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marted? 21 febbraio 2006
Pagina 23 - Idee/Libri/Dibattito
DIALOGO tra uno dei padri storici del movimento sindacale e l’attuale segretario della Cgil. In un libro Einaudi cent’anni di sindacato e di storia italiana: un confronto non rituale tra memoria e nuove sfide. E con qualche sorpresa
Epifani & Foa il filo rosso del lavoro
di Bruno Ugolini
Non ? un dialogo tra il segretario generale della Cgil, e un vecchio reduce, una specie di ?padre storico? del movimento sindacale. ? un dialogo tra il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, e un giovane ?organizzatore sindacale? senza timori reverenziali. Questo giovane di 96 anni si chiama Vittorio Foa. Il botta e risposta tra i due ? rappresentato nel volume Einaudi Cent’anni dopo, Il sindacato dopo il sindacato. ? uno dei tanti modi voluti dalla Cgil per celebrare non in modo retorico un secolo di storia, guardando al futuro. Ed ? un colloquio serrato tra due socialisti, come sottolinea nella post fazione Guglielmo Ragozzino. Due socialisti, che non credono davvero alla tesi, spesso imperante, relativa al fatto che la sinistra non ci sarebbe pi?. Essere a sinistra oggi - spiega Foa ?vuol dire essere qui e anche altrove, vivere oggi e contemporaneamente domani, vuol dir agire per se e anche per gli altri?. ? un po’ la filosofia dell’anziano segretario della Cgil che ha mantenuto intatta la sua lucida intelligenza e il gusto della scoperta, della conoscenza, dell’ottimismo della volont?, per usare un’antica terminologia. ? il filo conduttore delle cento pagine einaudiane ed ? anche una non banale risposta a quelli studiosi che si vanno chiedendo a che cosa serva il sindacato. Con un altro segretario della Cgil - quello che si prepara al Congresso nazionale di Rimini, ai primi di marzo - che non si ritrae dal confronto, indotto ad approfondire i vari capitoli che formano, come un enorme puzzle, l’Italia di oggi.
Certo questo suo interlocutore, questo straordinario giovane-anziano, si muove spesso con aria sbarazzina e invita innanzitutto i compagni della sua Cgil a non essere conformisti, a conservare la propria autonomia di pensiero. E nel seguito della conversazione non mancano esempi di questa impostazione non burocratica. Come non erano mancati in altri libri di Vittorio Foa, pronto a rilevare, nel sindacato, pigrizie, mancanza di coraggio, adeguamento a certezze irremovibili. Erano stimoli, provocazioni che per? cadevano spesso nel vuoto. La novit? sta che ora il dirigente che ha vissuto gran parte della sua vita accanto a Di Vittorio, Santi, Lama, Novella, Trentin confronta le sue idee apertamente con l’attuale leader della Confederazione generale del lavoro. E trova spesso, risposte, approfondimenti, sintonie e contestazioni.
Come quando solleva un tema che rappresenta un tab? per il movimento sindacale. Lui che ? stato tra le guide dell’azione che port? molti anni fa al disfacimento delle cosiddette ?gabbie salariali?, oggi fa notare come la identit? dei salari rischi di essere solo nominale, perch? il costo della vita varia da zona a zona e nel centro-sud, ad esempio i costi di affitti e prodotti alimentari sono inferiori. Con Epifani che osserva come per? le famiglie meridionali magari hanno costi pi? alti, per poter usufruire di cure mediche o centri universitari specializzati, situati al nord. Oppure non possono recarsi per lavoro in localit? dove i servizi hanno prezzi impraticabili e godono, poi, di una minore possibilit? di occupazione (e di reddito).
Sono temi che richiamano direttamente un argomento caro agli osservatori di tali problematiche. Quello del cosiddetto ?nuovo modello contrattuale? che dovrebbe regolare i rapporti di lavoro. Con Foa che in sostanza invita ad un’?apertura?, proprio per colmare le differenze cresciute nel Paese. Ed Epifani che spiega come queste, per?, aumenterebbero se si accettasse l’idea di ridimensionare il contratto nazionale e misurare la produttivit? laddove si genera. Cos? si ridurrebbe la dinamica media delle retribuzioni, impoverendo ancora di pi? una parte consistente del mondo del lavoro. La via d’uscita per il segretario della Cgil sta invece nell’intervento di riforma del costo del lavoro, nella politica sociale (fiscale soprattutto), nell’offerta di beni comuni come casa, istruzione, sanit?. Ed in una contrattazione territoriale su obiettivi sociali.
