22/7/2022 ore: 0:38

Pulizie Intesa San Paolo, tagli di ore e filiali sporche

Il cambio appalto non ha garantito in tutte le aree le stesse condizioni economiche e normative

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È un'Italia divisa e ineguale quella che risulta dalla mappa frammentata del cambio appalto per le pulizie delle agenzie della banca Intesa San Paolo su tutto il territorio nazionale. 

L'avvicendamento che ha avuto luogo il primo luglio ha visto una parte degli oltre 20 lotti, in cui l'appalto è stato sporzionato per essere assegnato a una miriade di aziende diverse, ridimensionare fortemente le ore dedicate alla pulizia dei locali delle filiali, che presentano le stesse metrature da pulire, lo stesso numero di scrivanie e la stessa quantità di cestini da svuotare che c'erano prima.

Il cambio appalto a ribasso ha colpito le aree di Friuli Venezia Giulia, Trentino, Veneto, Piemonte, Basilicata, Molise e Puglia, segnando un significativo arretramento nel monte ore di lavoro, con ripercussioni ora gravi ora drammatiche sulle vite di lavoratrici e lavoratori che in alcuni casi, come a Torino, hanno visto crollare la loro presenza anche del 75% e la loro retribuzione, già modesta, precipitare verso cifre ben lontane dalla soglia minima di sussistenza.

"Il capitolato è uguale per tutte le imprese - spiega Giovanni Dalò, Filcams Cgil nazionale - ma con alcune imprese aggiudicatarie si è riusciti a perfezionare il passaggio di tutto il personale alle stesse condizioni economiche e normative e con altre no. A fare la differenza certamente è il prezzo al quale le aziende si sono aggiudicate il servizio, uno scarto che va a gravare su lavoratrici e lavoratori, visto che in questa attività il 90% del costo è rappresentato dalla manodopera".

Da parte della banca nessuna intercessione e, riferisce Dalò, scarsa attenzione da parte dell'istituto nei confronti del cambio appalto e delle sue aspre conseguenze. "I responsabili del procedimento, pur sollecitati dalle Organizzazioni Sindacali, si sono tenuti fuori da questa situazione, senza preoccuparsi di quanto avveniva a lavoratrici e lavoratori".

"Poche ore, banche sporche" hanno ricordato gli addetti in presidio a Torino lo scorso 8 luglio. I tagli hanno colpito in percentuale diversa le singole zone, ma sono stati particolarmente pesanti nel capoluogo piemontese e nella sua provincia.

"Stiamo parlando di più di 100 filiali e di circa 130 lavoratori coinvolti" dice Sarah Pantò, Filcams Cgil Torino. "La ditta subentrante, la friulana Ideal Service, ha effettuato un taglio delle prestazioni tra il 50 e il 60%, con picchi del 75%, andando a colpire individualmente singole lavoratrici, che avevano già parametri contrattuali molto bassi".

E racconta di una di loro, passata da 16 ore a tre ore e 45 alla settimana, con interventi di 45 minuti al giorno. "Neanche il tempo di indossare la divisa e cominciare a pulire che è quasi ora di andare via, e soprattutto passando da uno stipendio di 400, 500 euro a uno che oscilla tra gli 80 e i 100. Senza contare - aggiunge la funzionaria - che le filiali comunque sono sporche, perché già con la ditta precedente le ore erano appena sufficienti per portare a termine le pulizie".

Alla Ideal Service sostengono che Intesa San Paolo ha fornito loro dati non rispondenti alla metratura effettiva dei locali, la banca invece punta il dito contro la ditta e la sua volontà di abbattere i costi. "Ma la responsabilità come sempre è condivisa - puntualizza Sarah Pantò - e non è mai stato tanto evidente. Poi I Intesa San Paolo e Ideal Service parlano di metri quadri, noi parliamo di lavoratori". 

È l'annosa storia degli appalti, che si ripete in modo sempre più incurante e spregiudicato. Una deriva che sta interessando il mondo delle banche, su tutto il territorio nazionale.

Ma se il presidio torinese - seguito poi il 14 luglio dalla mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori abruzzesi - non sembrava aver scosso più di tanto la committenza, sono state le condizioni delle filiali a richiamare l'attenzione e accendere la protesta dei bancari, che in alcuni casi hanno dovuto provvedere personalmente a completare l'igiene carente del loro ambiente di lavoro.

"L'azienda ci ha chiesto un incontro, ancora da calendarizzare, per la fine di luglio, data entro la quale conta di aver terminato le valutazioni della metratura delle banche, per le quali erano stati previsti circa tre mesi", racconta Pantò. 

Più del rispetto per le lavoratrici e i lavoratori potè lo stato pietoso delle filiali di Intesa San Paolo quindi, a dimostrare, se ce n'era bisogno, che il taglio di quelle ore era stato sproporzionato e lontano dalla realtà del lavoro.