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CONTRATTO TERZIARIO, DISTRIBUZIONE COMMERCIALE, SERVIZI: ALTRE DUE GIORNATE DI SCIOPERO CONTRO LA SORDITA' DI CONFCOMMERCIO

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21 novembre 2007

CONTRATTO TERZIARIO, DISTRIBUZIONE COMMERCIALE, SERVIZI: ALTRE DUE GIORNATE DI SCIOPERO CONTRO LA SORDITA' DI CONFCOMMERCIO

Le segreterie nazionali di Filcams Fisascat Uiltucs e le strutture territoriali, dopo la massiccia adesione allo sciopero del 16 e 17 novembre, hanno proclamato un nuovo sciopero in due giornate: una nazionale e una territoriale. Questo il comunicato.


«Il 20 novembre 2007 si è tenuta la riunione unitaria delle strutture di FILCAMS FISASCAT UILTuCS per effettuare una valutazione sull’ andamento dello sciopero per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro del Terziario Distribuzione e Servizi effettuato il 16 e 17 novembre e per decidere le ulteriori iniziative di lotta a fronte della rottura delle trattative decisa da Confcommercio.

«Le organizzazioni sindacali hanno proclamato ulteriori due giornate di sciopero, di cui una giornata sarà effettuata venerdì 21 (per chi lavora cinque giorni) e sabato 22 dicembre (per chi lavora sei giorni) e l’altra a livello territoriale le cui modalità potranno anche essere articolate.

«Lo sciopero è stato indetto visto la totale assenza di dialogo con Confcommercio, la quale effettua “esternazioni” sulla stampa anziché sedersi al tavolo di trattativa. Confcommercio dichiara infatti che " Le trattative sono ferme, non sugli aumenti salariali su cui c'è disponibilità a discutere, ma perché la piattaforma sindacale arriva a costare troppo e che occorre parlare di incrementi di produttività certi, di flessibilità organizzativa, di una diversa organizzazione degli orari di lavoro".

«È evidente la loro intenzione di avere mano libera sui tempi di vita e di lavoro delle donne e uomini che lavorano nel commercio, ovvero " vieni a lavorare quando c’è bisogno: oggi puoi lavorare 10 ore domani 4 e poi si vede di volta in volta".

«Così come sul salario non hanno mai avanzato proposte, salvo dire che i costi devono essere recuperati in qualche modo. Vi sono poi aziende come Mediaworld che decidono di "elargire 30 danari" ai propri dipendenti quale anticipo sui futuri aumenti, cercando così di rompere il fronte dei lavoratori.

«In gioco non ci sono solo i soldi, c’è ben altro: il contratto collettivo nazionale di lavoro che oggi definisce diritti e tutele per tutti i lavoratori dalle piccole alle grandi imprese e forse è questo che Confcommercio vuole smantellare.

«Non siamo disponibili a lasciare che il tempo di vita e di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori sia deciso unilateralmente e individualmente dalle imprese. Occorre conciliare le rispettive esigenze, cosa che è stato fatta da trent’anni a questa parte.

«Le organizzazioni sindacali si sono dichiarate soddisfatte per l’ alta adesione allo sciopero, nonostante le pressioni, i ricatti che molte imprese hanno effettuato sui singoli lavoratori, in particolare sui giovani, minacciandoli, "se avessero scioperato", di messa in mobilità, di non passare mai i part-time a tempo pieno. Hanno utilizzato in modo massiccio interinali, promoter, marchandiser, capi reparto, mettendoli alle casse al posto dei lavoratori in sciopero. Tutte attività antisindacali.

«Nonostante le tante intimidazioni individuali, lo sciopero è riuscito e lo dimostrano i dati perché quando una serie di aziende commerciali chiudono, quando in una serie di ipermercati, supermercati si raggiungono punte del 90%, quando in alcune catene i lavoratori scioperano per la prima volta, sfidiamo chiunque a dire che lo sciopero è fallito.

«Così come lo dimostrano i presidi che si sono tenuti in tutt’Italia con la presenza di tante ragazze e ragazzi. È stata inoltre elevata la solidarietà che i cittadini ci hanno espresso non andando a fare la spesa il 17 novembre.

«Che Confcommercio rifletta!»