22/7/2005 ore: 12:15
"Commenti&Analisi" «La tassa di soggiorno non serve» (C.Jannotti Pecci)
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NORME E TRIBUTI - pagina 31 INTERVENTO Federturismo dice « no » alle ipotesi di nuovi prelievi * Presidente di Federturismo Gli autori rammentano subito, con chiarezza, che «per alleggerire la situazione economico finanziaria dei Comuni» — si potrebbe dire, in altre parole, per fare cassa — «sia in Parlamento, sia nel corso di alcune convention è stata di recente avanzata la proposta di reintrodurre la "vecchia" e tanto criticata imposta di soggiorno, che a lungo ha fatto parte del nostro sistema fiscale» . Tassa o imposta di soggiorno (e non è senza significato anche l'uso invalso nella pratica del ricorso indifferente a due termini non intercambiabili), vecchia perché introdotta nel 1911 e cancellata nel 1989, di iniziativa dell'amministrazione finanziaria e del Parlamento, per scarsità del gettito, per squilibrio tra costo di esazione e ricavo, e infine per il proposito di favorire lo sviluppo dell'industria del turismo. Ancorché non siamo ancora in presenza di una proposta normativa vera e propria, va detto subito con chiarezza che Federturismo e le Associazioni aderenti sono contrarie all'ipotesi della reintroduzione della tassa di soggiorno che graverebbe sui turisti e sul turismo, perché aggiungerebbe difficoltà e oneri ingiustificabili a un settore che è già oggi in difficoltà. È vero che all'estero (Usa, Svizzera, eccetera) esistono prelievi fiscali analoghi, ma questi sistemi fiscali non sono paragonabili con quello italiano. In Italia abbiamo un differenziale Iva sugli alberghi pari a 4,5 punti percentuali rispetto alla Francia e abbiamo l'Irap. Una nuova tassa andrebbe ad aggravare la già difficile situazione dell'industria del turismo italiano colpendo prima gli alberghi e altre strutture ricettive e poi le agenzie di viaggio, i tour operator e le organizzazioni di congressi, cioè proprio quelle componenti della filiera produttiva del turismo che hanno sempre fatto il loro dovere fiscale e contribuiscono allo sviluppo e all'occupazione. Sembra quindi un modo singolare per aiutare il sistema turistico italiano a superare i problemi di competitività che sono sotto gli occhi di tutti. Lo stesso Parlamento, di recente, ai fini di concorrere al recupero di competitività, non ha pensato a prelievi aggiuntivi e ha adottato norme per favorire la p r o m o z i o n e , prevedendo sedi di coordinamento e confronto per costruire una politica del turismo condivisa (legge 80/ 2005). L'analisi prospetta anche la funzione virtuosa della tassa di scopo, sull'esempio di altri Paesi. Sappiamo benissimo, però, che le proposte presentate nel recente passato non avevano né le caratteristiche né gli strumenti reali delle cosiddette tasse di scopo atte a destinare, d'intesa con le categorie interessate, il gettito a interventi di promozione miglioramento dei sistemi turistici e infrastrutturali del territorio. Siamo consapevoli delle esigenze di fare cassa degli enti locali italiani come siamo consapevoli delle dimensioni sostanziose dell'apporto fiscale, diretto e indiretto, delle attività turistiche, senza bisogno di ricorrere a ulteriori odiosi balzelli. Dobbiamo anche realisticamente considerare che l'industria del turismo è cambiata, rispetto a quando nel 1911 venne introdotta la tassa di soggiorno, e forse dobbiamo ricordare e tenere conto del realismo del legislatore del 1989 che — in una stagione di riforme — vi rinunciò tenuto conto dello squilibro evidente tra gettito, drasticamente ridotto dall'evasione, e costi di riscossione. Esiste infine un problema di coerenza di comportamenti e di scelte, che segnalo agli amministratori locali, tra l'impegno profuso per promuovere il turismo e prelievo fiscale aggiuntivo che scoraggia i flussi turistici. |