17/7/2007 ore: 11:37

"Analisi" Le parole del Governatore (M.Franco)

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    martedì 17 luglio 2007

    Pagina 3 - Primo Piano

    LA NOTA
      Le parole del Governatore
      e l'eco dell'Unione Europea
        Nella maggioranza sussurri dietro le quinte
        Le critiche dell'opposizione


        di Massimo Franco
          Una stroncatura così asciutta non si ricordava da tempo. Mesi di polemiche, promesse, calcoli sono stati archiviati dal Governatore di Bankitalia, Mario Draghi, con un'affermazione perentoria: «Non esiste un tesoretto da spendere», ha detto ieri davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato. È una picconata super partes a tutte le manovre sulla destinazione del surplus fiscale entrato nelle casse dello Stato. Ma si tratta anche di un atto d'accusa contro una parte dell'Unione, convinta di poter riformare le pensioni senza diminuire le spese: sebbene ormai le tasse, ammonisce Draghi, siano passate «dal 40,6 al 42,3 per cento».
            Per l'estremismo di sinistra, l'analisi rafforzerà il sospetto di un complotto moderato. Ma sarebbe una lettura riduttiva. Il candidato alla segreteria del Pd, Walter Veltroni, ammette che «Draghi ha detto cose dure e difficili ma vere e coraggiose». La sensazione è che il Governatore abbia sostenuto a voce alta quanto molti nel governo sussurrano, per non urtare la maggioranza; e quanto tutti, nell'opposizione, gridano con un'aggressività troppo smaccata per essere credibili. Ma sono ammonimenti che combaciano con quelli europei. E potrebbero essere usati utilmente.

            Offrono un motivo valido sia a Prodi che al ministro dell'Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, per correggere alcune previsioni un po' troppo ottimistiche sulla prossima legge finanziaria. Per il Governatore di Bankitalia, al massimo si è in presenza di una congiuntura favorevole che fa apparire il miraggio di un'abbondanza fittizia. Rimane da capire se e come questa presa di posizione modificherà le decisioni di palazzo Chigi, che sulle pensioni rischia di essere intrappolato fra credibilità e sopravvivenza.

            La riunione di ieri tra il premier, i ministri dell'Economia e quello del Lavoro, Cesare Damiano, e il sottosegretario Enrico Letta, è avvenuta quasi in parallelo. Draghi aveva appena esposto il pericolo di una frattura generazionale, chiedendo «quante tasse pagheranno i giovani per i prossimi dieci anni per sostenere il sistema pensionistico». Ma il Pdci liquida le parole del Governatore come «luoghi comuni ». E il Prc accetta in teoria l'aumento dell'età pensionabile; ma con una serie di distinguo da tabù ideologico.

            Reazioni prevedibili, ma ugualmente sconcertanti, che trovano una sponda nel partitino di Antonio Di Pietro, convinto che «le politiche di governo non possono essere giustificate esclusivamente da valutazioni contabili». Con un simile approccio, la «dottrina Draghi » faticherà a far breccia: nonostante anche la Corte dei Conti avverta che il problema dell'età pensionabile è «ineludibile». Ignorando l'allarme, però, il governo corre il rischio di ritrovarsi Bankitalia magari non all'opposizione, ma sempre più smarcata e puntuta: con un'eco insidiosa a Bruxelles.

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