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Pagina 6 -Primo Piano il caso Un milione TERESA PITTELLI ROMA La lista dei lavori usuranti (quelli cioè talmente duri da far meritare a chi li svolge di andare in pensione da subito), che sulla base del decreto Salvi del 1999 includeva circa 2-3 mila lavoratori impegnati per lo più nelle miniere, in fonderia, sulle navi e come palombari, sembra quindi destinata ad allargarsi fino a far rientrare una buona parte degli operai. Sicuramente tutti gli addetti alla catena di montaggio, come i metalmeccanici che ne sono l’esempio tipico (e difatti la Cgil non transigerebbe su questo punto). Nell’elenco rientreranno, però, anche i turnisti a ciclo continuo con mansione notturne. Non solo operai, dunque, ma tutte le categorie che si avvicendano senza soluzione di continuità su tre turni, notte compresa, come ad esempio il personale addetto ai reparti di pronto soccorso, rianimazione e chirurgia d’urgenza (gli infermieri, categoria cara alla Cisl), le ostetriche, i ferro-tranvieri che svolgono orario notturno, alcuni lavoratori navali. Una platea molto variabile dal punto di vista quantitativo, dal momento che il ruolo di chi svolge i turni e di chi sta alla catena di montaggio può sovrapporsi. Nel complesso, la somma dei lavoratori meritevoli di tutela secondo la tabella Salvi, dei turnisti a ciclo continuo e dei Cipputi addetti alle catene di montaggio potrebbe arrivare a 1-1,5 milioni. Con una stima approssimativa di circa 20-30 mila persone libere di andare in pensione nel 2008, o negli anni seguenti, invece di restare impigliati nello scalone o negli scalini. Quantità non così lontane dalle stime del responsabile economico di Rifondazione Maurizio Zipponi, che parla di «almeno 40 mila all’anno». Prodi ieri mattina ha ascoltato sul punto i capogruppo e i presidenti delle commissioni lavoro di camera e senato. E se le richieste di Rifondazione hanno trovato una sponda, al tempo stesso alcuni paletti allo studio dei tecnici come appunto il lavoro notturno per i turnisti (che qualcuno invece, come la Uil, vorrebbe includere in toto, compresi gli insegnanti), sono serviti a rassicurare i riformisti. In casa Margherita, ad esempio, tanto Tiziano Treu, capogruppo al senato, quanto il suo collega di Montecitorio Enrico Del Bono, dopo aver visto Prodi si sono convinti che «l’elenco non sarà allungato a dismisura». Ognuno, insomma, tira acqua al suo mulino. E la lista di Prodi per passare dovrà essere un miracolo di equilibrismo. «Un altro criterio – si dice in ambienti di governo – sarebbe quello di privilegiare chi ha un certo numero di anni di attività usurante rispetto a chi ne ha fatti pochi». |
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Un milione nella lista degli usurati
13/07/2007