26/11/2004 ore: 17:47

CIT: SCIOPERO GIOVEDI’ 9 DICEMBRE «CONTRO LA RASSEGNAZIONE E L’ IGNAVIA»

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26 novembre 2004

CIT: SCIOPERO GIOVEDI’ 9 DICEMBRE «CONTRO LA RASSEGNAZIONE E L’ IGNAVIA»

Giovedì 9 dicembre i lavoratori Cit (Compagnia italiana turismo) e società collegate saranno in sciopero. Una manifestazione-presidio si terrà davanti alla presidenza del Consiglio dei ministri a Palazzo Chigi.

La decisione è stata presa dalle segreterie di Filcams Fisascat Uiltucs e dal coordinamento nazionale Cit per contrastare l’impressione che vinca ormai la rassegnazione e l’ignavia nell’attendere risposte e passi che non arrivano.

«Si è trattata di una decisione, lo sciopero, a lungo meditata – dicono i sindacalisti del coordinamento – ma inevitabile al punto in cui si è arrivati. L’attesa e l’intervento a posteriori non bastano più. Per questa ragione abbiamo chiamato i delegati e le strutture territoriali, che già hanno sviluppato iniziative locali, e tutti coloro che hanno a cuore il futuro Cit, a una manifestazione a Roma» .

I sindacati ritengono che per salvare la compagnia si debba «affidare la gestione della nuova Cit a mani capaci di tutelare, oltre agli interessi dei lavoratori dipendenti, anche l’immagine, il ruolo e il marchio storico del turismo italiano, potenzialmente capace per le sue strutture all’estero e l’esperienza maturata di sviluppare un consistente volume di incoming».

Anche i sindacai dei dieci comuni sui quali insistono villaggi e imprese Cit avevano perorato, con una lettera al ministro Marzano, l’idea di una nuova Cit.

Purtroppo, dicono i sindacati, il governo disattende una dinamica gestione della crisi, non prende decisioni e non ascolta i soggetti interessati.

«Il governo continua a non convocare né i sindacati di categoria né le confederazioni, e l’attesa di un incontro rischia di dare l’impressione che stia vincendo la rassegnazione».

Anche le iniziative di salvaguardia per via ordinaria possono essere, in questa situazione, controproducenti.

«Le vertenze presso la magistratura – spiegano i sindacalisti – per assicurare la tempestiva corresponsione degli stipendi, rischia non solo di non risolvere il problema, ma anche di innescare un effetto domino che può produrre il blocco ulteriore dell’attività aziendale, un collasso definitivo, certamente non auspicabile».