BARI
MERCOLEDÌ 24 MARZO 2004 |
Pagina VIII |
ECONOMIA E PROTESTE «Un errore il fallimento Ferri» Gli avvocati: la società esclusa ingiustamente dalla Prodi bis La Corte d´appello di Bari si è riservata di decidere sul ricorso presentato dai legali della "Logistica" Il ministero delle Attività produttive si è costituito come parte civile «La decisione del tribunale di Trani sulla Ferri Logistica non è un provvedimento ma un´invettiva contro la relazione dei commissari». Riassume così l´avvocato Francesco Paolo Sisto, legale della società dichiarata fallita il 20 gennaio scorso dai giudici tranesi, il suo ricorso (firmato anche dal collega Massimo Santaroni) discusso ieri in corte d´Appello a Bari. Nell´udienza dinanzi ai giudici della prima sezione civile, si è costituito come "interventore" anche il ministero delle attività produttive, rappresentato dall´avvocato dello Stato, Filippo Patella. Entrambi i legali hanno depositato corpose memorie, nelle quali spiegano ai giudici di secondo grado perché, a loro parere, la Ferri logistica avrebbe tutti i presupposti per accedere alla "Prodi bis". Secondo l´avvocato Sisto, il decreto del tribunale è «illegittimo ed erroneo sotto vari profili», che ha elencato nel suo ricorso. Il legale contesta, innanzitutto, la «violazione del diritto di difesa» commesso dai magistrati quando hanno tenuto conto, nella loro decisione, di due relazioni tecniche, «irritualmente» depositate nel fascicolo: una redatta da un consulente del pm Antonio Savasta, e l´altra scritta dal curatore del fallimento della società consorella "Spa Genesi" al giudice delegato. Ma tanto Sisto quanto Patella entrano nel merito quando sostengono che «il tribunale ha frainteso - scrive il primo - l´oggetto delle proprie valutazioni, finendo per confrontarsi non già con le prospettive di riequilibrio economico dell´impresa, ma con la adeguatezza della relazione dei commissari giudiziali, destinata peraltro ad essere verificata, controllata, integrata e, se del caso, sostituita dal Programma dei commissari straordinari». Gli fa eco il collega Patella: «Senza voler polemizzare in alcun modo (il tribunale di Trani bene conosce la stima che nei suoi confronti nutre l´avvocatura dello Stato) - si legge nel suo ricorso - se le premesse interpretative del tribunale tranese sono queste, certamente anche i gruppi Cirio e Parmalat avrebbero dovuto subire la declaratoria di fallimento, qualora avessero avuto sede in Trani». La decisione di primo grado sarebbe stata presa, secondo i due legali, «ignorando gli elementi di conoscenza e valutazione offerti dai commissari attraverso una esauriente analisi del mercato di riferimento e delle possibilità produttive aziendali, attuali e prospettiche. In tal modo - sostengono - sono venuti meno al compito che la legge affida all´organo giudiziario nella fase della procedura»». I commissari giudiziali nominati dal ministero e presieduti dal leccese Antonio Tamborrino (presidente nazionale dell´Ordine dei commercialisti) avevano infatti presentato una dettagliata relazione che conteneva l´offerta del gruppo friulano "Bernardi" di acquisire la Logistica: per il primo anno con un fitto di ramo d´azienda, e dal secondo rilevandola del tutto. Unica condizione era appunto l´ammissione all´amministrazione controllata. La decisione dei giudici tranesi, di dichiararne il fallimento, ha annullato le trattative e provocato, di conseguenza, la messa in mobilità di circa 130 operai. Ma non solo: il fallimento della Logistica, che offriva supporto per il rifornimento dei 130 punti vendita ancora in attività, pesa anche sulla situazione di Arepo spa, che li gestiva. Si attende ora la pronuncia dei giudici di secondo grado che ieri, dopo aver ascoltato i legali e aver acquisito le relazioni, si sono riservati. Notizie in merito si avranno, probabilmente, già nella prossima settimana. |