25/3/2022 ore: 15:36

Non siamo solo un costo, siamo una risorsa

I dipendenti delle Farmacie Comunali di Ferrara scrivono una lettera al presidente di Assofarm

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Un rinnovo contrattuale che manca da sei anni, da una parte, e un compendio delle posizioni di parte datoriale che quel rinnovo hanno reso impossibile, affidate a una lettera, dall’altra.

È su questo terreno aspro e infruttuoso che si genera la missiva elaborata e inviata dai dipendenti delle Farmacie Comunali di Ferrara al presidente di Assofarm, Venanzio Gizzi.

Le argomentazioni delle lavoratrici e dei lavoratori ferraresi muovono dal ritardo del rinnovo, ricordando che “l’ultimo CCNL del 2015 è stato sottoscritto a condizioni tutt’altro che favorevoli per i dipendenti, introducendo elementi divisivi e discriminatori tra loro e la firma è arrivata dopo che Assofarm aveva provveduto a stracciare il precedente”. Risultato, un documento unilaterale non concordato.

Ma il primo punto nel mirino è l’aumento salariale di 120 euro lordi, che arriva insieme a un incremento di due ore lavorative alla settimana che di fatto riduce i benefici dell’aumento a una cifra risibile. Una proposta giudicata “offensiva” dai lavoratori, e che il presidente Gizzi motiva con le spinte della competizione del mercato: la competizione, in sostanza, si affronta solo abbassando il costo del lavoro.

“Il personale è un costo quando non risulti adeguato alla mole di lavoro e di servizio che produce” rispondono i farmacisti, ma a chi spetta armonizzare personale ed esigenze? “Perché non si parla mai degli altri centri di costo delle nostre aziende, di ciò che attiene il piano industriale, la gestione, le spese, le sovrastrutture, che pure incidono e non poco sui bilanci finali”, chiedono.

“Signor Presidente, ce lo lasci dire una volta per tutte: siamo stanchi di essere continuamente etichettati come costo e mai riconosciuti come risorsa”, e questo a fronte di un impegno totalizzante, che richiede l’assunzione di importanti responsabilità nei confronti dell’utenza.

Non meno irrisorio è giudicato l’altro incremento economico, i 25 euro per i nuovi servizi, un’inezia paragonata al carico di formazione e organizzazione necessario. Dell’Una Tantum per il periodo di vacanza contrattuale, poi, nessuna traccia.

Non ci sono laureati con cinque anni di corso e obblighi formativi obbligatori, ricordano i farmacisti, che abbiano uno stipendio simile al loro. E anche il paragone salariale proposto da Gizzi tra addetti del pubblico e del privato viene smontato: non esiste parità di mansioni, perché nelle farmacie comunali “i dipendenti sono responsabili di ogni attività vi si svolga e ne rispondono in prima persona”.

È vero, concordano, “il futuro delle farmacie non può prescindere dal loro riconoscimento e integrazione all’interno del Sistema Sanitario Nazionale”, ma è ai tavoli con le Asl, dove non siedono i lavoratori, che queste ragioni devono essere promosse.

“Troppo spesso operiamo affiancando o sostituendo le aziende sanitarie gratuitamente o per pochi spiccioli. Troppo spesso attività più remunerative vengono sottratte dalle Asl alle farmacie in cambio di altre che lo sono assai meno”.

I due anni di pandemia hanno messo in evidenza la funzione di “braccio operativo e front-office del sistema Sanitario” che le farmacie sono in grado di offrire. Un servizio prezioso, che è stato svolto fin dal primo momento, quando le protezioni personali erano ancora inadeguate, facendo turni supplementari per sostituire il personale che si ammalava. A tutto questo si è aggiunta poi l’attività dei tamponi.

Non siamo eroi, dicono i farmacisti ferraresi, ma nemmeno un mero costo.

Per quel che riguarda la minaccia ostentata delle privatizzazioni, i lavoratori ricordano che rappresenta un rischio per loro come per la controparte, perché “se sparissero le aziende, sparirebbe anche Assofarm”. Il nodo, precisano, è essenzialmente politico e “attiene alla volontà delle Amministrazioni di avere o meno aziende farmaceutiche pubbliche su cui puntare per fornire servizi ai propri cittadini”. E la competizione con il privato la vedono come una dinamica virtuosa, che porta a migliorare la qualità del servizio.

“Le nostre aziende hanno un bilancio economico e uno sociale. Facciamoli valere entrambi – suggeriscono - diamo valore e dignità anche a tutti quei servizi che magari producono meno reddito ma vanno incontro ai bisogni della gente, in particolare le fasce più deboli economicamente e socialmente”.

La lettera tocca molti punti nodali e restituisce un quadro eloquente dell’operatività e delle necessità del comparto e “ci sarebbero tante altre cose da aggiungere – scrivono i farmacisti ferraresi - ma confidiamo che, se riprenderete una trattativa seria e libera da preconcetti con i nostri rappresentanti, potranno essere affrontate con la serenità che richiedono”.

“La lettera inviata spontaneamente dalle lavoratrici e i lavoratori delle Farmacie di Ferrara tratta in modo dettagliato i temi del rinnovo contrattuale – commenta Chiara Ferrari, segreteria Filcams Cgil Emilia Romagna – e porta al centro dell’attenzione il rapporto che esiste tra i lavoratori e le organizzazioni sindacali, ricostruendo il senso di una connessione che spesso le associazioni datoriali dimenticano quando contestano le posizioni intransigenti, tacciate di anacronismo, dell’azione sindacale. I sindacati rappresentano i lavoratori e nelle istanze che promuovono c’è tutta la loro forza”.

È difficile, aggiunge Ferrari, comprendere il richiamo alla responsabilità che arriva dalle associazioni datoriali. “I protocolli sulla salute e la sicurezza messi a punto e i tanti accordi per gli ammortizzatori sociali sottoscritti negli ultimi due anni testimoniano come le organizzazioni sindacali siano state sempre presenti e non si siano mai sottratte alle loro responsabilità”.