24/6/2022 ore: 14:21

Salta l'accordo per le ferie, sarà sciopero al Fico di Bologna

L'Ad dell'azienda rifiuta di firmare il piano annuale per motivi economici

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Al Fico Eataly World di Bologna, detto anche "Il parco del gustare", le ferie sembrano essere un lusso che non può essere concesso. Sindacati e dipendenti si sono visti rifiutare la firma dell'accordo che avrebbe regolato il piano ferie annuale: non prevedeva niente di insolito, una settimana nell'arco dei primi sei mesi, due nel periodo estivo e una negli ultimi mesi dell'anno.

La necessità di formalizzare la programmazione attraverso un accordo integrativo era nata nel corso di un'assemblea sindacale tenuta un paio di mesi fa, quando "un discreto numero di lavoratrici e lavoratori ci hanno segnalato di avere molte ore di ferie e permessi residue, in alcuni casi diverse centinaia di ore", spiega Francesco Devicienti, funzionario Filcams Cgil Bologna.

È stato richiesto un incontro con l'azienda, con la quale i sindacati avevano sempre avuto un dialogo costruttivo. "Abbiamo fatto diversi accordi, soprattutto in piena pandemia - aggiunge Devicienti - oltre ai Fis, l'accordo con la banca per avere l'anticipo per lavoratrici e lavoratori e l'accordo sul fondo nuove competenze, e avevamo avviato un confronto con l'ufficio risorse umane per darci regole condivise sulla programmazione delle ferie".


Giunti a una bozza di accordo, è iniziato il giro delle firme, che si è arenato senza appello sulla scrivania del nuovo amministratore delegato della società, Stefano Cigarini.

A motivazione dell'inatteso veto, il ceo di Fico Eataly World - società della quale fanno parte Eataly, Lega delle Cooperative e il Comune di Bologna, che per la realizzazione del parco ha messo a disposizione il terreno dell'ex mercato ortofrutticolo della città - ha addotto la mancanza delle condizioni economiche necessarie.

"Non chiedevamo giorni di ferie in più, l'accordo non prospettava nessun aggravio dal punto di vista economico, questo rifiuto per noi è incomprensibile e inaccettabile", commenta il funzionario Filcams, che vede in questo diniego il segno di una più generale chiusura alle relazioni sindacali.

A fare le spese della flessione dovuta all'emergenza sanitaria sono dunque i lavoratori, una cinquantina, in buona parte donne, tra amministrativi, commerciali e addetti alle casse e all'accoglienza.

Alla richiesta di spiegazioni avanzata dai sindacati ha fatto seguito una settimana di silenzio. "Siamo passati quindi dall'assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori e abbiamo proclamato lo stato di agitazione permanente, e un pacchetto di otto ore di sciopero, da utilizzare anche senza preavviso. Con la speranza di non doverlo usare, di riaprire un dialogo e un confronto", aggiunge Devicienti.

Dall'azienda, però, è ancora silenzio.


È difficile tenere insieme, nello stesso quadro, il parco bolognese del cibo italiano, con i suoi ristoranti, le attrazioni, i mercati, le botteghe, le giostre e gli animali, e questa laconica negazione di un diritto fondamentali dei lavoratori.

"Fico - si legge nel comunicato di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs - era sorto con buoni propositi: quello di essere presidio di legalità e del buon lavoro per Bologna. Il benessere delle lavoratrici e dei lavoratori non può essere un optional. In assenza di dietrofront, prevediamo purtroppo tempi duri, senza diritti e senza tutele».