16/9/2002 ore: 10:03
«Bisogna unire tutte queste forze»
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domenica 15 settembre 2002
Angius: «I girotondi danno un contributo di idee e non dobbiamo invischiarci in polemiche sul primato dei movimenti sui partiti e viceversa»
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Il segretario dei Ds: «Il nuovo Ulivo si è messo in marcia per vincere e per essere sempre di più l’alternativa al centrodestra»
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Giovanni Berlinguer: Quando si rompe l'involucro del vecchio Ulivo qualcosa cambia
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Veltroni su Moretti: Un bellissimo discorso che ha avuto i toni giusti verso la sinistra
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«Bisogna unire tutte queste forze»
Fassino e Rutelli tra la folla pensano al giorno dopo: «Ma ora l’opposizione è più forte»
Ninni Andriolo
ROMA L’importante? Esserci. Partecipare
nelle forme più diverse, anche
senza salire la scaletta che porta sul
grande palco dove Moretti introduce,
presenta, commenta, cita diligentemente
uno per uno esponenti di primo
e secondo rango del centrosinistra
venuti qui «per ascoltare» ma anche
per ripetere davanti a telecamere
e taccuini dei giornalisti le parole che
via microfono non è possibile rivolgere
alla folla. Palco rigidamente interdetto
ai «politici», così avevano deciso
gli organizzatori della grande
kermesse girotondina.
Loro, i «politici», fanno
buon viso a cattivo gioco inventandosi
il «fai da te» dello stare «tra la gente».
La stessa, spiegano, che il 14 settembre
sventolava nello stesso luogo
le stesse bandiere della manifestazione
ulivista del 2 marzo. Gli altoparlanti
rimandano i discorsi di Nanni
Moretti, don Luigi Ciotti, Rita Borsellino,
Flores D’Arcais, Gino Strada.
Mentre Pecoraro Scanio distribuisce
volantini con l’articolo 6 della Costituzione,
Di Pietro firma autografi davanti
al furgone dell' Italia dei Valori,
Diliberto sceglie di rimanere sotto il
simbolo dei Comunisti italiani, dalla
parte della Scala Santa, per evitare
«inutili passerelle». Nessun discorso
ufficiale alla folla di Piazza San Giovanni,
ma tante dichiarazioni rilasciate
ai cronisti a due passi o lontano dal
palco. Le stesse riportate dai telegiornali
e pubblicate oggi dai quotidiani,
accanto agli articoli che citano le parole
degli organizzatori della «festa di
protesta» perché alla fine «stare sotto
o sopra il palco fa lo stesso».
La medesima gente del 2 marzo.
C’è chi dice di meno, c’è chi dice di
più. Piero Fassino, camicia azzurra e
pantaloni beige, incontra Arturo Parisi
intento a cercare la moglie tra la
folla e commenta che «qui c’è il nostro
popolo». «Il nuovo Ulivo si è
messo in marcia per vincere e per
essere sempre di più alternativa al
centrodestra - afferma il segretario
della Quercia - l'opposizione esce
da questa manifestazione più rafforzata
e più fiduciosa delle proprie
energie»
Tantissime bandiere della Quercia
mescolate a quelle della Margherita,
del Pdci, dei verdi, di Rifondazione,
della Cgil, ieri a Piazza San
Giovanni. Bandiere dei partiti accanto
alle magliette, ai palloncini
colorati o agli striscioni dei girotondini
venuti dal nord, dal centro e
dal sud d’Italia. Quando Moretti, a
più riprese, cita dal palco i nomi dei
«politici» presenti a San Giovanni
la gente applaude. Quando Moretti
annuncia la presenza di Sergio Cofferati
l’applauso si fa più forte e più
lungo. Niente fischi, oggi, per il centrosinistra
anche perché la piazza
non si sarebbe potuta riempire senza
il contributo dei partiti del centrosinistra.
Clima diverso tra girotondini
e Ulivo rispetto ai mesi scorsi?
«Le cose sono cambiate - spiega
Piero Fassino - In questa fase abbiamo
costruito una opposizione che è
cresciuta grazie alla mobilitazione
dei sindacati, dei girotondi, alle iniziative
dei partiti e alle battaglie in
Parlamento. Adesso il problema è
unire tutte queste forze».
Il leader Ds, accompagnato da
una delegazione del gruppo dirigente
della Quercia, fa la spola tra l’area
riservata, organizzata sotto il palco,
e la folla al di là delle transenne. La
gente lo applaude, lo chiama per
nome, gli stringe la mano, gli rivolge
domande, chiede autografi e foto
ricordo. «Ascolta le parole di Moretti...»,
esorta una donna. «Cara signora
io sono stato così umile da averle
ascoltate anche quella sera di piazza
Navona. E oggi siamo qui tutti insieme
anche grazie alla mia risposta di
allora». Le frasi pronunciate ieri da
Moretti? «Una sollecitazione al centrosinistra
a tradurre la sua opposizione
in proposta politica», risponde
ancora il leader della Quercia.
