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Esiste ancora una speranza e si chiama Paolo Marassi, preside di una scuola media di Venezia, il «Morosini». Stufo di trovarsi i bagni dell’istituto invasi dalla pipì neanche ci fosse l’acqua alta, questo rivoluzionario dei nostri tempi ha detto ai ragazzi della terza B: «La prossima volta li faccio pulire a voi». Alla successiva esondazione, perdurando l’omertà riguardo ai colpevoli (e poi dicono: i siciliani), Marassi ha scelto un nome a caso dal registro e gli ha dato un paio di guanti sterilizzati e uno scopettone. Invece di ringraziarlo per aver fatto il loro mestiere, i genitori dei pargoli lo hanno additato al Provveditore, denunciando «la gravità dell’accaduto, senza entrare nel merito degli aspetti pedagogici, psicologici e morali». E no, entriamoci, nel merito.
Il preside ha sbagliato: invece del ragazzo estratto a sorte, a pulire i gabinetti doveva mandarci mamma e papà. Sono loro ad averla fatta fuori dal vaso. Loro che se il pupo sporca in casa volano i ceffoni, mentre gli si insegna con l’esempio che le cose di tutti non meritano alcun rispetto. Nessuno pretende il senso civico degli inglesi, che hanno cessi pubblici che sembrano case e case private che sembrano cessi. Basterebbe quello degli animali, che cercano di farla dove si deve e, quando non ci riescono, almeno ci restano male. La vera riforma della scuola è aprire corsi di recupero per genitori.
(15 novembre 2000)
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