(Del 25/5/2002 Sezione: Economia Pag. 4)
«Pensioni, serve un´intesa»
Alemanno: potrebbe far accantonare l´articolo18

ROMA

MINISTRO Alemanno, dati i precedenti il dubbio è legittimo: sull´articolo 18 il governo si prepara a trattare senza pregiudiziali o è soltanto tatticismo? «No, siamo davanti ad una posizione strategica, tutt´altro che tattica. Berlusconi e Fini hanno detto: apriamo il tavolo per un grande accordo, mettiamo sul tavolo tutte le questioni e in questo quadro sull´articolo 18 si può aspettare o comunque si inserisca questo aspetto in un ambito più generale».
E´ soddisfatto il ministro per le Politiche Agricole Gianni Alemanno che dentro An è il leader della Destra sociale, la componente che in questi mesi più ha spinto per non spezzare il dialogo con i sindacati.


Il premier, Silvio Berlusconi, ha confermato l´apertura, il vicepresidente del Consiglio, Gianfranco Fini, ha detto che non c´è svolta: l´interpretazione autentica della posizione del governo non risulta sempre essere agevole...

«Non è così. Per la prima volta Berlusconi ha parlato del coordinamento a palazzo Chigi e della necessità di un accordo generale. Certo, non è corretto parlare di svolta perché Berlusconi e Fini non hanno mai detto di voler interrompere il dialogo sociale».

Presidente e vicepresidente ora parlano entrambi di quella cabina di regia a palazzo Chigi che fu lei a proporre per primo: ma si farà davvero?

«Certo che si farà. Se è partito questo segnale importante, non è certo per scopi elettorali, ma per motivi politici di fondo: davanti ad una congiuntura economica difficile, occorre coinvolgere tutte le parti sociali per un grande atto di responsabilità».

Eppure qualcuno ce l´ha il sospetto di un segnale lanciato agli elettori...

«Chi ha questo sospetto sbaglia: questa scelta può portare voti ma ne può anche farne perdere. Per esempio, potrebbe essere non gradita da un certo mondo della piccola impresa che ritiene essenziali alcune riforme».

E la cabina di regia come si concretizzerà?

«La cabina di regia è stata un´espressione giornalistica. Il dialogo sociale si è sempre fatto a palazzo Chigi, anche con Berlusconi. Il problema è un altro: per fare un accordo bisogna trattare su competenze che toccano tutti i ministeri».

Quindi tutto dovrà ruotare attorno a palazzo Chigi?

«Non può non essere palazzo Chigi a convocare il tavolo, scrivere un´agenda, individuare punti di riferimento generale e delegare ad ogni ministero la materia di sua competenza, riportando alla fine tutto sul tavolo per un grande accordo. Obiettivo strategico: competitività del Paese e piena occupazione».

Ma in cabina chi si siede: Berlusconi o Fini?

«La guida deve essere la più qualificata possibile. Ma contemporaneamente deve garantire un impegno continuativo assoluto. Se il presidente del Consiglio ritiene di avere il tempo per farlo, tanto meglio. Se, invece, non lo può fare, sia lui ad avviare il discorso, delegando al vicepresidente del Consiglio o anche al Sottosegretario alla Presidenza, Gianni Letta, il compito di seguire passo per passo la trattativa, perché è fondamentale la sincronia tra i ministeri».

Su quale linea c´è intenzione di sviluppare il percorso di questa trattativa? Si stanno covando novità significative?

«Il vero, grande tema sul quale occorre trovare un accordo è quello delle pensioni: bisognerà cercare di ridurre la spesa pensionistica, ma questo solo con il consenso sociale. E poi bisogna finalizzare la riforma fiscale in modo da consentire alle imprese di ridurre il costo del lavoro».

Qualcuno sta forse pensando che sia possibile uno scambio? Articolo 18 contro pensioni?

«E´ assolutamente prematuro immaginare scenari che non esistono, anche se fra le tante ipotesi può esserci quella di un accantonamento dell´articolo 18 laddove ci fosse un buon accordo sulle pensioni».