7/11/2006 ore: 12:14

"Elezioni" Un microsuccesso Cdl che inquieta la maggioranza (M.Franco)

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    marted? 7 novembre 2006

    Pagina 9 - Primo Piano

    Voto regionale

    LA NOTA

    Un microsuccesso della Cdl
    che inquieta la maggioranza
      L'ipoteca della
      Finanziaria e
      le incognite sul
      Partito democratico
        di Massimo Franco
          S ar? pure una vittoria piccola piccola, e abbastanza scontata. Ma quella in Molise pu? essere letta anche come la prima microrivincita del centrodestra dopo mesi di sconfitte elettorali. E soprattutto, arriva in un momento delicato dell'Unione, impantanata nella legge finanziaria e protesa verso un Partito democratico dai contorni sempre meno condivisi. Cos?, un test regionale che riguarda appena 327 mila elettori viene accolto da una parte del centrosinistra alla stregua di uno scricchiol?o d'avvertimento per il governo. ? possibile si tratti di un allarme esagerato. ? un fatto, tuttavia, che nella regione erano andati a parlare il premier e ministri di peso.

          Non va scartata l'ipotesi della battuta d'arresto figlia anche di una finanziaria impopolare. L'opposizione sostiene che di questo si tratta. E d? al risultato molisano un carattere nazionale. D'altronde, il modo in cui l'Unione chiede a palazzo Chigi ?punti fermi? sulle misure che saranno prese, conferma un'incertezza che Romano Prodi non riesce ancora ad eliminare. Ieri, in visita a Londra, il premier ha confessato che non sapeva se si stesse studiando un maxiemendamento del governo. ?Manco dall'Italia da diverse ore?, si ? giustificato. E proprio in quelle ore il leader della Margherita, Francesco Rutelli, ha riproposto larvatamente l'odiata ?seconda fase?.

          Sono spezzoni di una maggioranza in affanno; determinata a trovare un amalgama che non ha alternative, eppure ancora divisa. E le contorsioni sul futuro Partito democratico che dovrebbe stabilizzare l'Unione, per il momento seminano soprattutto diffidenze e veleni. L'astrattezza della discussione mostra quanto il tema sia distante dai problemi che il governo sta cercando di risolvere. Le reazioni che provoca, per?, sono il sintomo di scenari poco rassicuranti, nei quali voto anticipato e grandi intese attraversano la stessa Unione. ? bastato che il sindaco diessino di Roma, Walter Veltroni, parlasse di assemblea costituente, per provocare una sollevazione.

          Rifondazione comunista lo ha accusato di voler destabilizzare un Prodi convinto che non ci siano margini per dialogare col centrodestra. Alcuni diessini e prodiani hanno finto di essere d'accordo con Veltroni. Ma, stranamente, una mosca cocchiera del prodismo come Arturo Parisi, ministro della Difesa, condivide le perplessit? del sindaco sul Pd. Evidentemente, ? stato sfiorato un nervo scoperto. E sono emersi dubbi fra i Ds pi? ancora che nella Margherita. Ma soprattutto, offrendo l'ennesima versione del nuovo partito, ha evocato altre incognite. La conferma viene dal documento ipercritico di Gavino Angius, vicepresidente del Senato, e di altri 58 dirigenti diessini, in vista del congresso.

          La sensazione ? che il ?placet? al Pd venga dato da ogni alleato del centrosinistra pensando ad un dopo- Prodi che lo vedrebbe protagonista. Federazione fra Ds e Margherita, oppure fusione, o ancora apertura ad altri segmenti dell'Unione: sono varianti in codice che combaciano con l'una o l'altra leadership. Ma rischiano di prefigurare una ?libanizzazione? del nuovo partito: un insieme di fazioni in competizione fra loro, dominate dalle ambizioni di futuri capicorrente. Sfilano leader in pectore che dicono di voler puntellare Prodi. Invece, magari senza volerlo, potrebbero finire per terremotarlo.

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