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Enasarco, conti in rosso e pensioni a rischio Con l'attuale ritmo di indebitamento, tra sei anni l'ente non sarà in grado di erogare prestazioni. Le proposte FilcamsGiovanni Laccabò
MILANO. Allarme rosso per l'Enasarco, l'ente previdenziale di agenti e rappresentanti di commercio. Privatizzato cinque anni fa con la legge 509, l'ente va collezionando bilanci deficitari: 89 miliardi nel '99, 150 nel 2000 e 170 nel 2001. Di questo passo nel 2008 non sarà più in grado di pagare le pensioni, un incubo per i suoi 350 mila contribuenti, dei quali solo il 10% è costituito da ricchi agenti e subagenti, e il resto è un esercito dei più svariati mestieri, compresi gli autisti dello yogurt che le aziende hanno trasformato in agenti di commercio per evitare i contributi: la legge impone all'agente un contributo Inps del 16% in veste di commerciante, e il 5,75% all'Enasarco, e l'azienda versa solo il 5,75 contro il 26-27 per cento delle normali imprese. Ora la Filcams Cgil con il segretario nazionale Massimo Nozzi lancia l'allarme: «La legge impone che sia in attivo la gestione previdenziale: entrate per contributi obbligatori, uscite per le pensioni. La gestione prima della privatizzazione era in rosso di circa 300 miliardi, nel bilancio consuntivo '97, ciononostante l'ente è stato privatizzzato e, seguendo la tradizione, l'Enasarco ha continuato a far capo alla Confcommercio, ma è una gestione priva di controlli perchè non esiste un'assemblea dei soci e gli organi sono tutti di nomina sindacale, imprenditori e sindacti. Il cda non è mai verificato: la battaglia della Filcams, alla quale si fanno barriere, è proprio di dar vita ad un'assemblea eletta da tutti gli agenti di commercio». I controlli per legge spettano al ministero del Welfare: «Ma Maroni che fa? Perché chiacchiera tanto ma non interviene benchè disponga di bilanci e relazioni dei sindacati?». Forte preoccupazione anche per i dipendenti Enasarco, circa 400, ai quali era stata offerta la possibilità di scegliere se restare nel circuito pubblico oppure confluire nell'ente, ma ora vorrebbero tornare sotto l'egida pubblica e lo spauracchio riguarda anche il posto di lavoro. Ma ci sono possibili sbocchi? Innanzitutto l'aumento dei contributi. Dice Nozzi: «Confcommercio e Confindustria che sono nel cda con Confapi e Confcooperative, che intendono fare? Io dico: gli aumenti li paghino le imprese, visto che finora è stata una manna: se facciamo pagare il 20 per cento, l'ente risana i conti e i lavoratori possono stare tranquilli». Osserva ancora Nozzi: con la privatizzazione i contributi sono obbligatori per tutti, ma nessuno garantisce la pensione: è assurdo. Gli attuali pensionati Enasarco, in aggiunta ai 350 mila attivi, sono 100 mila ai quali giungono i 1.100 miliardi di pensioni all'anno. Nozzi: «Maroni non vuole intervenire? In tal caso propongo che l'onere passi all'Inps che può garantire le pensioni in cambio del patrimonio immobiliare dell'ente».
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