14/7/2006 ore: 11:19

"Canto&Controcanto" L'inspiegabile mistero del calcio (M.D'Eramo)

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    gioved? 13 luglio 2006

    Pagina 9 - Sport

    Mondiali
      L'inspiegabile mistero del calcio

      Marco D'Eramo
        Come pu? un'esplosione di gioia collettiva angosciare a tal punto l'individuo? Da luned? questa non ? una domanda, ? un rovello. La felicit? di domenica sera l'ho condivisa con decine di milioni di italiani, proprio come prima avevo con-sofferto per 120 minuti i patemi di una partita che l'Italia ha (?noi abbiamo?) cos? spesso rischiato di perdere. Domenica era allegro e giusto non solo il parruccone azzurro sulla testa di Garibaldi, ma anche la bandiera tricolore che, con la scritta ?Sei uno di noi?, drappeggiava il suo busto al di sopra del maxischermo nella piazza dove insieme a met? del paese assistevo alla finale mondiale. Domenica erano commoventi sconosciuti e sconosciute che si abbracciavano, osti e baristi che pur taccagni offrivano da bere. Era spensierato, anche se inquinante, persino il carosello di auto e motorini. Tanto che ho timidamente provato anch'io - invano - a modulare una clacsonata.0

        Ma luned?! Quei tele-radiocronisti che all'aeroporto di D?sseldorf precisavano: ?La coppa per ora sta in un sedile della 14esima fila dell'aereo?. Quel pullman che da Fiumicino incedeva portatore di reliquia, di Graal, in una sorta di processione. E poi l'esultanza smodata. Una felicit? cos? eccessi vada disperare. Tra le centinaia di migliaia didonnee uomini (nonch? infanti) cherombavano e si sgolavano su e gi? per Roma, guardavi le espressioni, tentavi di sottrarre quei volti e quei gesti all'anonimit? della ?massa?. Ma invano: resta un mistero il vuoto che era colmato da questo eccesso di pieno, l'infelicit? placata dall'ebbrezza momentanea. Quanto devono essere abissali le umiliazioni se per compensarle ci vuole unarivalsa cos? eccessiva? Cosa c'? dietro quell'urlo che saliva dalle viscere, cos? spesso ascoltato: ?Spezziamo il mondo??

        Entriamo qui in un'area enigmatica, in una zona d'ombra che n? l'analisi sociale,n? il pensiero filosofico sono stati finora capaci di portare alla luce.Che il calcio fosse importantissimonella nostra modernit? lo sapevamo da tempo. Nemmeno il fondamentalismo degli ayatollah ? riuscito a impedire alle donne iraniane di entrare allo stadio, nonostante i divieti. Era altres? noto che le classi dirigenti fossero da lungi consce di tanta rilevanza: non a caso un uomo attento al marketing, politico e non,comeSilvio Berlusconi, ha chiamato il suo partito ?Forza Italia? (termine che George Orwell avrebbe inserito nella sua ?neolingua? come esempio di ?bipensiero?, visto che il suo governo si apprestava a disintegrare l'Italia con la devolution).
          Ma l'ultima prova ? venuta con ?calciopoli?: se come commissario straordinario della Federcalcio ? stato indicato il guru del capitalismo italiano Guido Rossi, se a dirigere le indagini ? stato chiamato l'ex capo del pool milanese diMani pulite, Francesco Saverio Borrelli, e cio? l'inquirente pi? autorevole d'Italia, se a presiedere la giuria nel processo ? stato chiamato Cesare Ruperto, ex presidente della Corte Costituzionale, e se nessuno di questi tre insigni personaggi ha esitato un nanosecondo ad accettare, allora tutti siamo chiamati a riflettere sul pallone, come Marx rifletteva su argomenti volgari quali le ?merci? e il loro feticismo.

          Eppure se si esce dalla spocchia francofortese verso tutto ci? che ? ?cultura di massa?, la sociologia del calciononci offre granch?, a parte trite ovviet? sui riti identitari, sui gruppi primari (?noi contro voi?), sul teatro della guerra. Come per la pubblicit?, altro aspetto nevralgico del moderno, ogni discorso sul calcio ? sfasato, piscia fuori dal vaso: se lo prende sul serio, diventa serioso e non incorpora la dimensione ludica, se al contrario assapora il gioco e la festa, nonriesce a tesserlo insieme alla trama dell'ordito sociale.

          Di fronte al feticismo collettivo di luned?, cosa direbbe oggi Marx del calcio? Non penso che si limiterebbe a un inarticolato ?Il calcio ? l'oppio dei popoli?. Ma se anche cos? fosse, dovrebbe spiegarci perch? e come il pallone ? stato in grado di sostituire dio in questa funzione narcotica. La religione ? pi? semplice da spiegare: il suo ruolo (ricatto?) coinvolge l'infelicit? umana, la malattia, il dolore, e infine, certo, il perire. Ma il calcio? Quali lividi dell'ego lenisce, quali disperazioni seda? E perch? sempre pi? nei cimiteri, sulle tombe si vedono gagliardetti e stendardi di club di calcio, a ricordare una fedelt? pi? forte della morte?

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