14/2/2003 ore: 11:27
«Atipici? Sono lavoro nero»
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venerdì 14 febbraio 2003 pag.15
«Atipici? Sono lavoro nero»
Per l’Inps i co.co.co sono troppi. Fallita l’operazione «milione al mese» del governo
ibtelRaul Wittenberg
ROMA Oltre due milioni di lavoratori
dipendenti in Italia sono mascherati
da collaboratori coordinati e
continuativi (co.co.co.). In questo
modo i loro datori di lavoro risparmiano
due terzi dei contributi previdenziali,
in una guerra tra poveri
l’assunzione a collaborazione vince
su quella per lavoro dipendente, il
collaboratore è condannato ad un
futuro previdenziale misero. Terza e
non ultima conseguenza, l’Inps riceve
un flusso contributivo falcidiato:
il colpo di grazia lo darà la delega
previdenziale, quando il governo di
destra attuerà la decontribuzione.
La questione dei co.co.co., peraltro
nota, torna alla ribalta con l’audizione
del commissario straordinario
dell’Inps avvocato Gian Paolo
Sassi in Parlamento alla Commissione
di controllo sugli enti previdenziali:
«Il 90% delle collaborazioni -ha
spiegato l’avvocato, fidato consigliere
del ministro del Welfare Maroni
- ha un solo committente. Dopo
un boom tra il 1996 e il 1997, il
fenomeno si è stabilizzato. Ora siamo
a quota 2,3 milioni, è un numero
spropositato. Una percentuale
del 90% può far pensare che la collaborazione
nasconda lavoro non regolarizzato».
Ebbene sì, è proprio lavoro nero.
«La flessibilità ha raggiunto il
colmo della fantasia - commenta il
numero due della Uil Adriano Musi
- credo che dobbiamo cominciare a
parlare di diritti». Anche perché ai
2,3 milioni di co.co.co., che seppur
pochi i contributi li versano, si aggiungono
500mila lavoratori assunti
come associati in partecipazione
per i quali non è previsto alcun obbligo
contributivo, sono i veri paria
del mercato del lavoro. Musi ricorda
che le confederazioni invano hanno
chiesto al governo una legislazione
che distingua con più aderenza
alla realtà il lavoro autonomo da
quello parasubordinato. Per il segretario
della Cisl Pier Paolo Baretta
occorre sicuramente aumentare l’aliquota
contributiva ai collaboratori
per garantirgli una pensione decen-
te, obbligatoria e complementare;
identificare chi veramente esercita
una prestazione professionale autonoma
e in questo caso inserirla in
una forma contrattuale collettiva
del rapporto di lavoro. Giuseppe Casadio
della Cgil annuncia che la settimana
prossima la sua confederazione
presenterà una proposta di legge
che assume la formula comunitaria
del «lavoro economicamente dipendente»
pur senza inquadramento ge-
rarchico, a cui estendere il complesso
delle leggi che regolano il lavoro
dipendente.
Il commissario dell’Inps nella
sua audizione ha anche fatto il punto
sul milione di lire al mese con cui
il Centro Destra ha convinto milioni
di pensionati al minimo a votare
per lui nel 2001. Alla data del 31
dicembre 2002 risultano 1.597.485
pensioni erogate a residenti in Italia
per un impegno di spesa di 1.050
milioni di euro. Per quanto riguarda
i residenti all'estero, su 211 mila
potenziali destinatari hanno autocertificato
il diritto all'aumento 75mila pensionati
per un costo complessivo di 100 milioni
di euro.
In totale si tratta, dunque, di 1 milione
675 mila pensioni aumentate. Ma
secondo la promessa elettorale
avrebbero dovuto essere 7 milioni.
Il segretario dello Spi Cgil Ettore
Combattente ricorda come insieme
a Cisl e Uil il sindacato dei pensionati
ha denunciato l’appiattimento fra
assegni previdenziali (pensioni al
minimo) e assistenziali, che disincentiva
il dovere contributivo.
Ma c’è anche la questione del cumulo,
in cui chi si autodenuncia per aver
preso indebitamente la pensione lavorando,
viene condonato. Chi invece
è stato onesto, ma non aveva fatto
in tempo a regolarizzarsi, deve
pagare tutto fino all’ultimo euro.