andato a cena con Richard Perle, quel leader non attecchirà mai.
                  Lo stato iracheno che emerge da questa guerra è forse accettato come legittimo dai vicini arabi e musulmani dell´Iraq? E´ una questione molto importante sia per qualunque leadership succeda a Saddam, sia per l´effetto liberalizzatorio che potrebbe avere sugli altri vicini. In assenza di un´approvazione di questa guerra da parte dell´Onu, il regime che succederà a Saddam dovrà legittimarsi e diventare qualcosa che gli arabi e i musulmani indicheranno dicendo: «I metodi non ci sono piaciuti, ma bisogna ammettere che l´America è servita a costruire qualcosa di meglio dalle nostre parti». Questo esito è cruciale.
                  Se vedrete succedere queste cose, saprete che i fini politici per i quali è stata avviata questa guerra, sono stati raggiunti. Diversamente, saprete che ci siamo persi in una tempesta di sabbia.

          Traduzione di
          Cristina Previtali

           

           
           

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