21/9/2005 ore: 10:11
Il Sud si scopre caro e poco attrattivo
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Il Sud si scopre caro e poco attrattivo Rendo (Unai): «Rimane un deficit di infrastrutture» «Una vacanza nelle regioni del Sud d'Italia costa molto più di una pari in Turchia. I turisti preferiscono altre mete e noi operatori non abbiamo strumenti adatti a catturarli — dice Maria Concetta Patti, ad di Valtur — Abbiamo bisogno di una politica nazionale per il turismo e di interventi urgenti. Tra un anno potremmo ritrovarci a parlare, non più di un settore in crisi, ma di numerose imprese che hanno chiuso e che stanno delocalizzando» . Congiuntura negativa, allarme generale, preoccupazioni: è quanto si coglie in platea al teatro San Carlo di Napoli mentre si svolgono i lavori della Giornata del turismo, promossa da Federturismo. Un'occasione per fare emergere i problemi e per formulare proposte condivise dagli operatori. Con uno sguardo particolare ai problemi del Sud, considerato il trampolino di lancio dell'Economia e del turismo italiano, per le grandi potenzialità del suo territorio. Per l'ad dei villaggi Valtur (sette villaggi e 6.500 posti letto), c'è molta attenzione da parte dei consumatori di tutto il mondo verso le bellezze naturali e culturali del Mezzogiorno italiano, ma, nei fatti, gli arrivi si contraggono di anno in anno. La spina nel fianco del turismo italiano — per gli operatori meridionali — è il costo del lavoro. Ugo Rendo, albergatore siciliano e presidente dell'Unai ( Unione nazionale albergatori italiani) aderente a Federturismo, snocciola i dati raccolti facendo una serie di verifiche dirette. «A Cuba — elenca Rendo — un dipendente guadagna in media 10 dollari al mese, in Egitto ne guadagna cento, in Italia 1000. In Cina lo stesso lavoratore percepisce circa 100 dollari al mese per 12 mensilità e con soli sette giorni di ferie. È evidente che i costi molto alti ci costringono a praticare listini che non sono paragonabili a quelli di altri Paesi. Se poi aggiungiamo che abbiamo strade inadeguate, che non abbiamo porti attrezzati, che i servizi sono poco e gli eventi non esaltanti si comprendono le cause del declino» . Infine Rendo riprende le parole espresse nei giorni scorsi dal presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo: «Il Sud è stato abbandonato: non c'è strategia politica per sostenere un settore che potrebbe avere un magico effetto trainante» . «Se guardiamo le congiunture degli ultimi anni — dice Enzo Lombardi, albergatore di Pietrelcina (il paese natale di Padre Pio in provincia di Benevento) e presidente della sezione turismo di Confindustria Campania — parliamo di piccole oscillazioni in positivo e negativo. Il vero problema è che il turismo cresce nel mondo al ritmo dell' 11% annuo, mentre in Italia resta fermo. Dovremmo produrre una forte spinta per una crescita molto più accelerata». La diagnosi sullo stato di salute del turismo italiano e meridionale, insomma, è una sola ed è comune, mentre le cure da impartire sono, secondo gli operatori, numerose. «Riduzione del costo del lavoro» , indica con prontezza Emilia Patti. «Un'offerta innovativa confezionata dalle mani del privato e del pubblico in grande collaborazione», per Lombardi. «Promozione concertata — dice Massimo Maiello, presidente della sezione turismo di Avellino — e un ruolo attivo degli Enti per il turismo» «Soprattutto il prodotto — consiglia infine Stefania Mandurino, agente di viaggi, tour operator e titolare di una società pugliese di organizzazione di congressi, presente peraltro nella Giunta di Federturismo — va ripensato. Perchè visitare il Salento? — si domanda Mandurino — Per la costa, i centri storici, la cucina. Dovremmo tirar fuori tutto il buono, renderlo fruibile nella maniera più facile e gustosa, sul modello della Francia, della Provenza. Potremmo creare dei distretti turistico culturali. Insomma, partiamo dal prodotto, dopo sarà facile promuoverlo». |