11/2/2022 ore: 16:18

Claudia delegata decathlon Caltanissetta racconta le difficoltà della Sicilia

A pagare le conseguenze non solo della crisi ma anche dell’indifferenza politica sono state e sono, ancora una volta, le donne

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Strappa due applausi dalla platea Claudia Cammarata, Delegata Decathlon per la Filcams Cgil Caltanissetta, intervenuta all’Assemblea Organizzativa della Cgil “Il lavoro crea il futuro”.
Il primo quando si presenta, perche Claudia, da poco in Cgil, si avvicina al sindacato grazie al suo cammino all’interno dell’associazionismo in quanto presidente dell'Anpi Gino Cortese di Caltanissetta.

“È con grande onore, senso di responsabilità e di rivendicazione che sono qui a rappresentare un territorio, la Sicilia, che al di là di ogni retorica e narrazione poetica, si presenta tra i più complicati da raccontare e da rappresentare. Ma proprio per questo è ancora più necessario, ancora più urgente dare voce in un contesto di così ampio respiro a chi è rimasto a lavorare, quindi a vivere – spesso a sopravvivere – in una terra che costituisce un banco di prova importante di tutto il cambiamento sociale del nostro Paese.

Ciò che salta agli occhi non è tanto la seppur innegabile mancanza di opportunità ma è la matassa di precarietà entro cui si dimenano le lavoratrici e i lavoratori, specialmente del Sud, a qualsiasi livello e categoria. In particolare, nel settore privato: quest’ultimo che rappresento nello specifico non solo come lavoratrice ma anche come Filcams dell’ultima provincia d’ Italia – Caltanissetta – tende sempre di più ad acuire l’instabilità di chi vi lavora con l’applicazione di forme contrattuali a tempo determinato in cui la promessa di rinnovo è legata a vere e proprie forme di schiavitù e ricatto.”

Claudia racconta come la crisi sanitaria, economica e sociale ha ulteriormente peggiorato un mondo del lavoro fortemente precario, ricadendo, ancora una volta sulle fasce più deboli: “A pagare un prezzo altissimo sono ancora una volta le fasce più deboli e povere della società. Sono ancora una volta le giovani generazioni che subiscono le conseguenze delle contraddizioni di un sistema che vede nei diritti e nella sicurezza un costo da tagliare in favore del profitto.

“A pagare le conseguenze non solo della crisi ma anche dell’indifferenza politica sono state e sono, ancora una volta, le donne” prosegue la lavoratrice, “il cui lavoro assume forme di precarietà, di ricatto e assoggettamento che le stesse donne hanno sperimentato per secoli dentro e fuori le mura domestiche. Se da una parte la forza lavoro femminile registra un trend in crescita, dall’altro esso si scontra con il sempre puntuale contratto part-time, stagionale o a tempo determinato e con salari ancora differenziati.”

In Sicilia le donne percepiscono uno stipendio inferiore in media di 300 euro rispetto ai loro colleghi. Stesse ore, stesse mansioni ma retribuzioni differenti.

Un dato allarmante riguarda l’anno in cui è iniziata la pandemia: a livello nazionale, su 42.000 dimissioni volontarie per il 77% sono pervenute da donne.

“Le enormi difficoltà, in molti casi l’impossibilità per le donne di assolvere al doppio ruolo di madre e lavoratrice sono conseguenze dell’incoerenza e dell’arretratezza di una società - e anche della politica - che di certo non è a misura delle aspirazioni e delle legittime esigenze delle donne” ed è qui che Claudia strappa il secondo applauso.

“Il sindacato, noi tutte e tutti, siamo chiamati a un ruolo fondamentale nel processo di partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori, quindi nel processo di democratizzazione della società stessa: attraverso la rappresentanza, la presenza sui luoghi di lavoro, attraverso il dialogo, la formazione.

Attraverso l’organizzazione in un’ottica e prospettiva collettiva: l’unica via possibile perché le lotte portino al riconoscimento della dignità di esseri umani che lavorano, che hanno aspirazioni, che sognano.”

Guarda l'intervento 

(foto di Marco Merlini)