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NEGOZIARE LA SOSTENIBILITA’: L’ESPERIENZA DEL TURISMO, I CASI DEL TERZIARIO

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24 novembre 2004

NEGOZIARE LA SOSTENIBILITA’: L’ESPERIENZA DEL TURISMO, I CASI DEL TERZIARIO

« Ci stiamo muovendo verso nuove frontiere della contrattazione » ha detto Ivano Corraini alla conferenza nazionale « Investire nella sostenibilità. Lo “sviluppo” che vogliamo », organizzata dalla Cgil martedì 23 e mercoledì 24 novembre a Roma. « Si tratta di declinare il nostro vecchio mestiere in una nuova prospettiva ».

La Cgil ha discusso di economia sostenibile. Lo ha fatto con una conferenza di due giorni, proponendo al tavolo dei conferenzieri un esteso ventaglio di sindacalisti, di rappresentanti delle associazioni imprenditoriali, di governanti italiani e europei, di ricercatori universitari. Obiettivo dichiarato quello di portare un ulteriore tassello al dibattito sulla crisi attraversata dall’economia e all’idea che è possibile costruire un altro tipo di sviluppo, recuperando risorse dallo spreco, riducendo le passività che pesano sul sistema economico e sociale, investendo queste risorse altrimenti perse anziché consumare ogni volta risorse nuove.

La conferenza, aperta dalla relazione di Paola Agnello Modica, segretaria confederale, e conclusa da Guglielmo Epifani, ha visto gli interventi tra gli altri di Luciano Gallino, Giovanni Berlinguer e Wolfgang Sachs, di Savino Pezzotta, Luigi Angeletti Joël Decaillon e Emma Marcegaglia, di Luzia Fati, A. Gutierrez Vegara e di Renato Soru.

L’intervento di Ivano Corraini, svolto nella seconda giornata della conferenza nell’ambito della sessione «Negoziare la sostenibilità», ha immesso nel confronto le esperienze che la Filcams, con Fisascat e Uiltucs, sta da qualche tempo portando avanti nel turismo e, dall’ultimo rinnovo contrattuale, nella distribuzione commerciale.

Affrontare il tema della sostenibilità, ha premesso Corraini, per il «nostro vecchio mestiere» significa declinarlo in una nuova prospettiva «per dargli una coerenza in più».

Tuttavia, se questo è vero in generale, per il terziario negoziare la sostenibilità assume una specificità del tutto particolare, poiché se le categorie della produzione possono valutare la sostenibilità del prodotto all’interno del processo produttivo, per il terziario questo si realizza nella fase finale della commercializzazione e della fornitura del servizio.

«Questo comporta qualche difficoltà aggiuntiva» perché a differenza del prodotto il servizio esiste e si consuma proprio nel momento della sua fornitura, «è in quel momento che viene percepito, non si può testare prima».

«Proprio tenendo conto di questa peculiarità – ha sostenuto Corraini – per noi la sostenibilità di un prodotto, di un investimento, di un piano di sviluppo, deve poggiare, certo sulla sostenibilità ambientale e su quella economica, ma anche sulla sostenibilità sociale intesa come difesa e valorizzazione dei diritti della persona, del lavoro, dei diritti sindacali».

È quella che è definita “clausola sociale” e che sta via via entrando «non dico come valore ma più semplicemente come regola accettata» nelle negoziazioni con le contraparti e con le istituzioni.

«Per un centro commerciale – esemplifica Corraini – quando si insedia o quando si amplia, si deve certamente considerare il suo interesse economico, l’impatto ambientale, i criteri urbanistici, ma per avere il titolo amministrativo necessario si deve impegnare al rispetto della clausola sociale, che vuol dire il rispetto dei contratti in essere».

E ancora con un altro esempio: «Le banane che vengono dal Costarica non solo devono essere state coltivate senza usare pesticidi, ma anche senza che siano stati impiegati bambini e magari ammazzati sindacalisti che li stavano difendendo».

È una specificazione forte, questa introdotta da Corraini, perché «noi possiamo ritenere sostenibile lo sviluppo turistico che difende e preserva le coste, il mare, i centri storici, si oppone alla cementificazione, difende e preserva la cultura di un paese, realizza una economia integrata con gli altri fattori del paese in cui insiste, ma anche se non si regge sullo sfruttamento minorile, sulla negazione dei diritti sindacali, se non fa diventare occasione di sviluppo lo sfruttamento sessuale dei bambini. In altre parole, un turismo è sostenibile se difende l’ambiente e non lo deturpa perché è una ricchezza, se difende la persona e non la viola perché essa è una ricchezza non inferiore all’ambiente, se difende il lavoro e i diritti nel lavoro perché essi sono la ricchezza di cui si alimenta la qualità del lavoro».

Il sindacato, ricorda Corraini, ha un ruolo negoziale fondamentale nella difesa dell’ambiente, nell’uso del territorio, così come deve avere un ruolo importante nell’assunzione di responsabilità sociale dell’impresa.

Le federazioni sindacali del terziario hanno fatto «le esperienze più valide e strutturate» nel turismo, ma via via queste esperienze le stanno estendendo agli altri settori.

«Su questa strada – dice Corraini – intendiamo concentrare la nostra attenzione sul processo di commercializzazione del prodotto e sulla dimensione sociale della sostenibilità nella distribuzione organizzata. L’obiettivo è quello di realizzare codici di comportamento per i quali le imprese inizino un percorso di sostenibilità sociale per i prodotti da loro commercializzati».