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Cisl sempre più contro Oggi forse si decide: no o astensione. In Cgil alcuni nemici del sì
AN. SCI. La Cisl tiene duro sulla linea del patto per l'Italia, e chiede alla Cgil di abbandonare i dubbi e diventare anche lei filogovernativa: «Rispondere sì o anche nì al referendum sull'articolo 18 è un modo vecchio di dare risposte a interrogativi nuovi - dice Raffaele Bonanni, segretario confederale Cisl - La Cgil rifletta, e non commetta errori, perché sulla questione del referendum il movimento dei lavoratori non si divida un'altra volta, drammaticamente». Lo stesso invito è stato rivolto alla Uil. Già oggi la segreteria della Cisl potrebbe prendere posizione, anticipando l'esecutivo previsto per il 13 maggio. L'organizzazione è in dubbio se impegnarsi o meno in una campagna per il no, anche se è più probabile, per ora, l'invito all'astensione: scelta più comoda, ma più rischiosa qualora il dibattito continuasse a montare e si capisse che il quorum verrebbe raggiunto. «Siamo per il no - spiega Bonanni - Se dovessimo decidere di astenerci il no sarebbe doppio perché esprimerebbe l'opposizione al quesito e insieme all'utilizzo dello strumento referendario». Anche le Acli ci vanno giù duro, e annunciano di voler «far fallire il referendum». Dal fronte Uil, nessuna novità: il sindacato resta sospeso, e comunque meno violentemente contrario rispetto alla Cisl, anche se legato al patto per l'Italia: il 9 maggio, il direttivo dovrebbe sciogliere le riserve.
Seppure la maggioranza del sì sia schiacciante, in Cgil si discute ancora, soprattutto dopo l'articolo di Carlo Ghezzi pubblicato dall'Unità: il segretario Cgil ha attaccato il referendum, mentre lo stesso giornale sta mettendo in evidenza le voci «contro» dei «cofferatiani», che tenterebbero di ribaltare la decisione del prossimo 7 maggio, giorno in cui il direttivo dovrebbe fare proprio il documento di Epifani a favore del sì. «Assente» resta Cofferati, che aspetta il pronunciamento della Cgil, e che starebbe cercando di allontanare la confederazione dalle posizioni troppo «di sinistra» di Epifani, per riportare la barra vicino alle proprie riserve e per non dover prestare il fianco a chi lo accusa di «massimalismo». Intanto, dallo stesso sindacato ieri sono arrivati nuovi appelli al sì: per il segretario Patta, Cofferati deve «ascoltare il cuore del popolo Cgil, che è per il sì, e guidare la campagna referendaria». Il comitato centrale della Fiom ha ribadito: «Al direttivo la Cgil voti sì».
Ieri sono anche arrivati i dati della Cgia di Mestre, secondo la quale i lavoratori «tecnicamente» interessati all'estensione dell'articolo 18 sarebbero oltre 3 milioni; le imprese coinvolte sarebbero 900 mila. Il comitato del sì ieri ha incontrato il presidente della Rai Annunziata in merito al black out informativo. Il comitato ha chiesto una maggiore attenzione al merito del quesito anziché alle battaglie tra partiti. Domani, il comitato incontrerà il garante della comunicazione Cheli e il presidente della commissione di vigilanza Rai Petruccioli per chiedere che la Rai riveda le disposizioni decise, lesive della informazione sul referendum, ovvero il divieto di discutere in trasmissioni di approfondimento politico dopo il 15 maggio (il referendum subirebbe la «par condicio» come i candidati alle amministrative, pur essendo un tema di carattere generale) e il divieto delle tribune elettorali nei weekend precedenti le amministrative.
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