L´INCHIESTA La mappa dei regimi di favore, dal calcolo pensionistico degli statali agli assegni dei parlamentari Italia, ecco la giungla dei privilegi tra militari, piloti e Regione Sicilia
C´è chi lascia con 20 anni di contributi o a 50 anni. Il caso dell´"ausiliaria" STELLA BIANCHI
ROMA - Caccia ai privilegi. Stanare le eccezioni e le regole di favore, sopravvissute alla grande "bonifica" fatta con le riforme della previdenza firmate da Amato, Dini e Prodi. E´ una delle priorità per alleggerire il carico della spesa pensionistica. E tra militari, dipendenti degli organi costituzionali e della Regione Sicilia, eletti di vario ordine e grado, i trattamenti "speciali" non mancano. Così come tra i piloti, in testa alla classifica delle pensioni più ricche, come si ricava da uno studio di Cgia-Mestre. I militari ma anche le forze dell´ordine beneficiano di una sorta di premio di uscita. Al momento di andare in pensione la loro ultima busta paga cresce del 15%, utilissimo con il calcolo basato sulla retribuzione. Il bonus è stato però aggiornato, al passo con il calcolo legato ai contributi, per cui ora ricevono il 33% dell´ultima annualità moltiplicata per cinque. Di fatto è come se avessero versato contributi per altri cinque anni e questo sia se prestavano servizio sulle volanti di notte sia se consegnavano passaporti in orario di ufficio. I militari hanno dalla loro anche una "ausiliaria": per cinque anni, dopo la pensione, possono essere richiamati in servizio. Una ipotesi remota che vale loro una indennità aggiuntiva oltre alla pensione e la rivalutazione della loro pensione definitiva. I privilegi si infittiscono quando ci si avvicina agli organi costituzionali. Deputati e senatori dopo una sola legislatura hanno diritto a un assegno vitalizio così come anche i consiglieri regionali, con il record di quelli della Campania e del Molise a cui bastano 30 mesi e un giorno. Fanno però eccezione quelli del Trentino che devono rimanere in carica per almeno dieci anni. Ma anche i dipendenti e i funzionari delle Camere o della Corte Costituzionale godono di trattamenti di favore, regolati dalle norme interne dell´istituzione in cui lavorano. Fino al punto che a un funzionario del Senato bastano venticinque anni di contributi e 50 anni di età per ricevere quella che rimane, nonostante una leggera riduzione, una generosa pensione, legata alle quindici mensilità annue che percepisce. Per non parlare della possibilità di sommare fino a cinque trattamenti pensionistici che magari sono un mandato da parlamentare, un periodo da professore universitario, un incarico in un´authority di vigilanza. C´è poi un posto in cui sembra di trovarsi nell´Italia di prima delle riforme ed è la Sicilia. I dipendenti della Regione, ma ora anche chi lavora nei comuni, nelle province o nelle Asl, devono versare solo venticinque anni di contributi, se uomini, o venti, se donne. In fondo sono solo settantamila dipendenti pubblici.
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