17/6/2002 ore: 10:53

«Col nuovo Dpef meno tasse e più investimenti»

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(Del 16/6/2002 Sezione: Economia Pag. 2)
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«Col nuovo Dpef meno tasse e più investimenti»
Il governo conferma la sua strategia: nessun taglio secco e nessuna manovra bis



ROMA Nessun taglio, ma solo spostamento di risorse. E controllo stretto delle spese per disporre di margini di manovra tali da consentire l´avvio della riduzione delle tasse. Il viceministro dell'Economia, Mario Baldassarri, spiega le linee guida della finanziaria 2003 e fa sua la battuta del titolare del dicastero sui «numeri al lotto» dati - secondo lui - anche ieri dai giornali (10-12 miliardi di euro) in relazione alla manovra di ripiano del deficit prevedibile nel 2003. Da Halifax, in serata, interviene anche Tremonti: «I numeri che circolano sul Dpef - spiega - sono frutto di fantasia. Parleremo del Dpef il 18 nell'incontro con le parti sociali. Daremo le nostre indicazioni di massima ma quanto alle cifre esatte bisognerà aspettare la presentazione del dpef stesso». Il ministro conferma quindi la linea di sempre: «Siamo convinti che centreremo gli impegni europei, che faremo una finanziaria di rigore e un primo modulo di riforma fiscale».
NESSUNA CORREZIONE. Posto che per il 2002 - ha detto Baldassarri parlando ieri a Jesi - non ci sarà bisogno di alcuna manovra di correttiva, «forse non è ancora chiaro a tutti che è finito il tempo delle manovre intese come puro taglio del deficit». Per Baldassarri, infatti, «deve cominciare il tempo delle manovre intese come spostamento delle risorse. L'operazione da compiere - ha spiegato - è contenere la spesa corrente per poter fare sgravi fiscali coperti, non a deficit, e incrementare gli investimenti pubblici». Ma in questa logica, ha ammonito Baldassarri, «non si possono sommare meno spesa corrente, meno tasse e più investimenti, perchè darebbero un numero privo di senso». L'economia italiana, ha aggiunto, è in fase di ripresa: «si tratta ora di valutare - secondo Baldassarri - il ritmo di questa crescita, soprattutto nella seconda parte dell'anno», anche se la media,«di per sè poco significativa», a fine anno sarà più bassa di quanto il Governo aveva indicato come obiettivo programmatico. Il 2002 è cominciato infatti con una crescita di poco superiore allo zero per cento, mentre a fine anno si potrebbe arrivare a 3%. La stima ufficiale del Governo resta quella fatta un mese fa con la relazione trimestrale di cassa: la variabilità del tasso di sviluppo incide sul deficit pubblico fra lo 0,5 e lo 0,9-1% del rapporto con il Pil, e ciò rientra nell'ambito degli stabilizzatori automatici, per tener conto del ciclo. Dunque, nessuna manovra correttiva sarà necessaria da qui a fine 2002, mentre il problema, ha sottolineato Baldassarri, «è impostare seriamente sia nel Documento di programmazione economica e finanziaria, come strategia di medio periodo, le linee di riforma, sia nella Finanziaria per l'anno 2003 le quantità delle riforme. Quella - ha rimarcato il vice ministro - è una manovra, ma è una manovra per realizzare le riforme».
IL 18 LE LINEE GUIDA. Le linee-guida del Dpef saranno presentate dal governo alle parti sociali nell'incontro già fissato per dopodomani. Poi l'esecutivo dovrebbe fare un primo esame collegiale della situazione economico-finanziaria giovedì 20. L'approvazione del Dpef, che per legge deve avvenire entro fine mese, andrà quindi al Consiglio dei ministri, che si terrà al ritorno del presidente Berlusconi, dal G8 in Canada il 26 e 27 giugno. Per il momento i punti fermi sono tre: il Dpef si baserà sul rispetto del patto europeo di stabilita; sull'avvio del primo modulo della riforma fiscale dal 2003, con sgravi e riduzioni di aliquote nell´ordine dei 5-7 miliardi di euro e sull'aumento degli investimenti per le infrastrutture. Nel Documento dovrebbe rientrare anche la questione degli ammortizzatori sociali con l´estensione della cassa integrazione a tutti i settori, l´incremento della durata (12 mesi) e dell´entità (60% dell'ultima retribuzione) dell'indennità di disoccupazione.
RIFORME DEL LAVORO. Sulla possibilità di un'intesa tra Governo e parti sociali sul lavoro in questa fase prevale un cauto ottimismo. Baldassarri, parla di accordo «più vicino», mentre il presidente di Confindustria, Antonio D'Amato, si dice «fiducioso» sul buon esito del negoziato. Ma Cisl e Uil - a due giorni dall'incontro a Palazzo Chigi - alzano il tiro e invitano il Governo a «scoprire le carte» e a mettere sul tavolo le risorse necessarie sia per il riordino degli ammortizzatori sia per far ripartire la programmazione negoziata nel Mezzogiorno. Se così fosse, la strada per un accordo entro fine luglio sarebbe spianata. Un accordo che comunque sarebbe senza la Cgil, pronta ad un nuovo sciopero generale in autunno: «Spero che Cisl e Uil si ravvedano», ha detto ieri Sergio Cofferati. Cisl e Uil, intanto, vanno avanti per la loro strada. «Martedì cominceremo a capire quali sono le vere intenzioni del Governo», ha detto ieri il segretario generale della Cisl, Savino Pezzotta. Sulla stessa linea il numero due della Uil, Adriano Musi: «è il momento che il Governo passi dalle parole ai fatti - ha dichiarato ieri -. I principi vanno accompagnati dall'indicazione delle risorse disponibili, risorse che per noi devono essere chiaramente aggiuntive rispetto a quelle già previste nelle precedenti manovre».
Paolo Baroni

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