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giovedì 17 novembre 2005
Pagina 51
L'intervento di Antonio Caporale
Anche la Corte dei Conti bacchetta l'Enasarco
La Corte dei conti, con determinazione n. 52 del 24 ottobre scorso, ha bacchettato l'Enasarco per la gestione del patrimonio immobiliare dell'ente, invitando a contenere le spese e a porre maggior attenzione sulla gestione previdenziale. La relazione ha puntato l'indice sugli asset immobiliari di proprietà della fondazione, un patrimonio stimato di circa 3,5 miliardi di euro, la cui cessione è stata al centro di forti polemiche per la gara annullata.
La Corte ´considerando i non brillanti risultati della gestione degli immobili e il crescente costo del personale, auspica che negli esercizi futuri vengano attuate tutte le iniziative utili ai fini del perseguimento di obiettivi migliori'.
´Inoltre', scrive la Corte, ´l'entità del patrimonio della fondazione dovrebbe garantire, sino al 2017, la copertura della riserva legale, sempre che si realizzino le ipotesi economico-finanziarie adottate in sede di stima. È indubbio infatti che la sostenibilità in futuro della previdenza gestita dall'ente (É) sia legata, in larga misura, al conseguimento di una consistente redditività del suo patrimonio (É) oltre che al contenimento dei costi di gestione'. Quindi le stime collocano al 2017 lo sbilancio patrimoniale, sempre che, nel frattempo, siano stati raggiunti gli obiettivi previsti. Obiettivi che non sono mai stati raggiunti dall'attuale consiglio di amministrazione. Basti pensare che lo stesso presidente dell'Enasarco Porreca nel corso della recente audizione dinanzi al parlamento del 13 luglio ha testualmente descritto come ´immorale' il rendimento del patrimonio immobiliare dell'ente. E che, relativamente al contenimento dei costi di gestione, stando al resoconto della Corte dei conti, Porreca guadagna uno stipendio base di 270 mila euro senza contare i gettoni extra che si sono autoassegnati i componenti del consiglio di amministrazione: in totale lo stipendio degli organi dell'Enasarco, cioè presidente, cda, comitato esecutivo e collegio dei sindaci, conteggiando anche le indennità, i gettoni, i rimborsi spese, è passato dai 1.476.000 euro del 2002 ai 1.734.000 euro del 2004. La situazione è talmente preoccupante che, proprio per evitare sorprese, i magistrati contabili concludono la loro relazione invitando l'Enasarco a redigere ´bilanci tecnici con periodicità inferiore a quella triennale (É) indicata dalla legge'.
Dopo questo desolante quadro dipinto dalla Corte dei conti, rinnoviamo con vigore le nostre proposte, per non assistere passivamente al declino di un ente per tanti anni fiore all'occhiello della categoria: blocco di qualsiasi ipotesi di vendita degli immobili che non sia preventivamente concertata in modo serio e trasparente tra le varie forze sociali; scelta di una gestione affidata a manager con professionalità nel settore previdenziale che agiscano sotto la vigilanza del consiglio di amministrazione e infine, in virtù del fatto che ogni agente di commercio versa annualmente alle casse dell'Enasarco una cospicua somma, che si va ad aggiungere a quanto versato all'Inps, la necessità che siano gli stessi agenti e rappresentanti di commercio a eleggere i propri rappresentanti in seno al cda della fondazione tramite libere e democratiche elezioni. O, in alternativa, allargare il cda a tutte le associazioni maggiormente rappresentative, per una gestione trasparente e compartecipata, dando il giusto spazio agli agenti di commercio.
Insomma, quello che chiediamo con forza è che il risanamento della fondazione non avvenga colpendo esclusivamente le tasche della categoria, ma anche e soprattutto attraverso la riduzione delle spese e l'aumento delle entrate (recupero contributi evasi dalle ditte mandanti, recupero morosità inquilinato, messa a reddito degli immobili sfitti). In assenza di un radicale cambiamento degli uomini e delle linee di azione che hanno reso, secondo noi, assai deludente, per non dire fallimentare, l'operato di questa consiliatura, non c'è altra strada che riconsiderare il ritorno della fondazione in ambito pubblico al fine di evitare quantomeno alla categoria di essere spogliata del patrimonio immobiliare che oggi costituisce la garanzia del pagamento delle nostre pensioni. La riconferma al vertice dell'istituto di chi ha voluto blindare a tutti i costi, non riuscendovi, l'accesso agli organi collegiali e contemporaneamente ha cercato di chiudere in tutta fretta la gara degli immobili, suonerebbe infatti come una campana a morte per gli interessi dei veri agenti di commercio.
L'ennesima presidenza regalata, in barba allo statuto, a Donato Porreca, nonostante non sia un agente di commercio, o il vergognoso ripetersi di cambiamenti di casacca a seconda della convenienza del momento, non potrebbero certo passare sotto silenzio e, soprattutto, non potrebbero lasciare fuori le precise e gravi responsabilità delle altre associazioni presenti in Enasarco, in primis la Confindustria, che quantomeno dovrebbero avere il buon gusto di pretendere l'applicazione corretta della norma statutaria da loro stesse approvata o, in caso contrario, di denunciarne in tutte le sedi le violazioni.
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