Martedì 5 Dicembre 2000 italia - lavoro Eletto quasi all’unanimità segretario generale al posto di Sergio D’Antoni che lascia la leadership dopo nove anni. Cisl, il timone nelle mani di Pezzotta. Confermati i valori di fondo: concertazione, partecipazione e autonomia. Rilanciato il tema dell’unità competitiva ROMA Una nave che lascia il porto, prende il vento e si avvia al suo destino. È questa l’immagine che Savino Pezzotta ha scelto per dare il segno della Cisl nel giorno che è stato eletto alla quasi unanimità (204 voti a favore su 218 votanti) segretario generale. In un discorso difficile, che doveva segnare la conclusione della lunga segreteria di Sergio D’Antoni, il nuovo leader della Cisl, mantenendo una netta divisione tra l’eredità che ha ricevuto dal suo predecessore e gli impegni che attendono la confederazione, ha indicato i valori di fondo ai quali resterà fedele. Che sono poi gli stessi che hanno sempre retto la politica della Cisl: la concertazione, la partecipazione, l’autonomia, la volontà di essere soggetto politico attivo.
Le decisioni strategiche a valere per gli anni futuri verranno prese l’anno prossimo in primavera, dal 12 al 15 giugno, al congresso confederale, convocato senza alcun rinvio, ha tenuto a sottolineare Pezzotta. Ma queste scelte verranno compiute sulla base degli ancoraggi di fondo, guardando ai gioielli di famiglia, che non verranno svenduti. Il nuovo segretario non ha fatto cadere nulla di quanto D’Antoni ha costruito in questi anni. Dopo il doveroso ricordo di Pastore e Romani, il fondatore e l’ideologo della confederazione, Pezzotta ha ribadito il valore dell’unità competitiva e del Forum del sociale, ha sottolineato il valore del metodo concertativo, ha ribadito il giudizio negativo delle ultime Finanziarie, ree di essere state costruite al di fuori di un vero dialogo con le forze sociali.
Pezzotta non si è limitato però a recepire questi valori e queste indicazioni, ha cercato anche di spiegare da dove nascano e come si fondano assieme. Quando non è stata accettata la nostra offerta per la costruzione di un nuovo sindacato, ha spiegato, siamo stati costretti a un «ragionamento rigoroso sulla natura del sindacato» e abbiamo capito che l’unità è ormai possibile solo su un progetto da costruire: non l’unità contro qualcosa o qualcuno, ma l’unità per fare qualcosa. Di qui il valore dell’unità competitiva, ha detto, perché «la Cisl non vuole rinunciare né all’unità, né all’esercizio della sua soggettività». E così anche per il Forum del sociale, nato per dare concretezza al pluralismo nella certezza che più una società è ricca di associazioni e rappresentanze, più è forte e democratica. Dal protagonismo delle parti sociali nasce la tensione per la concertazione, nella quale le parti sociali si esprimono come soggetti politici attivi. Ma ne nasce anche la «relativizzazione» della politica, che — ha ribadito Pezzotta — deve «orientare, non fare sintesi».
Tutto questo però — ha detto ancora Pezzotta — non deve restare lettera morta, deve trovare applicazione in progetti e soprattutto in risultati. Di qui l’appello alla concretezza per chi invece mette i bastoni nelle ruote. E allo stesso modo se l’è presa con Confindustria e Cgil (questa senza mai nominarla): la prima perché esprime «atteggiamenti troppo corporativi», la seconda per la sua «costante opposizione al confronto». In questo modo, ha ricordato, il Governo resta l’unico a decidere e le parti sociali si indeboliscono. «Ora — ha detto riferendosi al tema specifico della riforma dell’impianto contrattuale — è arrivato il tempo della proposta», per capire che spazio dare al contratto europeo e a quello di secondo livello. Il tutto rimanando sempre sindacato partecipativo, mai conflittuale per vocazione.
La platea, il consiglio generale della confederazione, ha risposto con l’applauso e, soprattutto, votandolo alla quasi unanimità. Ma il popolo cislino ha applaudito a lungo anche Sergio D’Antoni, che ha dichiarato di andarsene dalla Cisl con due soli rimpianti, non aver fatto l’unità sindacale e non aver sanato il dualismo tra Nord e Sud. Temi, ha detto, che restano all’attenzione della confederazione. Per sè ha voluto solo precisare che non si schiererà né a destra, né a sinistra. Se l’è presa con Bruno Vespa perché ha riferito «voci» secondo le quali lui presto si schiererebbe con il Centrodestra. «Smentiremo — ha detto — tutte le voci del mondo, non daremo alibi a nessuno».
Massimo Mascini
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