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(Del 11/4/2002 Sezione: Economia Pag. 9)
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PER IL CAPO DELLO STATO L´ESPERIENZA DICE DI NON DRAMMATIZZARE. DAL ´96 1,8 MILIONI DI NUOVI POSTI |
Ciampi invita a riaprire il dialogo sul lavoro |
Il presidente difende la concertazione: «Dopo il litigio, se si è saggi, si fa pace» |
inviato a PRATO
«Non drammatizziamo. Dopo il litigio, se si è saggi, si fa pace». A pochi giorni dalla rottura tra governo e sindacati su un tema delicatissimo quale la lotta al terrorismo, e ad ancor meno dallo sciopero generale, Carlo Azeglio Ciampi lancia da Prato un richiamo a Silvio Berlusconi e a Sergio Cofferati, ai segretari di partito, agli interlocutori istituzionali. «Concordia discors», è l´immagine. A ricordare che concertazione non significa consociativismo, il dialogo non implica il compromesso; è giusto che chi ne ha il potere e la responsabilità decida; ma non è giusto che vada avanti da solo, pensando che la propria soluzione non sia migliorabile e non vada confrontata bensì imposta. Perché in tal caso il pericolo sarebbe una stasi deleteria per la vita democratica e per lo sviluppo economico, proprio ora che la congiuntura si fa incoraggiante. Come d´abitudine, il richiamo di Ciampi è rivolto erga omnes, nei confronti di tutti. Ma è evidente che il capo dello Stato sta parlando in particolare alla maggioranza, quando avverte che «l´arte del politico consiste nel ricercare e trovare la composizione delle diverse posizioni, nel rispetto delle opinioni degli avversari politici o sociali, nella consapevolezza che il progresso, alla fin fine, lo si costruisce insieme». Lo sciopero generale è ovviamente legittimo, ma non esclude il dialogo: «C´è il momento della contrapposizione democratica, anche aspra, e c´è il momento dell´incontro e delle decisioni, nel Paese e nel Parlamento». Ci sono le condizioni affinché questo si verifichi: «Bisogna imparare a passare dall´uno all´altro, dallo scontro all´incontro» ammonisce il presidente della Repubblica, citando le parole del suo discorso di Capodanno: «Ciò che unisce è molto più di ciò che divide», anche se le divisioni fanno tanto rumore. Questo non significa che l´Italia non corra rischi, perché lo scontro potrebbe provocare «una paralisi delle scelte da farsi», che non gioverebbe a nessuno, certo non al governo, ma neppure alla sinistra e al sindacato. E´ comunque ottimista, il tono con cui Ciampi si rivolge a Prato - di cui ha lodato lo sviluppo industriale e il modello di integrazione della comunità cinese, che l´ha accolto con il tricolore in mano - e al Paese. «L´esperienza del nostro continuo progredire mi induce, quando qualcuno mi sollecita in tono allarmato a esprimere un giudizio su questa o quella situazione difficile che noi, come tutti, ci troviamo a dover affrontare, a rispondere: non drammatizziamo». Come non gli accadeva da tempo, Ciampi traccia un´analisi approfondita della situazione economica. Rivendica che la previsione avanzata quand´era ministro del Tesoro sulla crescita dell´occupazione, accolta all´epoca con qualche scetticismo, non solo non era velleitaria, ma è stata anzi superata dai dati reali. E, forte di quel precedente, elabora valutazioni incoraggianti per il futuro. L´economia dà «segni di miglioramento». Al di là della congiuntura, il presidente cita i dati Istat: i 371 mila posti creati nel 2001, nonostante l´impatto negativo dell´11 settembre; il tasso di disoccupazione sceso al 9,2 per cento, il più basso dal `93, l´anno del governo Ciampi, con segnali positivi anche nel Mezzogiorno; il milione e 800 mila posti creati dal `96 a oggi, «al di là delle previsioni più ottimistiche, da molti ritenute troppo ottimistiche, che allora vennero fatte da chi ne aveva la responsabilità, confidando negli effetti delle politiche di risanamento, che ci permisero di prendere il nostro posto tra i Paesi creatori dell´euro». E´ proprio il precedente dei governi degli Anni Novanta, che promossero il dialogo tra le parti sociali, a rappresentare nella visione del Quirinale un punto di riferimento anche per l´oggi. Questo non significa che Ciampi promuova un confronto governo-sindacati-Confindustria fine a se stesso, che non si ponga limiti temporali e la necessità di uno sbocco concreto. Alla fine del confronto ci dev´essere sempre una decisione; e nel merito di quella decisione Ciampi non vuole entrare. E´ sul metodo, che il presidente ha qualcosa da ricordare alle parti: «Incontrarsi, parlarsi a mente aperta, senza pregiudizi, cercare insieme una soluzione ai problemi: questa è la regola della buona politica. Oggi è più valida che mai». La pace dopo il litigio, appunto. «La "concordia discors" tra le istituzioni, come nella dialettica interna delle istituzioni - ricorda Ciampi - è la forza, è l´essenza della democrazia». Gli eventi dei prossimi giorni, se non sfuggiranno di mano ai protagonisti - ed è certo che il Quirinale si adopererà affinché questo non accada - confermeranno la regola. |
Aldo Cazzullo
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