2/9/2022 ore: 10:30

Rimini: marinai di salvataggio in agitazione chiedono il prolungamento della stagione turistica

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I marinai di salvataggio degli stabilimenti di tutta la provincia di Rimini sono entrati in stato di agitazione sindacale per chiedere il prolungamento del loro servizio fino al 25 settembre, visto il protrarsi della stagione turistica che vede ancora tutte le località balneari popolate da migliaia di turisti.

La protesta è scattata quando nel dibattito pubblico si è palesata l’ipotesi per la quale il prolungamento avrebbe potuto avvenire solo attraverso il dimezzamento del servizio (una torretta di controllo ogni 300 metri) e la garanzia di presidio delle spiagge solo nei fine settimana.

“Proposte a nostro avviso inaccettabili – afferma Maurizio Bardeggia, marinaio con 50 anni di servizio alle spalle e presidente dell’Associazione provinciale di categoria – che non trovano giustificazione, se non in un mero tentativo di risparmio economico da parte dei concessionari”.

Una chiusura al confronto che non si concilia con la decisione di tenere gli stabilimenti aperti solo per “elioterapia” con le ordinanze balneari che fissano invece la sospensione del servizio di salvamento all’11 settembre.

“L’industria del turismo – interviene Mirco Botteghi, segretario provinciale di Filcams Cgil Rimini – riconosce in questo modo l’attività dei gestori, concedendo loro di tenere aperto fino a fine settembre, ma lascia fuori quello che da dieci anni viene considerato come servizio pubblico essenziale la presenza in spiaggia dei marinai di salvataggio”.

Per il segretario generale appaiono poco credibili le giustificazioni dei concessionari che porterebbero a chiudere il servizio, a loro avviso, per la chiusura degli alberghi, la mancanza di personale, assenza di eventi di richiamo o l’apertura delle scuole (fissata in Emilia-Romagna al 14 settembre). “Le spiagge e il mare – dice Botteghi – devono essere sicuri per tutto il mese di settembre, tanto più che proprio in questo mese si colloca parte di quel turismo sociale che coinvolge fasce di utenza bisognosa di servizi, come anziani e famiglie”.

Considerare il servizio di salvataggio come un servizio pubblico essenziale, vietando di fatto ai marinai di scioperare, porta le organizzazioni sindacali a programmare altre forme di protesta: nei prossimi giorni saranno decisi picchetti a presidio delle istituzioni locali per sollecitare un incontro urgente con tutti i soggetti coinvolti (regione e comuni in primis) volto a strutturare una volta per tutte il calendario del servizio, con il prolungamento al 25 settembre per l’anno in corso e una decisione che stabilisca fin d’ora quali dovranno essere i paletti di apertura e chiusura della prossima stagione 2023.

I litorali coinvolti nella vicenda, oltre a Rimini, sono quelli di Riccione, Misano Adriatico, Cattolica e Bellaria Igea Marina.

“Per il 6 settembre siamo stati convocati dal comune di Rimini – prosegue Botteghi – ma la speranza è che si possa spingere per un confronto con tutti i comuni coinvolti. Solo con un’azione coordinata tra tutti si può pensare di ricondurre la discussione alla sua vera essenza, vale a dire che non si può lasciare ai balneari la possibilità di dettare le regole; le istituzioni devono intervenire per assicurare un servizio essenziale quando serva, fino a quando gli stabilimenti sono aperti e i turisti popolano le nostre spiagge”.

“Con meno turisti in spiaggia – ci dice Mario (nome di fantasia), marinaio a Riccione con parecchie stagioni di esperienza alle spalle – il rischio di incidenti o annegamenti aumenta, non essendoci la massa di bagnanti che può accorgersi in pochissimo tempo di un incidente e lanciare l’allarme”. Anche per questo ad un minore afflusso di turisti non può corrispondere un dimezzamento del servizio. “Sulla sicurezza non si può risparmiare – prosegue Mario – e porteremo le aziende a rivedere la loro posizione”.

Anche a chi contesta maggiori costi dovuti a due settimane in più di servizio, Mario risponde che “il tema delle spese è risibile; il costo di una torretta viene ripartito da più stabilimenti e incide per circa 300 euro la settimana, che corrisponde all’affitto di un giorno di una decina di ombrelloni. Dato che parliamo di un servizio pubblico essenziale riconosciuto dalla legge, non diciamo niente di assurdo se pretendiamo che non debba essere soggetto a limiti legati al suo costo, tanto più che in provincia il servizio è assicurato in modo collettivo da associazioni e consorzi, con costi ripartiti equamente tra tutti gli stabilimenti, che non assumono più direttamente i marinai”.

La questione del presidio dei salvataggi si è presentata anche ad avvio di stagione, con un maggio caldissimo e la presenza di molti turisti al mare già dai primi giorni del mese. I marinai hanno però potuto prendere servizio solo dal 28 maggio, come stabilito dalla delibera regionale che lascia sì margini di autonomia ai singoli comuni ma che pare nessuno voglia prendere in considerazione, per non entrare in conflitto con i concessionari.

“Parliamo da anni, ormai, di destagionalizzazione e di sfruttamento oltre il calendario delle potenzialità del turismo – insiste Botteghi – ma non riusciamo a dare alcuna risposta alle richieste di una necessaria e ineludibile sicurezza dei litorali”.

Molto critico nei confronti delle amministrazioni è Filippo (nome di fantasia) marinaio da circa 20 anni a Misano Adriatico. “Il salvamento è l’unico servizio sociale di uno stabilimento – dice – slegato da fattori economici; è un servizio essenziale che va garantito dal primo all’ultimo giorno in cui qualcuno usufruisce dei servizi a mare. Una regola chiara devono darla le istituzioni, non possiamo stare alla volontà dei concessionari. Regione e Comuni devono intervenire con leggi e decreti, che devono poi far rispettare”. E si spinge oltre. “Se siamo considerati servizio pubblico essenziale – dice – dovremmo essere gestiti direttamente dagli enti pubblici di riferimento, con un servizio internalizzato da comuni o Regione; solo così riusciremmo a garantire sicurezza, regolarità e rispetto delle regole”.

“Prevenzione e sicurezza dei bagnanti sono un diritto” interviene ancora il presidente dei marinai di salvataggio di Rimini, Bardeggia. “L’asse portante delle richieste dei marinai – prosegue – è in primis per la sicurezza. È un punto di orgoglio nostro, ma è chiaro che i privati puntano solo sul risparmio economico. La politica e i gestori di alberghi chioschi e bar dovrebbero capire che ascoltando i marinai si garantirebbero servizi migliori aumentando il senso di sicurezza e qualità dei servizi per tutti”.

Un servizio, quello dei salvataggi di Rimini, che negli anni è cresciuto, si è ulteriormente professionalizzato e modernizzato.

“Con il 118 provinciale – conclude Bardeggia – ci coordiniamo per ridurre i tempi di intervento, usando anche attrezzature sempre più moderne; il lavoro dei marinai è altamente professionalizzato, e responsabile. Hanno responsabilità nei salvamenti, rischiano anche la vita e per questo devono essere ascoltati; in tanti anni di attività ho avuto modo di vedere i ragazzi migliorare e migliorarsi. Hanno diritto di farsi sentire, di pretendere diritti e, perché no, che venga riconosciuto anche il lavoro usurante. Quattro mesi di lavoro sicuro e qualificato ce li meritiamo, se li merita il turista, se li merita tutto l’indotto del turismo”.