10/6/2022 ore: 15:17

"Usciamo dall'invisibilità", gli studenti della Normale di Pisa insieme a lavoratrici e lavoratori degli appalti

Anche gli addetti esternalizzati, dicono, fanno parte della comunità della Scuola e devono essere tutelati

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Un gruppo di studenti sta appuntando delle foto su un telo, appeso lungo la scalinata d'ingresso della Scuola Normale di Pisa. "Stiamo attaccando delle foto dei nostri occhi, degli allievi della Scuola Normale, per mandare un messaggio - dice uno di loro - per mostrare che vediamo i lavoratori che sono invisibili agli occhi di molti".

Un altro prende la parola e al megafono spiega che "la Scuola Normale e la Scuola Sant'Anna, come molte altre istituzioni, ricorrono all'esternalizzazione per fornire diversi servizi, definiti complementari, di supporto, ma che in realtà sono fondamentali perché queste istituzioni stiano in piedi".

Ad essere esternalizzati sono pulizie, portierato, vigilanza, facchinaggio, parte dei servizi della biblioteca e della mensa, e molto altro.

Succede in molti altri posti, luoghi di studio e di lavoro, quello che invece non succede mai è che gli utenti di questi servizi vedano le lavoratrici e i lavoratori che li operano: che aprano con tanta naturalezza, alla luce di una lucida coscienza, i loro occhi.

"Da qualche tempo è nato uno scambio, hanno cominciato a interrogarsi sulle nostre condizioni di lavoro, in particolare dopo la grande manifestazione che la Filcams ha organizzato a febbraio in piazza dei Cavalieri - racconta Francesca Grassini, segreteria Filcams Cgil Pisa - dove è stata tenuta un'assemblea pubblica delle lavoratrici e dei lavoratori della Scuola Normale e della Scuola Sant'Anna, in un momento in cui stavano avvenendo passaggi d'appalto complicati e le stazioni appaltanti mostravano una inusuale chiusura di fronte alle questioni che ponevamo loro".

In quell'occasione anche gli studenti sono stati invitati a venire in piazza e da quel giorno il dialogo con loro si è fatto più serrato: hanno organizzato così la loro prima assemblea, alla quale hanno invitato lavoratori e delegati.

"Gli abbiamo raccontato la nostra condizione di lavoro e spiegato le varie normative, molto articolate, delle esternalizzazioni - spiega Vanessa Martini, delegata dell'appalto biblioteche della Normale - e così è nato questo gruppo di lavoro sulle esternalizzazioni e l'università che si riunisce una o due volte la settimana, e le cui istanze vengono portate all'interno di organi universitari".

Ad essere coinvolti in questo percorso sono studenti di diverse discipline, tra cui economia, scienze politiche e filosofia: per loro è l'occasione per una riflessione più ampia sul sistema delle esternalizzazioni e sugli effetti e le ricadute che ha sull'organizzazione del lavoro e sulla vita degli addetti. 

"Dopo mesi di confronti e analisi è nato il desiderio di dare una forma visibile ai contenuti di questa esperienza ed è nata l'iniziativa in piazza del 9 giugno, che ha visto studenti e lavoratori sostenere insieme le richieste che stiamo portando avanti per gli appalti".

C'è qualcosa di speciale e cristallino nel tracciato di questo percorso, nella sua logica semplicità.

"Gli studenti sono partiti dall'informarsi, non si sono appropriati di problemi e battaglie altrui, ma hanno fatto davvero fronte comune, hanno formato un corpo unico con lavoratrici e lavoratori e non si sono limitati a fornire un supporto esterno alla loro lotta".

Perché - e questo è il punto fondamentale - "sostengono che della comunità fanno parte anche lavoratrici e lavoratori esternalizzati, secondo un ampliamento dell'idea della comunità della Scuola Normale che deve comprenderli, e come appartenenti di diritto a questa comunità devono essere rappresentati e tutelati".

Ciò a cui intendono approdare, dopo approfondimenti e riflessioni, sono soluzioni concrete: immaginare un modello di esternalizzazione diverso, un modello di eccellenza come lo sono le Scuole nelle quali vengono offerti questi servizi. E lo stanno facendo con attenzione e tatto.
"Sono molto motivati, rispettosi delle dinamiche e delle fragilità di quei posti di lavoro - aggiunge Vanessa Martini - si interrogano sempre se le loro azioni e le loro proposte sono compatibili con la tutela dei lavoratori e con i percorsi pregressi nell'ambito delle relazioni sindacali".

L'obiettivo, ribadito in piazza ieri, è chiaro, uscire dall'invisibilità. E, allo stesso tempo, invitare ad aprire gli occhi.

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