5/3/2022 ore: 9:44

Excelsior Palermo, arrivate le lettere di licenziamento

I sindacati indagheranno la compatibilità tra il Contratto di sviluppo siglato dalla proprietà con Invitalia e il benservito ai lavoratori

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Stanno arrivando le lettere di licenziamento annunciate il primo gennaio per i dipendenti dell’Hotel Excelsior di Palermo, la prima è stata recapitata il 3 marzo. 

La procedura in sede istituzionale si è chiusa con esito negativo, con le proposte dei sindacati ignorate con fermezza dall’azienda. Una chiusura totale, senza appello.

L’albergo sarà ristrutturato, riaprirà le porte con una stella in più e 50 nuovi dipendenti tra i quali non figureranno gli undici ereditati dalle precedenti gestioni. 

“Abbiamo chiesto il ritiro della procedura di licenziamento collettivo e l’attivazione degli ammortizzatori sociali conservativi - spiega Alessia Gatto, Filcams Cgil Palermo - perché alla luce della nuova normativa l’azienda poteva fare ricorso alla cassa integrazione straordinaria per la ristrutturazione”.

Ma proprio quando arriva la cassa integrazione che permetterebbe di traghettarli verso la riapertura e di tutelare i loro posti di lavoro, la proprietà si oppone risolutamente, sostenendo che non ci sarebbero le condizioni per applicarla, anche se “quali fossero queste condizioni ostative non è mai stato troppo chiaro”, aggiunge la funzionaria. 

Dopo averne liquidati altrettanti alla fine dello scorso anno con un incentivo a dir poco modesto, l’azienda ha colto la possibilità offerta dallo sblocco dei licenziamenti per cancellare gli undici rimasti dal libro paga della patinata struttura che si prepara ad allestire con il supporto del finanziamento di Invitalia, l’Agenzia nazionale per lo sviluppo di proprietà del Ministero dell’Economia. 

 

Ed è qui, in questo punto paradossale, che si consuma il corto circuito di senso di questa vicenda: era stata proprio Invitalia ad annunciare nel suo sito, all’inizio del 2020, l’impresa che la società Luxury Private Properties della famiglia Giotti si apprestava a compiere in Sicilia con i tre hotel di lusso rilevati a Palermo, Siracusa e Taormina, un investimento di 34 milioni di cui 14,5 concessi da Invitalia attraverso il Contratto di Sviluppo. Operazione nobilitata dalla “creazione di oltre 100 posti di lavoro” distribuiti nei tre hotel.

“Oltre al danno la beffa - dice Giuseppe Aiello, segretario generale della Filcams Cgil di Palermo – perché la Luxury Private Properties riceve dei fondi dello Stato per ristrutturare l’albergo, quindi per creare sviluppo, e alla fine licenzia i lavoratori. E lo fa proprio quando arriva una norma che permetterebbe invece di tutelarli, con la possibilità di avere due anni di ammortizzatore sociale”.

Come si concilia un Contratto di Sviluppo con la mancanza di salvaguardia dei livelli occupazionali?

L’azienda si appella alla questione delle lingue, che per i dipendenti di un hotel non più a quattro, ma a cinque stelle, sono un requisito essenziale e che non tutti gli undici lavoratori padroneggiano. “Ma attraverso il piano di transizione occupazionale sarebbe stato possibile accedere ai fondi Gol, vale a dire il piano di Garanzia di occupabilità dei lavoratori – spiega Alessia Gatto – e utilizzarli per la riqualificazione del personale mentre la struttura è chiusa per la ristrutturazione”. Di tempo ce ne sarebbe a sufficienza. “Si tratta di personale con professionalità, e serietà, pluridecennale - aggiunge la funzionaria – una ricchezza che andrebbe persa. E allo stesso tempo il fatto che non siano più giovanissimi li rende difficilmente ricollocabili nel mercato del lavoro, soprattutto in un momento come quello che stiamo vivendo”.

 

Ma fare tabula rasa significa assumere personale nuovo e liberarsi dal costo del lavoro di dipendenti che hanno maturato una anzianità di servizio, ai quali si nega di portare a compimento la propria vita lavorativa. “Qualcuno tra loro al momento della riapertura si troverebbe vicino alla pensione, alla fine rimarrebbero sei o sette persone – spiega Aiello – non credo che graverebbero così tanto sul format dell’azienda”.

“Abbiamo chiesto di interpellare il Ministero sulla applicabilità dell’ammortizzatore, ma si sono rifiutati di andare – aggiunge il segretario – e al dicastero chiederemo anche l’accesso agli atti del contratto stipulato con Invitalia, per conoscere questo piano di sviluppo, vedere fino in fondo come stanno le cose, perché non è giusto che i lavoratori paghino questo prezzo”.

Per i lavoratori è l’ora dell’amarezza e della rabbia, ma conservano ancora un filo di speranza, che possa accadere qualcosa, che i giochi possano essere riaperti. 

“Ad esempio qualche cavillo in quel contratto con Invitalia che attesti che avrebbero dovuto salvaguardare i livelli occupazionali. Pensiamo alle difficoltà che dovranno affrontare questi lavoratori - conclude Aiello – c’è chi ha 61 anni di età e 39 di contributi e non sa se con due anni di Naspi riuscirà a raggiungere la pensione, c’è chi ha il mutuo da pagare e non sa dove andare con la famiglia. Queste sono le cose che ci sono dietro una procedura asettica, e che arrivano poco al sentire della gente e al mondo dell’informazione. Ma è questo che succede tutti giorni, sono questi i risultati che produce il mondo del lavoro nel nostro paese”.