20/1/2023 ore: 15:41

Dalla parte di lavoratrici e lavoratori: "Questo aumento lo merito"

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Maxi aumento, stangata per le famiglie, caro badanti: la stampa ha alzato un fronte unico e compatto, da un titolo all'altro, che lascia poco spazio e ossigeno alla voce dei sindacati.

Poco importa che l'aumento non sia un incremento indiscriminato e che a quantificarlo sia semplicemente l'adeguamento automatico previsto dal contratto.

Come se ci fossero zone oscure nel mondo del lavoro dove la luce di un diritto elementare non si accetta che arrivi.

Ma chi sono le lavoratrici e i lavoratori che beneficeranno di questo 9,2% in più, in che condizioni lavorano, quante ore riescono a fare la settimana, quanto guadagnano, come stanno affrontando l'impennata dei prezzi dei generi alimentari, della benzina e il caro bollette?

È facile mettere il lavoro domestico da quella parte della barricata, in compagnia di tutti gli altri aumenti, catalogandolo come l'ennesima offensiva dei costi, ma dietro quei numeri c'è un comparto di lavoratrici e lavoratori più vulnerabili e meno retribuiti, appartenenti a una fascia economica della società che quel genere di prestazioni in ambito domestico non potrebbe permettersele. Mentre nel lavoro di cura garantito dalle badanti, una necessità per tanti, continua a mancare un contributo da parte dello Stato, che lascia tutto il peso economico a carico delle famiglie. Ma la soluzione sembra essere sempre la stessa, penalizzare lavoratrici e lavoratori, non riconoscere loro quello che spetta.

Non ha dubbi Anna, che chiamiamo così per questa chiacchierata, "l'aumento c'è e lo voglio".

Il suo è un impegno quotidiano, 3 ore al giorno. È determinata, ma ha anche paura. Teme che il suo datore di lavoro non accetti di corrispondere le nuove retribuzioni previste e si prepara ad affrontare l'argomento alla prima occasione.

"Questo aumento è giusto secondo me, aumenta tutto e solo noi abbiamo una paga da cani. Vado in quella casa tutti i giorni, la gestisco io. È grande. Non mi dicano 'poverini', perché mi arrabbio. Quei soldi in più li merito", dice Anna. 

Per non parlare poi delle badanti, aggiunge, un adeguamento necessario. "Io ho fatto anche la badante. Ti prendono per occuparti di una persona - racconta - e poi devi fare anche le pulizie, non solo quelle dello spazio occupato dal familiare da accudire. Mi è stato chiesto, in diverse occasioni, di svolgere le funzioni di un operatore sanitario, ma ho rifiutato: non sono un'infermiera e non voglio prendermi responsabilità del genere".

"Me ne sono capitate di cose", dice Anna con un po' di amarezza.

Oltre al lavoro regolarizzato, che da solo non è sufficiente, ha altre collaborazioni che non lo sono. Nel mondo degli annunci per pulizie, cura e baby sitting incontra proposte economiche vergognose, perché non sono pochi, tra quanti non regolarizzano i collaboratori domestici, a offrire somme risicate, alimentando un regime di concorrenza al ribasso.

Una tendenza a non valutare queste professionalità che il cosiddetto mancato accordo con le parti datoriali, che ha portato all'adozione di un adeguamento previsto dal contratto, testimonia e conferma.

È in questo panorama frastagliato, incerto, fatto di lavori di breve durata, di collaborazioni sparse tenute insieme dalla necessità di raccogliere un salario sufficiente, che si inserisce l'aumento annunciato il 16 gennaio al Ministero del Lavoro, una notizia che ha prodotto indignazione e allarme e che ha mostrato, in tutta la sua triste evidenza, quanto poco queste lavoratrici e questi lavoratori siano considerati e rispettati. Oltre alla corretta applicazione degli adeguamenti previsti dall'articolo 38 del Contratto Nazionale di Lavoro del settore, sulla base della variazione del costo della vita per le famiglie di operai ed impiegati rilevato dall'Istat, quella che ci vorrebbe è una rivoluzione delle coscienze.