15/4/2022 ore: 14:51

Vigilanza privata, parlano delegate e delegati

Le voci delle lavoratrici e dei lavoratori che hanno preso la parola alla assemblea nazionale che si è svolta a Roma il 13 aprile

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Tante voci, una grande rabbia, ma anche una forte determinazione. Il partecipato attivo nazionale delle strutture e dei delegati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs del settore Vigilanza Privata e Servizi di Sicurezza ha visto avvicendarsi sul palco le delegate e i delegati di diversi territori, che hanno portato alla platea dell’assemblea la loro esperienza diretta, la loro visione di quanto sta accadendo, le loro priorità e i loro propositi. Tante parole che cercano insieme l’espressione concreta di un’azione di mobilitazione, che possa scuotere il blocco della trattativa imposto da parte datoriale e portare lavoratrici e lavoratori a un rinnovo contrattuale che significhi finalmente emancipazione da livelli salariali drammaticamente inadeguati e condizioni di lavoro non più tollerabili.

Fabio, che è in servizio all’aeroporto di Palermo, racconta di ritardi nei pagamenti, indennità non pagate, fondi di categoria non versati e di un piano concordatario che grava sui lavoratori.

“Occorre una stesura più rigida, e chiara, del nostro contratto, a partire da quanto riguarda il pagamento degli stipendi, che al momento avviene a discrezionalità delle aziende” spiega Fabio. Altro punto dolente è la flessibilità oraria, “autoregolamentata dagli istituti, che decidono ore, fasce orarie e turni fuori sede svolti con mezzi propri, che costringono i lavoratori ad anticipare i costi”. Le indennità dei servizi prestati, poi, “è ferma a 0,65 centesimi per un piantonamento e 2 euro per il radiogeno, per quanti svolgono servizi in porti e aeroporti”. Quindi il grande nodo, l’aumento salariale, “e dopo tanti anni di mancato rinnovo non possiamo accontentarci di poco”.

Su questo è stato già detto molto, sottolinea Fabio, delegato della Lombardia, “adesso è l’ora di fare, spero di vedere al più presto una mobilitazione, scelte più incisive per far ripartire la trattativa. Il segnale dato da Cosmopol e SecurItalia con questa nuova associazione è molto chiaro: sono riusciti ad accaparrarsi un contratto vantaggioso e difficilmente lo molleranno”.

Ma la sofferenza economica è grande, “mette nelle condizioni di accettare lavori pesanti, con tanti straordinari, di saltare riposi e a volte neanche recuperarli, e con l’inflazione che cresce è difficilissimo arrivare a fine mese” dice Joseph, delegato di Brindisi, che solleva anche la questione dei cambi appalti e racconta l’ultimo, vissuto soltanto pochi giorni prima. “Tre lavoratori hanno perso il posto, gli stiamo dando il nostro appoggio e le segreterie gli stanno fornendo assistenza legale, ma guardiamo in faccia la realtà: tre lavoratori con 20 anni di servizio, una professionalità indiscussa e famiglie a carico, sono stati sostituiti da ragazzi a contratto, e non riescono a trovare un’altra occupazione, nonostante Securpol abbia lavoro su Brindisi e chieda ai suoi dipendenti di effettuare turni di 12 ore”. Il lavoro così organizzato diventa insostenibile e contravviene alle norme che dovrebbero garantire salute e sicurezza.

Il problema è la legalità, sostiene Monica, delegata romana. “Abbiamo firmato un contratto illegale che per chi arrivava, come me, dal Multiservizi, o dal Commercio ha significato una perdita retributiva di 300, 400 euro. Per non parlare poi dei cambi appalto, con i quali spesso vanno persi livelli e scatti di anzianità. Questo succede perché ci sono tariffe di assegnazione, soprattutto negli appalti pubblici, al massimo ribasso. Questo contratto ha consentito alle parti datoriali lo sfruttamento dei lavoratori, con il benestare delle istituzioni, nelle quali lavoriamo noi, non loro”.

“Abbiamo affrontato la pandemia in prima linea, con 12, 14 ore di lavoro al giorno aggiunge Monica - spesso saltando i riposi, affrontando quei servizi extra che hanno portato ulteriori guadagni alle aziende e proteggendoci come potevamo”.

Stefano, delegato dell’Emilia Romagna, racconta di disparità di trattamento nelle diverse filiali delle stesse aziende. “È necessario affrontare e risolvere i problemi delle singole filiali, andare incontro alle difficoltà dei lavoratori, che ormai sono assuefatti a questo trattamento: fanno straordinari perché altrimenti non arrivano alla fine del mese e non scioperano per non perdere ore di lavoro”. Una catena che deve essere spezzata per puntare verso un nuovo risultato.

“Dobbiamo inchiodare alle proprie responsabilità il Ministero dell’Interno, prefetture e questure, perché sono loro ad avallare quanto sta accadendo, sono i controllori che non controllano” aggiunge Mauro Caporello, delegato veneto. Lo sciopero, secondo lui, non è sufficiente, bisogna raccontare con insistenza quello che avviene nelle diverse aziende, diffondere le notizie del loro operato, farle conoscere, anche al mercato, per quello che sono.

Manuel, delegato di Grugliasco, ha voluto ricordare all’assemblea che la lotta ha portato anche buoni risultati, richiamando l’esperienza degli operatori dei servizi fiduciari in appalto ad Amazon, inizialmente inquadrati con un salario di 950 euro lordi al mese. L’iniziativa è partita da Torino “con un processo di sindacalizzazione e una prima forma di rivendicazione locale, che ha portato a un accordo territoriale” racconta. Poi è arrivato il cambio appalto, che prospettava un nuovo peggioramento. “Abbiamo fatto un secondo sciopero più esteso, aperto un tavolo con le segreterie nazionali e l’azienda, per arrivare a coinvolgere Amazon. Con l’integrativo aziendale ottenuto i lavoratori avranno un incremento salariale del 30%.” È stata una conquista, dice Manuel, ottenuta grazie al ruolo negoziale delle segreterie e alla lotta, che è partita dalla base.