Pagina 11 - Economia Il vice ministro: è arrivato il momento di disboscare la giungla della spesa pubblica di troppe tasse si può morire se ne parla, semmai bisogna pensare alla restituzione Si deve resistere alla tentazione di spendere con leggerezza l´aumento delle entrate il pubblico impiego L´agenda delle riforme strutturali è ricca Si può fare un passo nel pubblico impiego Massimo Giannini Fa un certo effetto, detta dall´uomo che nell´immaginario collettivo della nazione rappresenta la «faccia feroce» del Fisco. Ma in realtà la riflessione di Visco, rispetto all´ennesimo monito di Draghi, non fa una piega: «L´appello di Via Nazionale va colto per quello che è: un invito sempre più pressante a tagliare le spese, e a smetterla di ricorrere sempre alla leva fiscale. E io, di fronte a questa impostazione, non posso che essere d´accordo». Nei giorni scorsi il viceministro ha discusso a lungo, di questo problema, proprio con il «primo inquilino» di Palazzo Koch. E tra Visco e Draghi l´analisi è la stessa. Dice Draghi: «Nel 2006 le entrate delle amministrazioni pubbliche sono cresciute di circa un punto percentuale del Pil: aumenteranno ancora, secondo le previsioni, nel 2007. Uno stabile riequilibrio dei conti pubblici richiede interventi strutturali che contengano una dinamica degli esborsi nei grandi settori della spesa corrente al di sotto della crescita potenziale dell´economia. In rapporto al Prodotto, la spesa primaria corrente ha raggiunto nel 2005 il livello massimo dal dopoguerra...». Aggiunge ora Visco: «Le cose stanno proprio così. Noi, in questi primi otto mesi di governo, abbiamo riportato le entrate al livello del 2001. Buona parte degli oltre 37 miliardi di aumento del gettito registrato in quest´ultimo periodo è dovuto a un recupero, vero, dell´evasione fiscale. Almeno il 40% delle maggiori entrate è legato a quella che noi, in gergo, chiamiamo la tax compliance. Il grande problema, però, è che la spesa corrente ha continuato e continua a crescere a ritmi superiori al 2,5%. Il nodo da sciogliere, per noi è tutto qui». Non si scappa: per garantire la stabilità di bilancio, per centrare l´obiettivo del pareggio entro il 2011, non c´è altro da fare che disboscare la giungla della spesa pubblica. Visco lo annuncia senza giri di parole: «Sul fronte fiscale non si può fare nient´altro», dice, tradendo anche un filo di stanchezza, non fisica ma politica, per un risanamento che poggia interamente sulle sue spalle di moderno e impietoso «esattore» delle tasse. «È così, nella Finanziaria la leva fiscale fa la parte del leone. Io ne avrei fatto volentieri a meno, ma rimodulare l´Irpef, introducendo un lieve aggravio sui redditi più alti, era inevitabile per onorare l´impegno di ridurre il cuneo fiscale». Ma ora che l´impegno è stato onorato, Visco non vuole più vestire i panni di Dracula: «Si tratta di fare sana manutenzione, e di continuare nella lotta all´evasione, che ci consentirà di allargare ulteriormente la base imponibile. Ma per il resto, i giochi sono fatti. Di altre tasse non se ne parla. Semmai bisognerà cominciare a pensare a come restituirle, con la necessaria gradualità». Anche su questo, l´opinione del viceministro coincide con quella della Banca centrale. «In prospettiva - rileva Draghi - il livello dell´imposizione tributaria va moderato». Lo pensa anche Visco: «Le tasse dovranno calare, su questo non c´è dubbio. Dovremo restituire appena possibile gli aumenti varati in questa prima fase di risanamento». Su questo progetto di restituzione, c´è chi nei giorni scorsi ha visto una diversità di vedute tra lo stesso Visco e il ministro Padoa-Schioppa, che invece ha dichiarato: «Le tasse non potranno diminuire per almeno i prossimi due anni». Altri ministri e altri leader della maggioranza, sono ancora più netti: le riduzione della pressione fiscale dovrebbe cominciare già con la Finanziaria del 2007. Visco non è d´accordo, e spiega perché la sua linea non si discosta da quella del Tesoro, ma la rafforza nel braccio di ferro interno alla maggioranza sull´utilizzo del famoso «bonus» emerso in questi mesi di ritorno alla virtù finanziaria: «Il mio ragionamento integra, e non contraddice quello di Padoa-Schioppa. Lui dice giustamente che le tasse non possono scendere per i prossimi due anni. E questo spinge subito il partito dei lassisti a dire "allora, se non si riducono le tasse, almeno ricominciamo a spendere". Allora io aggiungo: i saldi di finanza pubblica non possono cambiare. Questo significa che noi, se vogliamo ridurre le tasse, non possiamo far altro che tagliare le spese». Detto con parole diverse, è lo stesso concetto di Draghi, quando osserva «si deve resistere alla tentazione di spendere con leggerezza l´inatteso aumento del gettito fiscale». Ma qui il sentiero dell´Unione si restringe, e si fa pericoloso. «L´agenda delle riforme strutturali è ancora ricca», ammonisce il governatore. E parla di pubblico impiego. E soprattutto di pensioni, rievocando lo «spirito» che portò il Paese prima a riformare il micidiale meccanismo della scala mobile nei primi Anni Ottanta, poi a riscrivere gli accordi sul costo del lavoro nei primi Anni Novanta. In altri momenti, questi appelli di Via Nazionale sarebbero stati accolti con fastidio. Quasi un´ingerenza, su questioni cruciali per la tenuta del centrosinistra. Ed è probabile che, dentro la coalizione, ci siano forze che interpretano effettivamente in questa chiave la pressante moral suasion di Draghi. Non così Visco, che anche su questo si schiera decisamente a fianco al governatore: «La riforma delle pensioni va fatta, è inutile negare l´evidenza. Non per fare cassa subito, questo è chiaro, anche perché lo sbilancio previdenziale, in assenza di interventi, si produrrebbe solo tra più di vent´anni. Ma è prima di tutto un problema di equità tra le generazioni. La stessa cosa si può dire per la riforma della Pubblica Amministrazione: va fatta anche quella, e i sindacati devono collaborare. Certo, sono riforme oggettivamente difficili, e anche molto impopolari. E il sistema politico ha ancora troppe resistenze». Ma l´Unione è stata votata dagli italiani per cambiare, non per conservare. La sinistra che aderisce all´intramontabile «partito trasversale della spesa» deve guarire da quel suo vizio antico. Come dice Visco: di troppe tasse si può anche morire. |
"Fisco" Visco: di troppe tasse si può morire
di Admin
mercoledì 27 ottobre 2021