6/12/2006 ore: 10:04

"50anni" Rassegna sindacale, bene comune

Contenuti associati


    mercoled? 6 dicembre 2006

    Pagina 8 -CAPITALE & LAVORO


    Rassegna sindacale, bene comune
      Mezzo secolo Lo specchio della storia della Cgil. E dunque, in qualche modo, dell'Italia

      Loris Campetti
        La storia di Rassegna sindacale ? la storia della Cgil del dopoguerra. Di conseguenza, spiega il segretario generale Guglielmo Epifani, ? parte della storia culturale dell'Italia. Il giornale della Cgil ha compiuto mezzo secolo di vita un anno fa ma ? stato festeggiato ieri, alla presenza di direttori e redattori odierni e passati, del gruppo dirigente della confederazione e di chi si occupa di informazione sindacale. In questa sala - ha detto il segretario della Fnsi Paolo Serventi Longhi intervenendo alla cerimonia che si ? tenuta ieri al salone Di Vittorio - ?ci sono almeno quarant'anni di giornalismo sindacale?. E se si parla di lotte sindacali e informazione, non si pu? evitare un riferimento al durissimo scontro in atto tra i giornalisti e gli editori che si rifiutano di aprire un tavolo di trattativa per il rinnovo del contratto nazionale di categoria. Editori che arrivano persino a rifiutarsi di sedere al tavolo convocato dal governo, ricorda Epifani denunciando la logica del muro contro muro dei padroni dell'informazione: ?Uno scontro di questo genere non si era mai visto?. Uno scontro voluto dagli editori che pretendono di trasformare le redazioni dei giornali in una giungla, facendo a pezzi diritti e sicurezza. Facendo a pezzi, cio?, la democrazia che ? un bene collettivo degli attori e dei fruitori dell'informazione.

        Da questa considerazione si passa direttamente a un'altra: visto che i giornali e in generale i grandi mezzi di informazione di massa ?sono funzionali ai loro azionisti?, ecco la ragione per cui la Cgil ha bisogno del suo giornale. Ecco perch? ? necessaria Rassegna sindacale al maggior sindacato italiano. Rassegna ora ha messo a disposizione di tutti il suo archivio on-line. Un buon modo per imparare, uno strumento per aggiornare la memoria degli smemorati, quelli che hanno dimenticato le critiche di Di Vittorio all'aggressione dell'Ungheria nel '56. Utile per chi non sa o non ricorda che cosa avvenne in Italia nel biennio '68-'69. Non era facile, ricordano i direttori che si sono succeduti alla giuda di Rassegna, fare cronaca del dibattito interno alla Cgil quando la Cgil era spaccata sulla scala mobile, di qua i comunisti e di l? i socialisti. Era facile mettere due interviste al segretario generale e all'aggiunto a confronto, meno fare una cronaca con il bilancino, 70 di spazio a una parte e 100 all'altra. Una volta le cose riservate andavano trattate con giudizio (e ritardi, e omissis), poi cominciarono il manifesto e Repubblica a mettere in piazza tutto il dibattito interno all'organizzazione e a quel punto, ricorda Roberto Giovannini, l'ex redattore del giornale sindacale e autore del bel libro ?La Cgil e il suo giornale?, l'autonomia di Rassegna e la trasperenza della Cgil si imposero nei fatti.

        Non ? facile trovare un equilibrio tra l'esigenza di fare un giornale di servizio, come ? giusto che Rassegna sia, e l'esigenza di parlare con e alla societ?, e non solo ai militanti della Cgil. E' una contraddizione in fondo positiva, lo scrive Giovannini nel suo libro, lo ricorda Aris Accornero, operaio e intellettuale, padre dei Quaderni di Rassegna. Accornero non risparmia qualche critica all'investimento troppo scarso che la Cgil fa nell'informazione: storicamente se la cava bene nella propaganda, peggio nella stampa. Ma il problema di come fare informazione riguarda non solo i sindacati ma anche i partiti. Riguarda, in particolare la sinistra. Tutti criticano il concetto di bollettino o di organo - un modo paludoso di raccontarsi - ma faticano a trovare il ritmo giusto. Rassegna ? riuscita a fare qualche passo nella direzione giusta, in qualche fase ha scavato (in particolare con i Quaderni), ha formato, ha insegnato anche a scrivere ai dirigenti capaci di parlare.

        Dagli anni Novanta Rassegna ? prodotta da una cooperativa di giornalisti e adesso - ammettono in molti - i conti tornano pi? che in passato. E i giornalisti che la fanno si sentono un po' meno i ?brutti anatroccoli? dell'informazione, pur non pretendendo di trasformarsi, come ricorda Tarcisio Tarquini, presidente dell'Edit Coop, in splendidi cigni. Ora, dice il direttore di Rassegna Enrico Galantini, il giornale per la Cgil non ? pi? un problema ma una risorsa. Solo che le risorse, come ammette lo stesso Epifani, vanno alimentate e qualche investimento in pi? non guasterebbe.

      Close menu