21/11/2007 ore: 11:50
24 novembre, in piazza senza uomini
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Pagina7 - POLITICA & SOCIETÀ A Roma per la manifestazione nazionale contro la violenza maschile e il patriarcato torna il separatismo, sia pure per un giorno. Ma la storia, assicurano, non si ripete mai Una manifestazione «di donne per le donne». Torna il separatismo, sia pure per un solo giorno e senza ismi, assicurano le giovani promotrici del corteo nazionale di Roma fissato per sabato 24 novembre contro la violenza maschile. Lo scopo è quello di «affermare un nuovo protagonismo delle donne», che da «vittime si fanno soggetto in lotta», relegando gli uomini per un giorno ai margini e non al centro. «Nemici», in quanto portatori di una cultura di violenza, patriarcale e maschilista. Soggetti non da educare ma con i quali va aperto un «conflitto» simbolico. Ai quali è lecito quindi «togliere per un giorno la parola» lasciandoli a guardare e ad ascoltare quel che le donne hanno da dire. Per «riconoscere il valore del protagonismo delle donne». Un modo «anche questo per comunicare», dicono. Non una scelta definitiva, però: perché dal giorno dopo la comunciazione può riprendere il doppio binario. Di primo acchito l'impostazione scelta dalle tante promotrici - singole, associazioni, collettivi - del corteo nazionale del 24 novembre ha un sapore un po' retrò. Eppure la storia di solito non si ripete ed è quindi tutto da scoprire il percorso di queste donne (predominante è la generazione delle trentenni) che hanno convocato l'appuntamento durante un paio di assemblee aperte e spontanee organizzate in un periodo in cui la cronaca quotidiana «di vite femminili spezzate per "amore" di padri, fidanzati o ex mariti» veniva trattata dai media come eventi «ineluttabili» in quanto attribuibili alla devianza dei singoli. E la politica rispondeva come al solito con un approccio securitario e repressivo. Mentre ovviamente per le promotrici della manifestazione «stiamo ormai assistendo impotenti ad un grave arretramento culturale, rafforzato da una mercificazione senza precedenti del corpo delle donne». Il dibattito «uomini sì/uomini no» è stato fin da subito molto acceso anche se poi è andato via via placandosi lasciando il posto ad un «rispettoso confronto» tra posizioni diverse. Tra le più critiche alla scelta separatista senza dubbio la Rete delle donne di Bologna e il movimento Usciamo dal silenzio di Milano. Su posizioni più possibiliste o addirittura sostenitrici, tutte le altre: i collettivi femministi delle aree radicali, dei centri sociali, quelli universitari, i comitati di lesbiche, i centri antiviolenza. Ma anche le donne del forum di Rifondazione, di Sinistra critica e del sindacato. Nell'appello di convocazione si auspica «una grande manifestazione dove tutte le donne possano scendere di nuovo in piazza a fianco delle donne vittime di violenza e per i diritti delle donne» e che deve «riportare il tema al centro del dibattito culturale e politico» italiano. Tra le moltissime adesioni pervenute(controviolenzadonne.org) in tanti esprimono, sia pure in punta di penna, qualche perplessità. Un esempio è l'Arcigay che pur non condividendo la scelta porterà in piazza soltanto le donne omosessuali associate che chiedono però di non dimenticare nella piattaforma «lo specifico delle violenze perpetrate con radici e modalità simili, ma non per questo identiche, nei confronti delle lesbiche». Per le donne di Sinistra critica la scelta separatista è da condividere «non per il gusto di escludere gli uomini su una tematica che li coinvolge direttamente, ma per affermare una soggettività autonoma e libera delle donne, che rifiuti il ruolo di vittime da proteggere e parli in prima persona, senza deleghe», come scrivono in un appello. Un percorso questo, dicono convinte, che non è una riedizione del passato ma una storia tutta da scrivere. |