La storia Nel 1947 la prima apertura al casello di Novara dagli Autogrill MILANO Dal «locale bar con grande nicchia per camino tipo paesano» destinato a «stazione di ristoro del biscottificio Pavesi» ai 160 milioni di caffè e 45 milioni di panini - a proposito, in testa alla Top ten delle preferenze resta salda l’intramontabile Rustichella - serviti lo scorso anno a 300 milioni di clienti. Ne hanno fatta di strada, gli autogrill. Sessant’anni fa - è il 1947 - sorge vicino al casello di Novara della Milano-Torino l’antesignano della specie, una sorta di spaccio avanzato in territorio autostradale voluto dall’industriale Mario Pavesi, disegnato dall’architetto Angelo Bianchetti. Una scommessa - a guerra da poco finita e a boom economico ancora da venire - che si rivelerà vincente. Nel giro di un decennio l’Italia si popola di autogrill con le svettanti insegne Pavesi a cui si aggiungono presto quelle concorrenti. Trent’anni dopo, nel 1977, dalla fusione dei rami di ristorazione autostradale di Alemagna, Motta e Pavesi, vede la luce il marchio Autogrill. Proprio per celebrare quest’ultimo anniversario – il trentennale di Autogrill, che dalla privatizzazione del ‘95 ha sviluppato il suo redditizio business sotto la guida della famiglia Benetton – esce in queste settimane un volume, «On the Move», edito da Skira, che raccoglie interventi assai compositi sulle oasi autostradali: dallo storico dell’alimentazione Massimo Montanari al sociologo Gianpaolo Fabris a Steven Spielberg. E nelle prossime settimane sarà in libreria, slegato dalla ricorrenza, «Autogrill. Una storia italiana», saggio di Simone Colafranceschi edito dal Mulino, che ripercorre invece tutti i 60 anni di quell’ibrido - anche linguistico - di gran successo che nasce quando, sull’onda delle highway americane, l’auto incontra il motorgrill. I pionieri E’ un’epoca pionieristica, quella dei primi autogrill con la a minuscola, che vede il suo apice negli anni a cavallo del 1960. Nel febbraio 1957 va in onda per la prima volta Carosello, a luglio viene presentata la Fiat Cinquecento, un anno prima è stata posata la prima pietra dell’Autostrada del Sole. Accanto a queste icone della modernità appena conquistata, che spingono la motorizzazione e i consumi di massa, l’originario modello Pavesi si diffonde e si replica. Sui 755 chilometri dell’Autosole - che verrà terminata nel 1964 - e sul resto della rete autostradale scatta la concorrenza tra compagnie petrolifere che si replica anche al bancone. Pavesi è alleata della Esso, la Motta crea i «mottagrill» con la Bp, l’Eni di Mattei sposa l’Agip e dà vita ai più spartani «autobar». Sull’onda della competizione aumenta la superficie per chi consuma, si arricchisce l’offerta - accanto ai ristoranti nascono i primi market autostradali - si esalta l’impatto architettonico. Nel 1960 sempre Bianchetti costruisce il primo autogrill «a ponte», che passa sopra l’intera larghezza dell’autostrada a Fiorenzuola D’Arda, sull’Autosole. Una costruzione – spiega nel suo libro Colafranceschi – ispirata al ristorante Oasis della catena Fred Harvey di Chicago. Questione di mesi e la Motta reagirà con un nuovo colosso sull’A1, il celeberrimo Cantagallo, vicino a Bologna. Concorrenza, ma anche canoni precisi. Negli autogrill Pavesi - ancora Colafranceschi - «il pranzo tipo, al costo di 750 lire, offre: consommè, roast-beef o pollo alla griglia con patate, chips, burro, formaggio e crackers». Un gusto d’Oltreoceano che trapela anche dai nomi delle portate, come spiega Fabris: «La modernità si esprime anche con la dichiarata assenza di alcuni cibi cardini della nostra tradizione alimentare – il pane e la pasta – sostituiti dalle creme tipo Campbell’s e i cracker in omaggio a una maggiore razionalità del pasto dell’automobilista». Alla velocità e alla facilità autostradale si sovrappongono le stesse caratteristiche in campo alimentare. L’immaginario Cinema, libri, musica. Nel giro di un decennio l’autogrill entra nell’immaginario collettivo dell’Italia motorizzanda e motorizzata, dando corpo alle immagini del Carosello. Ne scrive Alberto Arbasino ne «La bella di Lodi», su cui si basa Ugo Gregoretti per l’episodio «Il pollo ruspante» del film collettivo «Ro.Go.Pa.G». E se per chi ha quarant’anni la musica di «Autogrill» è quella di Francesco Guccini che canta «la ragazza dietro al banco mescolava birra chiara e Seven-Up», a scavare un po’ nella memoria e negli archivi ecco comparire addirittura la ballata sul segretario del Msi, Giorgio Almirante, che nel giugno ‘71 «fermò al Motta di Cantagallo/per pranzare e per fare benzina», «ma lo vide un barista compagno/ e la lottà improvvisa scattò». Oggi, purtroppo, le lotte in area di servizio che la cronaca registra sono più cruente: dai raid degli ultrà calcistici all’uccisione di Sandri. Ma la storia degli autogrill e di Autogrill si può leggere agevolmente anche come rappresentazione delle vicende economiche italiane: il boom degli Anni ‘50 e poi - solo due decenni dopo - la caduta delle dinastie imprenditoriali che avevano fatto grandi quei marchi; il passaggio delle aziende nei grandi gruppi industriali - come accade per la Pavesi confluita in Montedison - e il progressivo assorbimento di tutta la ristorazione autostradale in mano pubblica. Sono gli anni dei «panettoni di Stato», del pubblico che fa il pasticciere e anche il ristoratore. Nel ‘74 la Sme si trova a controllare quasi tutti gli autogrill italiani, tre anni dopo fa nascere Autogrill unendo i tre marchi che ha in una società a controllo pubblico alla quale partecipano anche gli eredi Alemagna e Motta. Nel ‘95 l’ondata di privatizzazioni destinate a risanare i conti pubblici travolge anche i punti di ristoro. Autogrill va a una cordata con in testa la Edizione Holding della famiglia Benetton che, forte della tradizione nel «retail», spazza via l’alone triste delle Partecipazioni statali e comincia una crescita vertiginosa. Dodici anni di gestione Benetton portano Autogrill a diventare il primo gruppo al mondo nella ristorazione retail, con 5200 punti vendita e un fatturato che quest’anno sarà superiore ai 4,5 miliardi. E - segno dei tempi - la multinazionale che vide la luce sulla Milano-Torino oggi fattura più negli aeroporti che sulle autostrade. |
L’Italia unita dagli Autogrill
di Admin
mercoledì 27 ottobre 2021