"BladeRunner" I giorni dell’isteria (G.E.Rusconi)
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marted? 14 marzo 2006
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I giorni dell’isteria
Gian Enrico Rusconi
SIAMO ad un passo dall'isteria politica. Almeno ad osservare il circuito mediatico che vive e convive con la politica. I cittadini, quelli attenti, guardano attoniti. Forse divertiti, ma con l'amaro in bocca. Altri guardano alla politica come alla fossa dei gladiatori dove tutto ? possibile pur di fare spettacolo. I gladiatori giocano con la morte - politica naturalmente nel nostro caso.
Chi pu? fermare questo spettacolo? Lo possono fare soltanto coloro che sono al centro dello stesso circuito mediatico: le direzioni dei giornali, i responsabili dei grandi servizi televisivi pubblici e privati. Non altri.
Ragioniamo su questa situazione Primo: perch? possono e debbono intervenire i responsabili della grande comunicazione pubblica e non altri attori, apparentemente pi? legittimati come le autorit? cosiddette istituzionali o la classe politica nel suo insieme o quello che un tempo era il ceto intellettuale? Secondo: che cosa possono fare in concreto i responsabili della grande comunicazione?
Partiamo con il constatare l'impotenza delle cosiddette autorit? istituzionali a riportare la campagna elettorale in termini pi? ragionevoli. Pu? darsi che in queste ore risuoni il patetico invito di ?abbassare i toni? che nei mesi scorsi era diventata la divisa pubblica del presidente della Camera Casini. Ma l'invito non funziona pi? perch? l'interessato ? troppo impegnato nella campagna elettorale in prima persona. Ha creato di fatto - nei modi e nei toni con cui appare sugli schermi televisivi - la confusione dei suoi due ruoli di militante politico e di presidente dell'Assemblea rappresentativa del Paese. Non ? migliore la posizione del Presidente del Senato, Marcello Pera, che apparentemente ha preso la strada pi? alta dell'impegno cultural-ideologico anzich? quella direttamente partitica. Ma l'evidente tono partigiano delle sue polemiche su questioni cruciali come la nostra identit? culturale e storica, gli tolgono la credibilit? necessaria per presentarsi come uomo super partes.
Si obietter? che la questione dell'isteria politico-mediatica deve essere gestita dalle autorit? preposte al sistema della comunicazione radio-tv. Temo che non ne siano capaci. Si tratta infatti di organismi privi di autentica efficace autonomia e soprattutto privi dell'autorevolezza morale e intellettuale che sarebbe necessaria. Vedremo come i vertici della Rai se la caveranno davanti al caso Berlusconi-Annunziata arrivato sui loro tavoli. Temo che non accadr? nulla di significativo.
Del resto, il problema non sono ?le regole? come ossessivamente si va dicendo da settimane. Tanto meno quelle regole che si traducono negli schemi ora previsti e sottoscritti per il programmato incontro televisivo Berlusconi-Prodi.
Il problema ? la civilt? dei rapporti politici che precede le regole. Le regole sono espressioni di una civilt? politica interiorizzata, non il loro surrogato. Ma la civilt? - cio? l'attenzione alle reciproche posizioni e ragioni pur nella reciproca critica - non la si inventa in quattro settimane. Come siamo arrivati a questo punto? Ma ? giusto che usiamo il ?noi?? Forse ? il caso di distinguere il ceto politico o la parte pi? rumorosa e insofferente di esso - quella che all'avversario riserva solo disprezzo e aggressione - dal ?noi?, dal resto dei cittadini e dei possibili elettori. Sbagliano i politici che ritengono di poter vincere le elezioni giocando ai gladiatori nell'arena. La democrazia ? un altro tipo di gara. Il vero vincitore non sar? chi avr? incassato semplicemente pi? consensi, ma chi sar? in grado introdurre un nuovo stile di comunicazione politica.
La democrazia mediatica ? irreversibile. Ma c'? un modo civile di esercitarla e un modo incivile. Questo lo possono e lo devono dire sin da ora apertamente i responsabili della comunicazione pubblica - della carta stampata e delle radio-televisioni. Non possono limitarsi a registrare quanto sta accadendo. Come non mai la civilt? della democrazia ? nelle loro mani.
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