«La preoccupa una eventuale lista
Sacher?», chiede un giornalista.
«No perché non credo ci sia qualcuno
che abbia intenzione di farla -afferma
il segretario Ds - Così come
io riconosco il valore e la forza dei
movimenti, compresi quelli dei girotondi,
credo che debba essere riconosciuto
il valore e la forza dei
partiti perché il centrosinistra vince
se è capace di saldare movimenti a
partiti». Nessuna contrapposizione,
quindi. Tanta «gente perbene che
vuole un Paese giusto» scende in
piazza perché «c’è un governo che
sta provocando tanti guasti all’Italia»
e il problema dell’opposizione è
quello «di costruire una proposta
credibile».
Sotto il palco e tra la folla tanti
esponenti dei Ds. Quello di Moretti?
«Un bellissimo discorso che ha
avuto i toni giusti verso la sinistra - spiega
il sindaco di Roma, Walter Veltroni -Tutte
le volte che la società civile si è mossa
ha prodotto effetti politici importanti».
«Chi non salta Berlusconi è...», scandiscono
dal palco e Pietro Folena raccoglie l’invito e
saltella sorridendo assieme al resto della piazza.
«È una manifestazione storica - commenta
- questo protagonismo dal
basso della società dimostra che è
finita l’epoca dei partitimamma. I
cittadini ormai sono maturi, si organizzano
e a volte sono più avanti
delle forze politiche».
«Quando si rompe l'involucro
del vecchio Ulivo, qualcosa cambia»,
spiega Giovanni Berlinguer.
«Se cadono le divisioni tra i partiti, i
movimenti e le associazioni la mobilitazione
si moltiplica», aggiunge
Vincenzo Vita. «Una partecipazione
impressionante. Qui c’è un’Italia
fatta da tante istanze e da tante domande
sociali, di legalità e contro la
guerra che si incontrano», dice Marco
Fumagalli. «Quella di oggi? Una
tappa significativa perché vede un
intreccio positivo tra movimenti e
persone che magari non hanno votato
centrosinistra e partiti dell’Ulivo
- commenta Livia Turco - Noi
oggi dobbiamo far fare un salto di
qualità alla battaglia di opposizione
parlando a quel pezzo d’Italia che
stava dall’altra parte e adesso può
essere con noi». Per Gavino Angius
«i girotondi costituiscono un contributo
di idee e non dobbiamo invischiarci
in stupide polemiche sul
primato dei movimenti sui partiti e
viceversa. Tra l’altro è molto grave
quello che sta accadendo sulla giustizia,
si sta aprendo una spaccatura
nel paese. Qui, a Piazza San Giovanni,
si chiede solo che la legge sia
uguale per tutti».
Francesco Rutelli non si fa vedere
a lungo sotto il palco, rimane tra
la gente. I giornalisti lo inseguono
da una parte all’altra della piazza.
Alla fine lo raggiungono via telefono.
«Un clima di festa, di impegno,
con una partecipazione popolare
enorme - commenta - un'iniziativa
che si conferma molto utile per
l'Ulivo e il centrosinistra. Queste sono
le sensazioni che ho avuto incontrando
migliaia di persone che mi
hanno incoraggiato a lavorare per
una iniziativa unitaria così imponente.
Del resto quello che è qui
oggi è il nostro popolo, che ha raccolto
l'invito saggio di esponenti della
società civile, che si è impegnato,
e mi auguro continui ad impegnarsi,
per una vera e propria rifondazione
dell'Ulivo. Una rifondazione che
deve partire dal basso e naturalmente
coinvolgere girotondi e anche altre
associazioni e movimenti».
Pierluigi Castagnetti parla del
discorso «efficacissimo» di Moretti.
«I girotondini marcano stretto i dirigenti
del centrosinistra, ma non vogliono
sostituirli - spiega - Vogliono
solo stimolarli, sollecitarli, sostenerli
e confortarli».
E per Bertinotti è possibile lavorare
assieme al movimento dei girotondi
per battere il centrodestra.
«Non siamo tra quelli che hanno
organizzato questa manifestazione
- afferma - ma questo non ci impedisce
di fare insieme la lotta. Alcuni
mi hanno fischiato, ma molto pochi
- aggiunge - Non si può cambiare
la testa alla gente, altrimenti voterebbero
tutti Rifondazione». E il leader
del Prc paragona la manifestazione
di San Giovanni a quella che a
Seattle diede il via al movimento
No Global. «La politica muore senza
la partecipazione - dice - E questo
movimento è uno stimolo fondamentale
per la politica.