2) Offerte di impiego, le agenzie vincono 18 a uno
Come cambia il lavoro/1 - Le novità del Ddl delega che sarà esaminato questa settimana dall'Aula del Senato Rivoluzione al collocamento: spazio ai privati Società di occupazione temporanea e organismi bilaterali faranno concorrenza agli uffici statali
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ROMA - Si ricomincia questa settimana. La maggioranza tenta la volata sul disegno di legge delega che riforma il mercato del lavoro ma l'esito non è scontato. Non è detto, cioè, che il provvedimento riesca a tagliare il traguardo al Senato prima della pausa estiva per riprendere, poi, a settembre l'iter parlamentare alla Camera. Il primo degli articoli che l'Aula di Palazzo Madama dovrà votare riguarda il collocamento: premessa necessaria per affrontare una revisione complessiva del mercato del lavoro, come è negli obiettivi ambiziosi del Governo. I risultati scadenti degli uffici pubblici, le performance ancora deboli dei privati (ma pur sempre migliori del servizio pubblico), sono i due punti di partenza su cui si costruisce il nuovo sistema basato su una competizione-collaborazione tra operatori pubblici e privati oltre che su norme più stringenti per i disoccupati. Lavori in corso nel pubblico. Il cantiere è ancora aperto. Né basterà il decreto varato lo scorso aprile per chiudere i lavori in corso che da tempo cercano di trasformare il collocamento pubblico in un sistema efficiente di incrocio tra domanda e offerta di lavoro. Le premesse, nella nuova normativa, ci sono tutte: revisione dello stato di disoccupazione, alleggerimento burocratico dell'iscrizione (fatta con un'autocertificazione), allestimento di servizi finora sconosciuti come l'orientamento e la consulenza alle imprese. Il tentativo del Governo si muove su due direzioni, sul disoccupato per incentivarlo alla ricerca attiva di lavoro e sugli uffici ampliando l'offerta di servizi. Sul primo versante, l'operazione è tutta concentrata sulla revisione dello status di disoccupato: per acquisirlo bisogna non solo essere "privi di lavoro" ma anche essere immediatamente disponibili al lavoro e attivi nella ricerca di un posto. È prevista anche una sanzione: il disoccupato che rifiuta le offerte formative o un posto di lavoro dai servizi pubblici all'impiego perde il suo status ed esce dalle liste. Intanto gli uffici di collocamento sono alla prova più dura: quella di una riorganizzazione non solo tecnica ma culturale. Da un ruolo meramente burocratico si passa a un ruolo attivo di collaborazione con il disoccupato attraverso l'offerta di servizi informativi, formativi e di consulenza (estesa anche alle imprese). Gli ultimi dati diffusi dall'Isfol non rincuorano: gli uffici pubblici su questo versante restano ancora al palo facendosi surclassare dalle agenzie private. Non solo, il numero delle persone contattate dagli uffici nel secondo trimestre del 2001 è diminuito da 169mila a 113mila mentre i soggetti raggiunti dalle strutture private passano da 454mila a 464mila. Ingresso libero per i privati. La novità è l'arrivo delle società di lavoro temporaneo. Se oggi alle agenzie è vietato operare nel collocamento, con la delega il divieto cade. Si cancella, cioè, il vincolo dell'oggetto sociale esclusivo che ora costringe le società a svolgere solo attività di fornitura di lavoro interinale. L'ingresso di queste società non è un passaggio di poco conto: la diffusione capillare sul territorio, il bagaglio di esperienza accumulato, le banche dati "ricche" di curriculum di aspiranti lavoratori e di richieste di imprese, porteranno una svolta nella competizione pubblico-privato. A cambiare sarà poi tutto il regime burocratico. Si passa da un sistema che prevede autorizzazioni diverse per ogni società privata che opera sul mercato, a un regime unico che graduerà le garanzie richieste dal ministero del Welfare in funzione del tipo (o tipi) di attività che la società dichiara di voler svolgere. E debuttano, nel settore del collocamento, anche gli organismi bilaterali (costituiti da sindacati e imprese) citati non solo nella delega ma anche nel Patto per l'Italia siglato il 5 luglio. Il modello "job center". Il modello che la delega vuole seguire è quello dei job center anglosassoni. Cioè veri e propri sportelli-negozi dove i disoccupati possono entrare, lasciare i curriculum, svolgere colloqui di orientamento, avere informazioni sui corsi di formazione. I servizi, per il lavoratore, sono tutti gratuiti (a differenza delle imprese). L'arrivo delle società di interinale darà una spinta a questo processo visto che già oggi di fatto queste agenzie svolgono un'attività di collocamento sia pure attraverso la fornitura di lavoro temporaneo. Il debutto dello staff leasing. Di anglosassone non c'è solo il modello di collocamento ma anche una nuova formula contrattuale: lo staff leasing. In pratica, un'azienda potrà per ragioni tecnico-organizzative individuate dalla legge o dai contratti "affittare" manodopera anche a tempo indeterminato presso agenzie specializzate. Viene quindi abrogata del tutto la legge 1369/60 che vietava l'intermediazione di manodopera e che era stata già "toccata" per consentire in Italia, nel '97, il debutto del lavoro interinale. Li.P.
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