Tensioni sociali - Monks, leader del Tuc, attacca l'asse con Berlusconi mentre le rivendicazioni salariali tedesche potrebbero frenare la ripresa
Il sindacato Gb contesta la linea liberista di Blair
(DAL NOSTRO CORRISPONDENTE)
LONDRA - La crociata di Tony Blair in favore della riforma economica in Europa ha dovuto subire ieri l'affronto di una dura contestazione in casa proprio il giorno in cui il premier britannico si trovava al vertice di Barcellona per perorare la causa della flessibilità dei mercati. Il leader del Tuc ("Trade union congress"), il sindacato nazionale britannico, John Monks, ha vuotato il sacco misure in un'intervista apparsa ieri su «The Times», dichiarando che le "Unions" «sono stufe di essere dipinte nel ruolo dei cattivi» e che l'alleanza di Blair con Silvio Berlusconi è «profondamente stupida». L'adesione all'euro. Monks ha detto che la ragione per cui i sindacati sostengono un'adesione all'euro è che entrerebbero in un'area che garantisce maggiori diritti ai lavoratori e che, di conseguenza, stringere alleanze con Governi di destra che intendono smantellarli rischia di fare perdere a Blair tale sostegno in caso di un referendum. «Non avremo facilità a vendere il tema dell'adesione all'euro ai lavoratori britannici - ha detto Monks - se non vi sarà una dimensione sociale collegata». Blair e il cancelliere dello Scacchiere Gordon Brown hanno immediatamente reagito alla "provocazione" di Monks, facendo muro da Barcellona e accusando il leader sindacale di condurre una battaglia di retroguardia. «Per quanto sia un mio buon amico - ha detto Blair per addolcire la pillola - credo che John si sbagli. Dobbiamo infatti operare nel mondo moderno e per fare ciò abbiamo bisogno di mercati del lavoro flessibili». Brown ha giocato il ruolo dell'intransigente affermando che «Non verremo deviati dal nostro obiettivo di favorire la concorrenza e il mondo delle imprese» aggiungendo che se Monks «si desse la pena di guardare al nostro libro bianco sull'argomento troverà oltre alle misure in favore alla concorrenza anche misure per proteggere le condizioni dei lavoratori».
Il malumore nel Labour. La discesa in campo dei sindacati che, va ricordato, contribuiscono per circa metà dei finanziamenti del partito di Governo, avviene in un momento in cui Blair è oggetto di un crescente malumore all'interno del proprio partito per una politica considerata ormai troppo di destra. L'intesa con Silvio Berlusconi è uno deglii aspetti presi ad esempio. Quello più macroscopico, secondo i critici, è l'appiattimento sulle politiche di George W Bush, considerate pericolose e foriere di guai per la Gran Bretagna nel caso fosse chiamata a dare un pesante tributo in una eventuale operazione di guerra contro l'Irak. In un recente articolo scritto sul settimanale conservatore «The Spectator», il deputato laburista George Galloway ha detto che «la truppa non ha più voglia di obbedire agli ordini», lasciando intendere che se Blair tirasse troppo la corda c'è rischio che il partito entri in convulsione. Scioperi e proteste. Le tensioni latenti emergono in un momento in cui cresce sempre più il malcontento anche all'interno del settore pubblico: diecimila poliziotti hanno manifestato davanti a Westminster per protestare contro la riforma del settore, mentre migliaia di insegnanti del settore pubblico hanno incrociato a loro volta le braccia. Il tutto mentre non vi è ancora all'orizzonte alcun segnale di miglioramento dei disastrati pubblici servizi, in particolare trasporti e sanità. Non si può parlare ancora di rivolta, ma per Blair la situazione si sta facendo molto più difficile.
Marco Niada

Sabato 16 Marzo 2002