NAPOLI La Campania si prepara a sperimentare un contratto di formazione di seconda generazione. La proposta partita dall’Api, che tenta di superare il contenzioso con l’Unione europea sui contratti di formazione, porta la firma del giuslavorista napoletano, Raffaele De Luca Tamayo. In ottobre è stata approvata con un protocollo d’intesa da piccole imprese e sindacati regionali. Negli ultimi giorni ha ottenuto l’approvazione dell’assessore alla Formazione della Regione Campania, Adriana Buffardi, che sta valutando un eventuale sostegno finanziario.
Il contratto di lavoro, denominato "Aifa", prevede un periodo iniziale di formazione che — a differenza del contratto oggi utilizzato — avviene prima dell’assunzione e viene finanziato da Stato o Regione. La formazione è in ogni caso programmata dall’imprenditore in funzione delle proprie esigenze e del ruolo che intende assegnare al lavoratore. Alla fine del percorso formativo il giovane — di cui non vengono fissati limiti di età né di qualifiche — se ha raggiunto gli obiettivi fissati, viene assunto a tempo indeterminato dall’impresa con cui aveva stipulato il patto. Se questa non assume, l’ente pubblico ritira il finanziamento e i costi della formazione rimangono a carico dell’imprenditore inadempiente.
«Con questo meccanismo — spiega De Luca Tamajo — la Ue non potrà più contestare violazioni della concorrenza: non sono previsti aiuti alle imprese, ma un sostegno alla formazione. Allo stesso tempo vengono soddisfatte le esigenze delle piccole imprese che non potrebbero sostenere i costi della formazione e quelle del giovane di essere avviato al lavoro».
Il progetto di Aifa è stato ideato per applicarlo in tutta Italia. Oggi la Campania potrebbe fare da regione pilota per sperimentare il nuovo modello. «Condividiamo l’impostazione: si parla di formazione finalizzata all’inserimento in azienda a tempo indeterminato — dice l’assessore Buffardi —. La formula dell’Aifa premia l’impresa di qualità che investe sulla formazione».
Il rapporto di lavoro — stando alle previsioni — dovrebbe nascere con un contratto firmato da piccola impresa e lavoratore: questi dovrà fare un corso di formazione della durata di cento o 400 ore in aula. L’imprenditore può scegliere il lavoratore da inserire nel proprio organico o assumere dal collocamento. «Ciascun posto — dice Dario Scalella, vice presidente dell’Api di Napoli — avrebbe un costo limitato, pari a circa 14 milioni».