29/4/2022 ore: 14:52

Pam Panorama, 255 esuberi strategici

Dal Lazio a Emilia Romagna e Toscana, il disegno appare lo stesso: ridurre il vecchio personale per reintegrarlo in parte a un minor costo del lavoro ​

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Ridimensionamento degli ipermercati, riduzione delle superfici e quindi del personale. È lungo queste direttive che negli ultimi anni Pam Panorama si è mossa, concentrando l'opera di contenimento in alcune regioni: Lazio soprattutto, ma anche Toscana ed Emilia Romagna.

Osservando con più attenzione l'evoluzione della politica aziendale nei territori interessati, quella che salta agli occhi è piuttosto la sua assenza. La sensazione è quella di un progressivo disarmo, della rinuncia a una presenza competitiva nel mercato.

Dopo la caduta della reinternalizzazione dei servizi di pulizia e igienizzazione dei punti vendita, che ha acceso una mobilitazione nazionale approdata lo scorso novembre al Ministero dello Sviluppo Economico, il 31 marzo è arrivata la procedura di licenziamento collettivo, che ha colpito pesantemente il Lazio, con i suoi 10 punti vendita interessati e gli oltre 200 esuberi, a seguire l'Emilia Romagna, con 16 esuberi a Sassuolo e altrettanti a Parma, e la Toscana, che ne conta 15 tra Pistoia e Grosseto.

"Eravamo arrivati alla manifestazione al Mise già molto preoccupati per la tenuta dei livelli occupazionali e dei conti economici" racconta Maurizio Alberighi, Filcams Cgil Roma Lazio. "Era da tempo che chiedevamo a Pam Panorama di presentare un piano industriale, di dare una prospettiva delle politiche commerciali e di rilancio". Ma più che rilancio, l'azienda si è orientata sulle citate riduzioni. "Su alcuni ipermercati era già intervenuta in maniera importante, come quello di Lunghezza, dove è stato applicato il contratto di solidarietà. Un modello di riconversione dalle linee ancora poco chiare". E il primo incontro, il 12 aprile, non ha portato luce su prospettive di rilancio e piani industriali, e tantomeno su eventuali soluzioni alternative ai licenziamenti, spiega sempre Alberighi. Il prossimo incontro, alla presenza del direttore generale dell'azienda, si terrà il 6 maggio. "Per noi l'obiettivo primario è scongiurare i licenziamenti, riuscire a mettere in campo altri strumenti, dagli ammortizzatori agli accordi di espansione, ove sia possibile, agli esodi incentivati. Una procedura di questa portata nel nostro territorio sarebbe drammatica, proprio in termini di sostenibilità della rete, soprattutto nell'area tra Frosinone e Latina".

Le lavoratrici e i lavoratori di Sassuolo hanno scioperato due settimane fa, "uno sciopero a sorpresa che ha visto un'altissima partecipazione" racconta Cinzia Pinton, Filcams Cgil Modena.

"I lavoratori a gennaio si erano visti arrivare una cassa integrazione discriminatoria, destinata solo ad alcuni reparti. Una anticipazione di quanto è avvenuto in seguito, l'avvio della procedura solo su alcuni reparti". Un criterio che l'azienda utilizzava già da tempo e al quale la Filcams si era già opposta. "A giugno dello scorso anno abbiamo formalizzato una sorta di accordo per l'interruzione della cassa integrazione, perché ricorrendo a uscite incentivate, cassa a zero ore volontaria, spostamenti su alcuni reparti e disponibilità al part-time avevamo trovato una copertura per questi esuberi. Abbiamo vissuto qualche mese di pace, poi è partita la vertenza legata alla questione delle pulizie".

La rabbia, dice Pinton, è tanta. "Dichiarano un numero di esuberi impossibile, a Sassuolo 16 dipendenti su 86. Le strutture colpite non sarebbero più in grado di offrire un servizio adeguato alla clientela e per chi resta il lavoro diventerebbe insostenibile".

Vi si legge una strategia aziendale - eccone una, quindi - per liberarsi dei contratti meno flessibili. "Non è fare impresa, non è rilanciare l'azienda, è soltanto andare a toccare i vecchi contratti".

In Toscana Pam Panorama era sbarcata 15 anni fa acquisendo la catena Superal, "con una forte contrattazione integrativa - spiega Stefano Nicoli, segretario generale Filcams Toscana - quindi ci sono ancora i vecchi assunti e i diritti di quella contrattazione. Ma nell'arco di questi anni ha messo in campo un'azione meramente difensiva e di forte regressione, anche rispetto al numero degli addetti". Il gioco è lo stesso, "cercare di fare uscire quanto possibile il vecchio personale, che ha condizioni economiche migliori, per farne entrare altro a un costo del lavoro più basso e in proporzioni non equivalenti, ovvero ne vanno via tre e ne entra uno".

Il bilancio è sconfortante. "Abbiamo avuto aperture di procedure di mobilità a ritmo quasi annuale. Quest'ultima interessa tre punti vendita, uno a Pistoia e due a Grosseto, 15 esuberi in tutto. In questi anni abbiamo assistito alla destrutturazione di un'insegna che in Toscana aveva un peso importante: un'azienda che ha scelto di arretrare, in termini di quote di mercato e di diritti dei lavoratori, una gestione mirata a ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo".

Dipendenti dimezzati in poco più di 10 anni, sempre meno cura del servizio, addetti che coprono da soli gastronomia, forno e pescheria saltando da un banco all'altro, prezzi non più competitivi e scarso assortimento. "Hanno lasciato andare quelli che erano i loro punti di forza e perso il passo nei confronti dei loro forti competitor. In questo modo il bacino di riferimento non può che andare a ridursi".

Anche in Toscana si sta cercando di praticare soluzioni alternative al licenziamento, tra accordi di conciliazione e prepensionamenti.

Tirando le somme, da una regione all'altra, lo scenario è lo stesso: riduzione del personale e dei diritti, peggioramento delle condizioni di lavoro per chi resta, a fronte di turni festivi inderogabili. E su tutto spicca - da Roma a Sassuolo e Parma, da Pistoia a Formia - la medesima, desolante assenza di progettualità e di investimenti.