6/7/2005 ore: 11:51

"Cisl" Tre uomini e un’eredità ingombrante

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    mercoledì 6 luglio 2005

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      CONGRESSO 2. NEL 2007 IL LEADER POTREBBE LASCIARE
        E intanto è già partito il dopo Savino
        Tre uomini e un’eredità ingombrante
          L’immagine della Cisl si identifica ormai da anni con Savino Pezzotta, che guida la confederazione dal 4 dicembre 2000. Ma a Natale del 2008, Pezzotta avrà raggiunto i 65 anni, limite d’età fissato per statuto. Potrebbe lasciare nella primavera del 2007, ed ecco che sono già iniziate le “grandi manovre” per la successione: tre gli attuali segretari confederali in pole position per aspirare a succedergli (Raffaele Bonanni, Pier Paolo Baretta e Giorgio Santini) e per i quali, come per tutta la segreteria, Pezzotta chiederà la proroga per un terzo mandato proprio per evitare che si scatenino anzitempo tensioni inutili ma ci si aspetta anche che, dalle categorie più forti della Cisl, possa venir fuori anche il nome di un outsider. Come il segretario della Fim Giorgio Caprioli, che però ha sempre smentito tali voci con forza.

          Ma perché l’attuale segretario dovrebbe o potrebbe andarsene prima del tempo? Per il solito, abusato, tarlo della politica. Pezzotta è stato candidato a tutto, ma dai giornali (sempre in quota centrosinistra o meglio Margherita) e lui ha sempre smentito con decisione che si butterà in politica come molti dei suoi predecessori: Pierre Carniti, Franco Marini, Sergio D’Antoni. Certo, i rapporti di Pezzotta con Rutelli sono più che buoni ma lui ha sempre ripetuto di avere «un unico partito, la Cisl». Per capire chi guiderà il sindacato dopo Pezzotta, che in ogni caso indicherà un successore e la sua indicazione non sarà certo indifferente, bisogna partire anche da un altro presupposto e cioè che chiunque arrivi dovrà confrontarsi con la forza oratoria e il magnetismo allegro del predecessore.
            Classe 1944, un padre morto in un campo di concentramento e uno zio a fargli da padre, operaio tessile alla Reggiani, azienda tessile del bergamasco, Pezzotta, dopo una breve parentesi politica nell’Mpl, movimento aclista “eretico” fondato da Livio Labor, nelle cui liste si candidò alle politiche del 1972, ha passato la sua vita in Cisl e coltiva un solo altro grande amore, oltre alla famiglia e alle radici, una fede profonda e socialmente impegnata. Delegato sindacale di fabbrica, segretario provinciale dei tessili di Bergamo, negli anni Ottanta segretario provinciale e poi regionale della Cisl Lombardia, carica ricoperta fino al 1998, quando entrò in segreteria confederale, l’ascesa di Pezzotta indica due atout indispensabili: il radicamento in un territorio e quello in una categoria. Chi ha, dentro la Cisl, queste caratteristiche? Raffaele Bonanni, 55 anni, abruzzese, dantoniano doc, ieri considerato vicino all’Udc ma oggi anche lui nell’orbita Margherita, ha avuto un cursus honorum importante e fino a ieri era indicato come il successore più quotato, forte anche dell’appoggio di categorie importanti (pubblico impiego, edili) e di un’ottima conoscenza della macchina cislina. Ha però anche due difetti: è troppo legato al Sud («I segretari Cisl non possono che venire dal Nord», spiega chi conosce bene via Po, «in Lombardia e Veneto sta la nostra forza») e paga l’aver legato il suo nome a una stagione ormai alle spalle della Cisl, quella del Patto per l’Italia e dell’apertura di credito al governo Berlusconi. Pier Paolo Baretta, veneziano, 56 anni, già segretario della Fim (i meccanici) e considerato da tutti il vero erede dell’anima carnitiana e moresiana (cioè politicamente più sensibile alla “sinistra” anche se sempre sinistra alla cislina) è naturalmente il candidato (ufficiale, peraltro) dei metalmeccanici di Caprioli ma anche di categoria come quella dei bancari ed è forte nel Centro-Nord. Politicamente affine a diellini come Enrico Letta e Massimo Cacciari, capace di ragionamenti alti e lavoro oscuro, è una testa d’uovo dotata di carisma ma non è amato da chi, in Cisl, teme di schiacciarsi troppo a sinistra e sulla Cgil. Giorgio Santini, infine, che nella segreteria confederale si occupa della delicata materia contrattuale (Baretta di fisco e pensioni, Bonanni di Sud), è il più giovane tra i tre, viene anche lui dal Veneto, ha un passato di fimmino ma nel corso degli anni si è spostato su posizioni più centriste, nel suo sindacato. È molto apprezzato dai riformisti Cgil e molto attento ai mondi del non profit. Insomma, è l’outsider. Sempre, s’intende, che non ne spunti fuori un quarto.

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