25/3/2022 ore: 15:54

Il caso dello Sheraton e il futuro del Turismo

Nella vicenda dell’albergo romano un’anteprima della deriva liberista che potrebbe investire il settore

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Il 21 marzo è arrivata al suo termine la fase amministrativa del tavolo che era stato aperto per l’hotel Sheraton, in seguito all’annuncio del licenziamento dei suoi 164 lavoratori.

Alla chiusura formale del confronto si è sommata l’ermetica indisponibilità dell’azienda, che ha respinto anche la possibilità offerta dalla Regione di attivare gli ammortizzatori e coprire il periodo dedicato alla ristrutturazione dell’albergo. 

La lotta dei lavoratori, l’impegno dei sindacati, l’intervento dell’amministrazione pubblica e l’attenzione mediatica sviluppatasi intorno a un evento così emblematico non hanno scalfito la tenuta del progetto dell’azienda: sacrificare senza esitazione 164 lavoratrici e lavoratori, sorvolando senza cura alcuna sugli anni di servizio prestati nell’albergo romano e disinteressandosi degli effetti disastrosi che le loro scelte imprenditoriali avrebbero avuto su 164 vite e 164 famiglie, e perseguire l’unico fine di un ricambio contrattuale che comporti un abbassamento del costo del lavoro.

Una strategia disumana che si sta già perpetuando in altre strutture, a Roma e altrove.


L’emergenza sanitaria ha colpito duramente il settore del Turismo, ma a farne tragicamente le spese, come dimostra con crudezza la vicenda dello Sheraton, sono solamente i lavoratori, trattati senza esitazione come carne da macello. Dopo due anni di cassa integrazione e di salario ridotto, è arrivato il licenziamento.

Ci sono stati i ristori, ci saranno altri contributi in arrivo con il Pnrr, è stata riconosciuta la condizione peculiare di crisi che ha investito un settore così vitale e rappresentativo per il nostro paese, ma non è stata fatta la cosa più importante, quella che avrebbe evitato lo scempio di interi comparti e il disprezzo dei loro addetti: non è stato prorogato il blocco dei licenziamenti.

Quello che è avvenuto allo Sheraton e che sta avvenendo in altre strutture ricettive e non solo, è un evento determinante che traghetta il settore del Turismo verso una ulteriore precarizzazione e svendita delle professionalità che ne costituiscono la base operativa: alla provvisorietà del lavoro stagionale, che rappresenta larga parte degli impieghi della filiera, si aggiungono la provvisorietà e l’impoverimento del resto della forza lavoro, lasciata nelle mani di aziende libere di gestirla con indifferenza.


La perdita dei diritti e della sicurezza occupazionale non mancherà di riverberarsi nella qualità del servizio e dell’offerta turistica: è questo che si sta consumando, tutelando unicamente le parti datoriali. È questo che il Governo ha scelto di fare: avviare la decostruzione di un complesso congegno produttivo che è sempre stato orgoglio e vanto italiano e che da qui in avanti potrebbe non esserlo più.

Vogliamo chiudere ricordando le parole di alcuni dei lavoratori dello Sheraton che abbiamo ascoltato in questo periodo difficile.

Antonella. “Non ci aspettavamo che accadesse questo dopo il Covid. Per loro siamo numeri, non persone”. Milena.“Io oggi non sono più Milena, sono solo un contratto a tempo indeterminato di cui l’azienda vuole liberarsi”. Soave.“Chi ha un contratto nazionale non deve più entrare in questo albergo, quasi fosse una colpa essere garantiti e tutelati. Noi chiediamo alla politica di intervenire”.

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