Ieri vertice della maggioranza, oggi ne parleranno Scajola e Maroni. Forse ci sarà un’integrazione della legge sul sommerso

Immigrati, cade il veto di Bossi alla sanatoria


Il centrodestra favorevole alla regolarizzazione dei duecentomila stranieri che già lavorano in Italia

      ROMA - Sempre più vicino il via libera alla «sanatoria delle colf». Ieri il vertice della maggioranza ha rinviato la decisione a un nuovo incontro fissato per oggi con i ministri Scajola e Maroni, ma l’accordo politico sembra ormai raggiunto. E così, come avevano già fatto il governo Dini e il centrosinistra, anche la Casa delle Libertà si appresta a regolarizzare migliaia di immigrati, un numero che potrebbe variare dai 200 ai 300 mila.

      CADE IL VETO - A far capire che il clima era cambiato ci ha pensato direttamente Umberto Bossi. Invitato al vertice con i capigruppo della Casa delle Libertà, Nania, D’Onofrio, Schifani e Moro, per la prima volta il ministro ha rotto il «tabù» della Lega parlando di sanatoria anche se per dire che il nuovo provvedimento servirà ad «uscire per sempre dall’idea di sanatoria». Al di là del gioco di parole, il leader del Carroccio, fino a pochi giorni fa acerrimo nemico di ogni regolarizzazione degli extracomunitari, sostenuta invece con forza dal Ccd-Cdu, ha accettato di venire a patti con l’ala più morbida della maggioranza, anche per non rischiare un atteggiamento antipopolare. La sanatoria interessa infatti migliaia di famiglie italiane e riguarda persone che in molti casi sono presenti già da anni nel nostro Paese con regolare alloggio.
      Bossi ne è cosciente e per questo si affretta a spiegare che il suo non è un cedimento: «Con la nuova legge sull’immigrazione chi entrerà in Italia come clandestino sarà sbattuto fuori. Ma bisogna anche pensare al passato: tra le migliaia di clandestini presenti nel nostro Paese qualcuno ha già trovato lavoro e bisogna tenerne conto». E ancora: «Si tratta di almeno 200 mila persone: non possiamo trovarci all’improvviso con il problema di doverle cacciare tutte via». Soddisfatti ovviamente i centristi della maggioranza che avevano fatto della regolarizzazione una battaglia, a partire dal ccd Francesco D’Onofrio: «Si è trattato di un vertice molto utile e importante».


      REGOLARIZZAZIONE - Potrebbe interessare oltre 200 mila immigrati, divisi in due categorie: da una parte le colf e gli assistenti domiciliari, vale a dire chi aiuta anziani e malati a vivere nelle loro case, dall’altra tutti gli extracomunitari che, pur non avendo un permesso di soggiorno, lavorano stabilmente e hanno un alloggio. È ancora troppo presto per entrare nei dettagli della «sanatoria»: il vertice di oggi con i ministri dell’Interno Claudio Scajola e del Lavoro Roberto Maroni servirà per cominciare ad affrontare l’argomento. Già si parla però di alcuni requisiti: l’autodenuncia dei datori di lavoro (senza penale), la garanzia alloggiativa (dimostrare che l’immigrato ha già una casa) e la prova dell’ingresso in Italia prima di una certa data (potrebbe essere il 30 luglio del 2001).
      Il vertice di oggi dovrebbe anche affrontare le modalità delle nuove norme. Fatto non indifferente. La Lega infatti non ha alcuna intenzione di modificare la nuova legge sull’immigrazione approvata dal governo e ormai giunta alla vigilia del dibattito in aula. La scappatoia potrebbe essere quella di un’integrazione della legge per l’emersione del sommerso già varata dalla maggioranza. Ai due ministri Scajola e Tremonti i partiti della Casa delle Libertà vogliono infatti porre alcuni quesiti, tra i quali quello che riguarda la possibilità di estendere il regime di sanatoria dalle imprese a tutti i datori di lavoro. La nuova legge sull’immigrazione dovrebbe invece approdare nell’aula del Senato entro il mese di gennaio. Se la regolarizzazione verrà affrontata in modo separato il Ccd-Cdu ritirerebbe gli emendamenti presentati e appoggiati anche dai Ds e dalla Margherita. Ma l’opposizione, in prima fila i Verdi, continueranno a dare battaglia contro il nuovo regime di espulsioni e il reato di clandestinità.
Roberto Zuccolini


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