Martedì 21 Novembre 2000 italia - lavoro L’Europa scommette sul decentramento BRUXELLES La negoziazione collettiva dei Paesi europei si sposta in periferia. Il piano di contrattazione tradizionalmente più diffuso finora, quello di settore a livello nazionale, tende a scivolare verso l’azienda. Lo rivela una recente indagine della Commissione europea sulle relazioni industriali nei Paesi Ue. Mentre si allarga la piattaforma dei contratti, per includere anche elementi come la formazione permanente o clausole contro la discriminazione tra i sessi, l’impresa torna alla ribalta come luogo «elettivo» di mediazione. La conferma viene anche da un’altra ricerca messa a punto, questa volta, dalla Fondazione per il Lavoro di Dublino, incentrata sulle politiche salariali nella Ue: Francia, Gran Bretagna e Lussemburgo negoziano in prevalenza a livello locale, Norvegia, Danimarca, Belgio, Finlandia rimangono fedeli alla contrattazione intersettoriale, ma tutti gli altri, inclusa l’Italia, e persino la Germania, tendono ad associare a quello nazionale un forte dialogo aziendale, anche sul versante dei salari. Cade, quindi, la stretta linea di demarcazione tra Paesi anglosassoni e il resto dell’Europa. La contrattazione di settore si avvia sempre più ad essere una cornice, un condensato di garanzie necessarie per evitare che le intese locali non si traducano in violazioni della concorrenza o, peggio, in una sorta di dumping contrattuale.
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