25/1/2007 ore: 10:32
"Assemblea" «Prove d'intesa» tra sindacato e Pd
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Pagina 4 MANOVRE. IL MANIFESTO DS-DL tra sindacato e Pd Ma cosa dice, in concreto, il «manifesto sul lavoro»? Ribadito che «il lavoro è al centro» e che «la piena e buona occupazione è un obiettivo prioritario», sul piano del metodo il manifesto punta tutte le sue carte sulla «necessità della concertazione» e indica per il futuro la scrittura do «un patto per la competitività e lo sviluppo», con tanto di revisione della struttura contrattuale del ’93. Nel merito il manifesto si concentra innanzitutto sul tema della «crescita perché questa crea buona occupazione» e chiede «politiche specifiche per giovani, donne e ultracinquantenni». Le risorse però sono scarse e dunque «bisogna fare delle scelte e stabilire delle priorità: per noi sono combattere il precariato tra i giovani, dare al Paese un rinnovato sistema di ammortizzatori sociali, aumentare le pensioni minime». Formazione continua e innovazione i pedali su cui spingere per avere un’occupazione di qualità; Carta dei diritti (al posto dello Statuto dei lavori) e tutele da allargare il più possibile, con forme integrative di sostegno al reddito concordate tra le parti sociali, le leve su cui fare forza. «Riforma degli ammortizzatori sociali», dunque, con una rete di sicurezza destinata a tutti, atipici e non, che attenui la precarietà ma che non la confonda con la «buona flessibilità». Poi, un sistema di welfare «responsabile», che assicuri sostegno ai disoccupati e ai precari a fronte però dell’impegno di questi alla ricerca attiva dell’occupazione, con l’aiuto dei servizi all’impiego. Infine, sostenere la carriera pensionistica dei giovani, grazie a contributi previdenziali «figurativi» tra diversi periodo di lavoro ma anche alzare le pensioni minime. Sull’età pensionabile, Treu e Damiano sono decisamente per allungarla, anche se in modo «graduale», correggendo lo scalone con i famosi «scalini», ma di certo superando ampiamente «quota 57»: l’idea è quella della «vecchiaia attiva» come unica strada per «rendere praticabile la flessibilità e l’innalzamento dell’età». Oltre allo stop agli incentivi a pioggia e alla lotta al sommerso, è il fronte della riforma pensionistica quello più caldo. Senza dire della revisione dei coefficienti di trasformazione, che «va fatta», tutelando però i lavoratori che vanno in pensione con bassi livelli retributivi. Temi ispidi, per il sindacato, anche se riformista. Il responsabile economico della Cgil, Beniamino Lapadula, apprezza il manifesto ma chiede «un dibattito non tra addetti ai lavori ma con le forze vive della società per restituire centralità al lavoro da parte della politica». Anche Valeria Fedeli, segretaria della Filtea Cgil, presente al convegno al pari di molti esponenti di spicco di Cgil, Cisl e Uil come i segretari confederali Rocchi, Santini e Pirani chiede al futuro pd di «ripartire dal lavoro» e «un confronto più stretto perché il lavoro non può restare confinato al campo sindacale». Agostino Megale, presidente dell’Ires-Cgil, che come Passoni molto si spende per riattivare il canale di comunicazione tra partiti del centrosinistra e Cgil riformista, parla di «una bella sfida, per il pd, che ora deve riempire di contenuti la sua attenzione al mondo del lavoro e alle sue trasformazioni, operando con rigore sia contro i privilegi che contro il massimalismo parolaio. A partire dal tema della flessibilità, che deve uscire dal trito dibattito su cancellare o no la legge 30 e superare le precarietà offrendo tutele e diritti». Lavora per costruire un «nuovo, grande, compromesso sociale che dia pari dignità al lavoro e all’impresa», il riformista Megale e con lui i pontieri sindacali che guardano verso il Pd. Chissà la sinistra Cgil come sarà contenta. (ettore colombo) |