? vero che su tali aspetti la polemica con Cisl e Uil appare ancora forte e l’obiettivo dell’unit? sindacale, tanto caro a Vittorio Foa, appare gonfio di difficolt?. Ma anche qui le sue parole non disperano: ?Siamo divisi perch? stiamo ricercando l’unit?, intesa come processo per essere contemporaneamente noi stessi ma anche gli altri, per vedere e capire le loro buone ragioni?. Sono, in questo crescere del racconto a due, i nostri anni dell’insicurezza: ?Se penso alla diversit? dei miei vent’anni provo una sottile angoscia?. Il passato dell’antifascista Foa non ? stato certo facile. Eppure ?la lotta per la libert? gli dava un senso. Oggi occorre ?cercare di recuperare questo senso?. Ed ? compito arduo, chiarisce Epifani, perch? siamo di fronte a persone che hanno condizioni e soggettivit? assai diverse. L’analisi passa in rassegna, alcuni ?soggetti sociali?, come le donne, con Vittorio Foa che racconta di un sapere femminile in pi?, proveniente dal lavoro familiare e di cura. O come gli anziani, visti da entrambi come una risorsa per il Paese. Ancora una volta l’antico segretario della Cgil ricorre alla memoria e racconta di quella volta che in una riunione di mezzadri, stupiti, chiese loro di prepararsi alla morte. Voleva incitarli, in sostanza, ad un invecchiamento attivo.
Mentre per un altro capitolo, quello degli immigrati, una novit? prorompente nel panorama lavorativo, lo stesso Foa lamenta una mancata risposta complessiva alla nascita della legge Bossi-Fini, anche se riconosce l’attivit? condotta in questo campo dai sindacati. Mentre Epifani fa notare come oggi si diano da fare su tali temi, i sindacati, i governi locali, la chiesa, mentre c’? l’assenza di un ?ruolo sociale? dei partiti. E si tocca un punto delicato, le tentazioni che hanno attraversato parte della Cgil nel recente passato: dar vita ad un partito del lavoro. Era l’epoca di Cofferati segretario ma la proposta era stata di Claudio Sabbatini. Furono anni in cui il sindacato svolse un ruolo di supplenza. Epifani rammenta la battaglia sull’articolo diciotto e il merito di Cofferati nel difendere l’autonomia della Cgil. Per l’attuale segretario confederale, comunque, la prospettiva di un partito del lavoro indebolisce lo stesso ruolo del sindacato. I partiti della sinistra devono per?, aggiunge, avere attenzione alle istanze del lavoro. E Foa pesca nel passato, a quando nel 1943 nel Sud ci fu un tentativo appoggiato dagli inglesi (malvisto dagli Usa) di dar vita a un ?Partito del lavoro?dalle forme molto ambigue, con elementi delle Trade Union e dell’estremismo comunista locali. Erano a Salerno ed erano contro Togliatti: Giuseppe Di Vittorio li emargin?.
C’? un intreccio continuo, nell’agile volume, tra l’oggi - anzi il domani - e la realt? che sta alle nostre spalle. Con quei cento anni del pi? grande sindacato italiano che coincidono con la storia del Paese, partono dalla nascita del 1906 (preceduta dallo sciopero generale del 1904). Gi? allora un modo per collegare i lavoratori all’intera societ?. ?Mentre lavorano per s? lavorano anche per gli altri, mentre lottano per i loro diritti lottano per i diritti di tutti?. ? il cuore, l’anima, di un secolo cigiellino. Passa dal patto di Roma, alla riscossa degli anni Sessanta, alla lotta contro il terrorismo sotto la guida di Lama, all’accordo del ’93 con Bruno Trentin che ancora oggi regola i contratti. Dalle lotte bracciantili al taylorismo, alla societ? dell’informazione, alla odierna realt? frantumata. Sono riferimenti che scorrono nel susseguirsi del colloquio. Quasi si fosse alla perenne ricerca di un aggiornamento, di un filo da tirare. Come quando Vittorio Foa indaga su una sfera dei diritti, quale il diritto all’acqua potabile, ?da garantire in qualunque modo, anche indipendentemente dalla libert? contrattuale?. Non ? un affermazione scontata.
E un modo per dire, ci sembra, che lo stesso sindacato dovrebbe auto-limitare la propria azione quando essa, appunto, nega quei diritti primari. Non per eliminare il conflitto ma per trasformarlo in conflitto civile, capace di non nuocere ai cittadini utenti. Sono, certo, tasselli, di un mondo globalizzato e complicato. Come governare - si chiede Guglielmo Epifani - questo insieme, con quali garanzie, tutele, diritti, dignit? delle persone che lavorano e con quale modello sociale? Oppure bisogna rassegnarsi a convivere con tanti sistemi e regolazioni territoriali o agire sulla sfida globale ?mettendo in discussione conquiste raggiunte in cento anni?? Interrogativi ai quali questo libro prezioso abbozza prime risposte. ? la prospettiva di un rimescolamento, cercando in sostanza, per dirla ancora con Epifani, di ?essere meticci senza che questo voglia dire abbandonare diritti e tutele per ognuno e per tutti…?.
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