venerd? 14 aprile 2006

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    I totem della Cgil


    Massimo Riva
      La legge Biagi va cancellata, punto e basta. Ecco la prima richiesta che, con toni quasi ultimativi, il segretario della Cgil mette sul tavolo della maggioranza di centrosinistra ancora prima che questa si sia insediata in Parlamento e abbia dato vita al nuovo governo. Ma dire che si tratta di una sortita soltanto intempestiva ? troppo poco. In verit? questa ? soprattutto una mossa politicamente sbagliata.

      Finora Guglielmo Epifani si era costruito con tenacia e pazienza la fama di uomo solido, come deve esserlo un leader sindacale, ma anche pacato, riflessivo e responsabile.
        Qualit? che non si riesce pi? a riconoscergli in questa singolarissima iniziativa e per una serie di ragioni non breve.

        Intanto, con questa richiesta, il segretario della Cgil cade nella trappola che governo e partiti del centro-destra hanno costruito attorno alla tanto discussa legge 30, trasformandola in una sorta di ?totem? intoccabile al quale attribuire poteri taumaturgici sul mercato del lavoro. Reclamare l?abrogazione ?tout court? di questo provvedimento come preliminare a una nuova politica per l?occupazione significa, infatti, farne il feticcio di tutti i mali. Ovvero cadere in un vizio di idolatria, contrario ma speculare a quello dei sostenitori della legge. Cos? chiudendosi in un pregiudizio ideologico che ? l?esatto opposto dell?empirismo pragmatico che dovrebbe caratterizzare l?opera di chi guida una confederazione sindacale.

        Che il "boom" dei lavori precari abbia trovato un potente incentivo nell?applicazione della legge 30 ? un fatto difficilmente contestabile. Tanto che c?? chi attribuisce il miglior risultato ottenuto dai partiti dell?Unione nel voto per la Camera rispetto a quello per il Senato al combinato disposto di due elementi decisivi. Da un lato, il fatto che per Montecitorio abbiano votato anche le classi anagrafiche fra i 18 e i 25 anni.

        Dall?altro lato, il fatto che tutti i leader del centro-sinistra abbiano fatto della lotta contro il precariato giovanile un tema centrale della loro campagna elettorale. Ma il risultato delle urne ? stato tutt?altro che un plebiscito a favore dell?Unione e del suo programma. Nel quale, comunque, sul tema specifico l?impegno non era e non ? per l?abrogazione pura e semplice della legge 30, ma quello di una sua revisione ancorch? profonda alla luce degli eccessi di precarizzazione del lavoro soprattutto giovanile indotti da alcune misure applicative, che forse neppure Marco Biagi avrebbe condiviso. Su queste si tratta di intervenire con opportune modifiche o cancellazioni, come saggiamente ha sempre detto il futuro presidente del Consiglio, Romano Prodi.

        Nel quadro politico post-elettorale, anche questo oggi pi? che mai precario, a che cosa pu? mirare allora la minacciosa richiesta della Cgil? Certo, non ad aiutare il comunque difficile compito che Prodi si ? assunto di tenere insieme la squadra dell?Unione ma anche di aprire le porte del dialogo con quell?altra met? del paese che ha respinto il suo programma. Operazione che non c?entra un bel nulla con prospettive di cosiddetti "inciuci" coi vertici dell?opposto schieramento politico. Ma che passa per un rapporto di attenzione alle ragioni e agli interessi di quelle non trascurabili fasce sociali che per diffidenza verso la "seriet? al governo" promessa da Prodi hanno preferito, magari senza entusiasmo, votare Berlusconi.

        Guglielmo Epifani ? consapevole oppure no che solo il successo di una simile apertura da parte di Prodi potr? consentire alla maggioranza di centro-sinistra di governare utilmente il paese? Si obietter? che questo non ? un problema del sindacato che, anzi, nella sua autonomia pu? infischiarsene delle conseguenze delle sue mosse sul quadro politico. Altro errore e piuttosto grave. Perch? uno dei cardini della svolta politica legata al nuovo e futuro governo di centro-sinistra riguarda un punto particolarmente sensibile nell?ottica sindacale: il ritorno a quel metodo della concertazione fra potere politico e parti sociali che, nel decennio scorso, ha dato frutti straordinari sul terreno della lotta all?inflazione, cio? a difesa del potere d?acquisto di stipendi e salari.

        Che pensa di fare il leader della Cgil, forse di presentarsi prossimamente al ritrovato tavolo della concertazione con un ultimatum per l?abrogazione pura e semplice della legge Biagi? Pu? darsi che una simile posizione consenta ad Epifani di raccogliere il pieno sostegno interno dei pi? agguerriti sindacalisti della Fiom e quello esterno dei partiti della sinistra intransigente.
          Quel che ? sicuro ? che con simile atteggiamento il tavolo della concertazione salterebbe subito dopo essere stato aperto, tirandosi dietro nel fallimento quel governo che un?altra met? abbondante di italiani ha votato e vorrebbe che riuscisse a realizzare il suo programma. Segnatamente a tutela di quelle parti pi? deboli della societ? che il populismo berlusconiano ha abbandonato a se stesse e che finora credevano di poter guardare ad Epifani come a un attento e sapiente difensore delle loro ragioni.