Ma il Bingo rischia già di fare flop

Dopo quello di Treviso, delle 400 sale che dovevano aprire entro il 15 dicembre, soltanto una a Lucca sembra davvero già pronta. E i conti, anche per l'Erario, iniziano già a non tornare.
di Paolo Franci

MILANO - Sono 415 le sale che dovrebbero essere pronte  entro il 15 dicembre per il collaudo della commissione dei Monopoli di Stato. Una soltanto, quella di Treviso, è riuscita però finora ad aprire i battenti. Sono i numeri che descrivono senza pietà le difficoltà in cui si stanno dibattendo gli organizzatori della "tombola del Terzo Millennio".

In alcuni casi, i più gravi, le future sale Bingo sono veri e propri cantieri. In altri, la burocrazia ha fatto tanti e tali sfaceli da rendere impossibile il rispetto dei termini ultimi di collaudo. E sono gli stessi dirigenti delle ditte impegnate nei lavori a confermarlo. 

Gli intoppi, più o meno gravi, tutti egualmente devastanti nei confronti dei tempi previsti per le inaugurazioni delle sale, sono stati (e sono ancora) di vario genere. Uno dei più pesanti ha riguardato il cambio di destinazione e uso dei locali individuati, affittati o addirittura acquistati dalle società di gestione del gioco. In Italia, trasformare un cinema o un supermercato in una sala gioco è più difficile che trasformare un rospo in un principe con un bacio. Eppoi, altre difficoltà per ottenere i certificati Asl, per ottemperare alle norme di sicurezza, la cui soglia è giustamente altissima; per ottenere nullaosta da chi gestisce acqua ed energia elettrica; o più semplicemente per rispettare le misure minime previste dal bando di concorso per la realizzazione dei locali (parcheggi e così via).

Babbo Natale potrebbe dunque passare senza regalarci l'apertura definitiva di tutte le sale.Chi lo vorrà potrà fare una partita a Bingo a Treviso, Lucca (la sala è pronta, manca il collaudo) e in pochissime altre città.  Tutto questo ha un costo mostruoso per le società che sono in attesa di vedere la luce: dai 20 ai 40 milioni al mese di spese "morte" tra afffitto dei locali, leasing vari e via dicendo.

Le dichiarazioni ottimistiche di Vittorio Cutrupi, direttore generale dei Monopoli di Stato ("apriremo 200/300 sale entro Natale") oggi fanno sorridere, non per colpa sua, certo, ma, se  ne apriranno qualche decina prima di smontare l'albero di Natale, sarà un vero miracolo.

Tra le tante diffficoltà quella perfino del reperimento dei bussolotti e delle palline. In Italia, fino a poco tempo fa, un concessionario Bingo non poteva infatti acquistare la "materia prima". A questo punto, sembra che neanche un mese fa, un dirigente della spagnola Cirsa (ma il 50% di Cirsa Corporation è di proprietà di Lottomatica, che nei prossimi mesi potrebbe far valere l'opzione per l'acquisto di Cirsa Italia, che gestisce le 37 sale italiane)  si è dovuto recare in tutta fretta in Spagna per portare in Italia dei campioni da omologare e riprodurre.

Pensare oggi ai 4 mila miliardi di movimento complessivo di gioco e ai relativi 830 miliardi destinate alle casse dello Stato previsti al momento del varo del Bingo rappresenta una autentica chimera. Al punto che il Ministro dell'Economia Tremonti ha abbbassato la previsione a 150 miliardi che vorrebbero dire 750 miliardi di movimento entro la fine dell'anno. Con una sala o con 20 l'impresa sembra piuttosto ardua, considerando che a regimi massimi  - e se davvero ci sarà il boom -  una sala incasserà in media 10/15 miliardi l'anno.

(9 NOVEMBRE 2001, ORE 18:15)